di FREDERIC PASCALI - Gli incroci complessi della vita determinati da scelte volontarie e involontarie molto spesso si riverberano sul futuro di ognuno di noi con altrettante conseguenze colme di questioni indecifrabili.
Il Bari International Film Festival affronta la sua domenica impegnandosi in un modo esattamente opposto e propone una giornata di spiegazioni e di risposte trasportando il pubblico in un viaggio dettagliato nel dietro le quinte di quell’opificio immaginifico chiamato cinema. “Le monde de Paolo Sorrentino” attiene in pieno allo scopo.
Questo bel documentario di Sandra Marti ed Emmanuel Barnault, girato tra Roma e la Sardegna sul set di “Loro”, si concentra sulla figura di Paolo Sorrentino, e sulla sua espressione artistica, principalmente attraverso le testimonianze di Luca Bigazzi, Toni Servillo, Cristiano Travaglioli e Nicola Giuiano, storiche professionalità di altissimo valore da sempre protagonisti di molti film del regista campano. Il lavoro, in proiezione oggi pomeriggio nella sala 1 del Galleria, aggiunge la peculiarità di alcuni inediti de “La Grande Bellezza” e un’intervista esplicativa allo stesso Sorrentino.
Nel medesimo solco si è instradata la Master Class mattutina del Bif&st con Paola Cortellesi, insignita nell’occasione del “Federico Felliini Platinum Award” e la conferenza tenuta da Francesco Caringella, nell’ex palazzo delle Poste, dal tema “Il mistero del processo tra cinema e letteratura”.
In un certo senso, insiste nello stesso insieme anche “Saf”, la pellicola diretta dal regista turco Ali Vatansever, in concorso nella sezione “Panorama Internazionale” e prevista in visione nel preserale del teatro Petruzzelli. Il lungometraggio, dalla natura dolorosamente umana, si concentra sulle conseguenze del rinnovamento urbano incontrollato patite da una famiglia di rifugiati siriani in un’area periferica di Istanbul.
Un modo efficace per non smettere di riflettere cercando consapevolezze e profondità . Almeno fino alla seconda serata quando il “Suspiria” di Luca Guadagnino, premiato nella sezione lungometraggi con il titolo di “miglior produttore” e“miglior montaggio”, a Walter Fasano, promette di veicolare incertezze e paure in astrazioni senza conseguenze e sensi di colpa.