di VITTORIO POLITO - «Tra la Domenica delle Palme e quella della Resurrezione si pone, al centro delle celebrazioni pasquali, la Settimana Santa. Quest’ultima, nata a Gerusalemme, si diffuse poi in Occidente, anche se con caratteristiche diverse, per celebrare, rivedendoli, gli avvenimenti della Passione» (Vito Lozito).
Il Venerdì Santo, ogni regione celebra, secondo le proprie tradizioni, il ciclo e la rievocazione della Passione e Morte di Cristo. Nel tempo della Passione si rievoca il tradimento, la cattura e la crocifissione di Gesù Cristo.
Le rievocazioni della Passione consistono in un solenne corteo in cui sono teatralmente riproposti da gruppi statuari in costume o da personaggi, gli episodi della Passione di Cristo, della cattura nell’Orto del Getsemani e la Crocifissione.
Le manifestazioni religiose sono numerose e suggestive, in alcuni luoghi si svolgono le feste folcloristiche più emozionanti e coinvolgenti del periodo primaverile. In modo particolare in alcune località del Mezzogiorno sfilano in processione i “Flagellati”, incappucciati e armati di fruste di varia foggia, con cui si battono il petto in segno di penitenza.
In alcune zone della Liguria le processioni del Venerdì Santo sono caratterizzate dal fatto che il Crocefisso è rivolto verso la coda del corteo. È una antica usanza che si rifà al tempo delle battaglie navali contro i Turchi, durante le quali i Crocifissi che adornavano le prore delle navi venivano rivoltati affinché gli infedeli, e cioè i Turchi, non potessero vedere il volto di Cristo.
Ad Assisi la Processione del Cristo Morto, è imponente e molto suggestiva. Ha un prologo il giovedì sera, nella Cattedrale di San Rufino, dove si svolge il rito della “scavigliazione” e cioè dello schiodamento della statua lignea dalla croce. Nella mattinata del Venerdì Santo, la statua del Cristo viene trasportata dalla Cattedrale fino al Convento di San Francesco, con tre soste ai Monasteri di Clausura, mentre in serata si svolge la processione vera e propria.
A Chieti, il Venerdì Santo ha luogo la processione più antica d’Italia. Risale infatti alla metà del Cinquecento e da allora la processione si svolge identica, con la partecipazione delle Congreghe, i cui appartenenti indossano il tradizionale saio dei penitenti, che si compone di una tunica nera con mantella grigia. Gli strumenti musicali che accompagnano i canti appartengono all’artigianato tradizionale e tutto il percorso è illuminato da torce poggiate su treppiedi di ferro.
A Valenzano (Bari), dal 1671 si svolge la processione dei Misteri. Una tradizione molto sentita e suggestiva. Inizia dall’Ultima Cena per finire alla Esaltazione della Croce. La processione, che si svolge nelle vie cittadine, è molto seguita, non solo dai valenzanesi, ma da cittadini di paesi e città limitrofe attratti dalla magnificenza dei gruppi scultorei. Curiosità i “misteri”, che sono circa 45, sono di proprietà dei cittadini e da loro stessi custoditi, ad eccezione dell’Addolorata che esce dalla Chiesa.
A San Marco in Lamis (FG) si svolge una spettacolare processione, dove sacro e profano sono un po’ mescolati. Il corteo della processione viene chiamato delle “Fracchie”, e consistono in grossi coni di rami di albero che vengono infuocati per celebrare il “Rito del Fuoco Sacro”.
A Barile, un piccolo centro nella provincia di Potenza, in occasione del Venerdì Santo, si svolge una “Sacra Rappresentazione” animata da personaggi viventi.
Mi piace allegare a questa nota un testo poetico di Gaetano Bucci, docente e scrittore di Corato, frutto di “vissuti di coscienza” e di “immagini mentali” formatisi diversi decenni fa, quando la fede popolare, a Corato come altrove, specie nel sud Italia era permeata di spirito di autenticità unito a delicatezza, umiltà e discrezione. Un mondo anni luce distante dalla fede un po’ consumistica e spettacolarizzata di oggi.
VENERDÌ SANTO
di Gaetano Bucci
La Madonna era coperta di nero.
E nel viso bianchissimo di cera
portava un dolore profondo,
profondo dolore coperto di nero.
Io alla processione, ricordo,
m’incantavo al rullo del tamburo,
alla luce del mattino, alla croce
e al mistero di donne piangenti.
Dai balconi a cascata cadevano
candide lenzuola di paradiso,
mentre la divina purezza dei gigli
splendeva in marci vasi di latta.
Così la banda andava lenta per strada,
tutta insieme ondeggiava, e suonava.
E appena suonava, erano lacrime
bianche e fazzoletti stretti tra mani.
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