Genitori tarantini: lettera aperta a Luigi Di Maio

TARANTO - Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta dell'Associazione Genitori tarantini-Ets, Aps LiberiAmo Taranto, Comitato Quartiere Tamburi, TarantoRicercaFuturo, Comitato Art. 32 Diritto alla Salute indirizzata al ministro del Lavoro Luigi Di Maio.

Sig. Luigi Di Maio, Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro,

apprendiamo dagli organi di informazione che il 24 aprile sarà a Taranto, la vittima del “delitto perfetto” a cui lei stesso ha destinato il colpo mortale con una semplice firma in calce ad un contratto che poteva, a parere dell’Avvocatura di Stato e nostro, essere tranquillamente rescisso. Neanche Alfred Hitchcock avrebbe saputo fare meglio.

L’altissima percentuale di voti presi a Taranto dal Movimento, di cui lei è il Capo politico, non raggiunge neppure quel 54% in più di incidenza di tumori che colpiscono i piccoli tarantini nella fascia di età 0-14 anni, rispetto ai coetanei del resto della Puglia (e, diremmo, dell’intera Italia). Un insopportabile numero di questi piccoli non è arrivato e mai arriverà ad esprimere il suo primo voto elettorale.

Lo scorso giugno ci accolse al MISE. Tra gli interventi delle associazioni tarantine da lei convocate, ascoltò, riteniamo con attenzione, la storia di Lollo Zaratta. Sembrava anche essersi commosso al pari di noi tutti. Esistono, signor Di Maio, lacrime di dolore e lacrime politiche? Se sì, a quale categoria appartengono le sue lacrime?

Siamo stanchi della falsa commozione. Non cadiamo più in ginocchio come questuanti davanti a vane promesse elettorali.

Sono i fatti che parlano per Lei. E saranno quelli che presto vedremo compiere. Vorremmo essere smentiti, ma lei, in pieno stile vecchia politica, si adopererà per rendere vana anche l'azione del GIP di Taranto, dott. Benedetto Ruberto.

Crediamo che si stia lavorando a questo. Lei ci smentisca, signor Ministro. Attendiamo, fiduciosi, il parere della Consulta riguardo l'incostituzionalità dei vergognosi decreti salva-ILVA.

Ogni sua azione e/o quella del suo governo mirata ad inficiare tale provvedimento del GIP sarà da noi denunciata con forza.

Le ricordiamo che, come Ministro del Lavoro, lei ha accettato condizioni insopportabili per i dipendenti dello stabilimento che ha voluto, sulla stessa linea dei suoi predecessori, salvare. In quella fabbrica non sussistono quelle condizioni di sicurezza, salute e salubrità dell’ambiente garantite dalla Costituzione italiana a tutti i lavoratori.

Le ricordiamo, inoltre, che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sentenza del 24 gennaio 2019, ha riconosciuto lo Stato italiano colpevole di non avere tutelato la vita privata e famigliare dei tarantini e di avere negato loro, anche a causa dei decreti salva-Ilva, il diritto a rivalersi presso un qualsiasi tribunale italiano, condannando lo stesso Stato italiano a porre rimedio nel più breve tempo possibile e con tutti i mezzi disponibili (si legga anche cancellazione dell’immunità penale ed amministrativa) all’insostenibile minaccia all’ambiente e alla salute tuttora esistente.
Il suo Movimento politico non rappresenta più i tarantini. Non li ha mai rappresentati.

Anche i deputati e i senatori di questa terra eletti nelle vostre fila hanno venduto l’anima assoggettandosi all’inconsistente ruolo di zerbini al servizio di una politica più attenta alle logiche del profitto che alla salute e agli interessi dei cittadini. Per questo, come novelli Giuda, hanno tradito le promesse fatte in campagna elettorale e, al pari di esponenti del centrodestra e del centrosinistra (che a più riprese e in perfetta alternanza hanno governato il paese negli ultimi trent'anni) hanno contribuito, insieme a lei, alla condanna a morte di questa città.

Per tali ragioni, noi tarantini firmatari di questa lettera consideriamo la sua comparsa a Taranto un mero tentativo di conquistare qualche titolo di quotidiano o telegiornale per ricostruirsi ali di cera e tentare di salvarsi dalla caduta libera nella quale è incappato. Già una volta, però, Lei si è avvicinato al sole; non le sarà data un’altra simile possibilità. Non dai tarantini.

Si combatte e si affronta il nemico quando anch'esso mostra di combattere con onore e pari dignità.
Lei questa dignità l'ha persa. Taranto non perdona. Lei non è gradito nella nostra città e non è degno di calpestare la terra che fu di Falanto lo spartano, dagli dèi e dalla natura destinata alla bellezza e non alla morte. Resti a Roma, dunque, e ritrovi il coraggio di cambiare le cose per il bene dei nostri figli. Fino a quel momento lei non sarà considerato nostro degno interlocutore.