Mons.Filippo Salvo: «L’immagine della Madonna dello Sterpeto ha da sempre rappresentato il punto di riferimento per tante generazioni»
di NICOLA RICCHITELLI – “Andiamo a prendere la Madonna”: per Barletta e, soprattutto per i barlettani, il giorno del 1° maggio ha un peso e un significato molto importante e rappresenta il ritrovarsi con la propria Mamma, con la Patrona della città, con la Madonna dello Sterpeto.
“Andiamo a prendere la Madonna” rispondono i barlettani a chi chiede loro mentre si recano - il pomeriggio del 1° maggio - a piedi su via Trani per raggiungere il Santuario dello Sterpeto, un giorno che lo si inizia ad attendere sin da quel mercoledì di luglio che chiude i festeggiamenti della festa patronale, spesso con le lacrime agli occhi. Le si dà l’arrivederci: “Stett bon, Madonna mai, cré matein 'ng vdeim, c' nen' 'ngì vdeim cha ngì vdeim all'Eternità”.
“Andiamo a prendere la Madonna”, dunque, in questo cammino immaginario che inizia oggi e che si materializzerà il giorno del 1 maggio, camminiamo assieme a Mons.Filippo Salvo - Vicario Episcopale di Barletta e Parroco della Parrocchia Spirito Santo – per vivere a parlare di devozione e dei tanti momenti che scandiscono questo giorno così importante per la città di Barletta.
Mons. Salvo, le dò il consueto benvenuto quest’oggi sulle pagine del nostro giornale, e approfitto della sua presenza per parlare di questo giorno – il 1° maggio – che qui a Barletta ha un valore molto particolare, e quindi non solo legato alla Festa dei lavoratori. In questo giorno – da secoli – si rinnova l’antichissima tradizione che vede i tanti devoti barlettani correre al Santuario della Sterpeto “per andare a prendere la Madonna”. Come spiega - ancora oggi - l’intensità con cui i barlettani vivono questo giorno e i tanti momenti legati all’arrivo della Sacra Effigie in città?
R:«L’immagine della Madonna dello Sterpeto è cara al cuore dei barlettani, nel tempo e nella storia ha rappresentato il punto di riferimento per tante generazioni che, attraverso la preghiera, hanno chiesto la sua intercessione, grazie particolari e hanno potuto contare sulla sua materna protezione. Per questo, ogni anno, si ripete l’antico e sempre nuovo pellegrinaggio di fede che vede il popolo barlettano accorrere al Santuario per poi accompagnare la Madre nella città di Barletta. La religiosità mariana e la devozione alla Madonna dello Sterpeto a Barletta sono una realtà plurisecolare che trova le sue radici negli eventi del terremoto del 1700. In seguito il voto da parte del Capitolo della Cattedrale e poi, l’opera svolta dai Padri Giuseppini del Marello presso il Santuario dello Sterpeto tesa ad accrescere la devozione dei barlettani verso la Madonna».
Ha un suo personalissimo ricordo legato a questo giorno che ha piacere di raccontare?
R:«I ricordi possono essere tanti: da piccolo, accompagnato dalla mia famiglia, mi sono recato al Santuario dello Sterpeto, poi ho partecipato a piedi a diversi pellegrinaggi per l’accoglienza dell’Icona della Vergine nel primo giorno del mese Mariano. Negli anni di formazione quando sono stato lontano da Barletta, ogni qual volta che ho fatto ritorno a casa, non è mai mancata una visita al Santuario dello Sterpeto punto di riferimento della città.
Il silenzio del Santuario, l’attrazione di fede che esso esercita nella vita del credente, fanno di quel luogo uno dei ritrovi dello spirito. Pertanto, il vivere il pellegrinaggio annuale nel primo giorno del mese mariano è per me “un’esigenza dell’anima”. Vorrei ripeterlo, ma non quale fatto emozionale che non serve se riduce il tutto a religiosità spicciola, ma è l’accogliere Colei che da sempre si configura con la storia del nostro popolo.
Ho visto tanti volti che stringevano fra le mani corone del rosario consumate dal tempo, la preghiera semplice fatta di un rincorrersi di Ave Maria, unico modo di saper pregare, quel lanciare un bacio ripetutamente verso l’immagine sacra della Madonna, quel bacio, che ha il sapore della sacralità. Sono pagine meravigliose di una spiritualità mariana scritte nella storia degli anni. In futuro si potranno scrivere altre pagine di religiosità popolare mariana solo imitando le virtù di Maria con un cammino umano e di fede che ci fa entrare nelle sofferenze e nelle gioie del nostro popolo, mettendoci accanto ai poveri, ai giovani, alle donne, agli bambini ed anziani con grande dedizione e passione evangelica».
Mons. Salvo, perché il barlettano sente questo bisogno di avere la Madonna dello Sterpeto qui in città?
R:«Credo non sia facile rispondere a questa domanda perché è solo questione di fede. E’ chiaro che se vogliamo dare una risposta unicamente razionale, perderemmo gran parte del valore di fede. Se si vuole misurare la religiosità del nostro popolo e comprenderne l’autenticità, è necessario riferirsi alla Vergine dello Sterpeto che per Barletta rappresenta il segno più alto di una presenza, che si fa protezione, affidamento, permettetemi che dica, si fa “preghiera popolare”, nel senso più alto del termine, cioè preghiera viva di un popolo che sa su chi contare».
Aldilà dei vari avvenimenti storici in cui la Madonna dello Sterpeto ha fatto sentire la sua presenza, quale la sua spiegazione dinanzi a questo forte legame che lega la città di Barletta alla Madonna? R:«Partirei da alcuni particolari dell’Icona che fermano l’attenzione di ogni fedele. La dolcezza della immagine. La maternità di Maria ha uno sguardo affettuoso, ci imbattiamo in un viso sereno di Gesù e i due che sembrano immobili, quasi a fermare una storia che inesorabilmente si ripete, ma nel contempo presenti nell’oggi del nostro popolo.
La mano destra della Madonna è posata sul Bambino che riceve sicurezza da quell’abbraccio, quella mano che tanti di noi hanno avuto sulla loro spalla nel momento delle necessità, mano che si è fatta protezione, conforto, guida.
A quell'icona, un quadro antichissimo di molti secoli, si rivolgono gli occhi e il cuore dei barlettani. Come è dolce pensare alle tante generazioni che, prima di noi, l’hanno invocata nella preghiera, nella richiesta di grazie, nella protezione. Un tempo lungo, quello della storia, ma una sorta di catena che ci unisce ai tanti che, davanti a quell’icona, hanno sostato oranti.
Si pensi alla galleria degli ex voto presente presso il Santuario dello Sterpeto. Sono le tante testimonianze di segni che la Madonna dello Sterpeto non ha mai fatto mancare al popolo barlettano. Segni visibili della protezione che il popolo di Barletta ha sentito da parte della Madonna dello Sterpeto.
Un sano orgoglio porta i barlettani a sentire e vivere un amore profondo e profondamente filiale per la Madre di Dio. Tutto questo è sfociato nel maggio del 2009 quando l’Arcivescovo S. Ecc. Mons. Pichierri, su istanza del Sindaco e del Consiglio comunale, ha dichiarato Barletta “Civitas Mariae”, vale a dire “città di Maria”, a dimostrare il fortissimo attaccamento dei cittadini alla Madonna».
Nel lunghissimo corteo che da Via Trani alla Cattedrale accompagna la Madonna, vi è la presenza di persone di ogni età. Non mancano i giovani: cosa chiedono alla Madonna dello Sterpeto? Cosa chiede invece Barletta e i barlettani al passaggio della Sacra Effigie tra le strade della città?
R:«La presenza dei giovani è quella che più colpisce nello snodare del pellegrinaggio mariano. I giovani sono attori di un tempo non sempre facile, caratterizzato soprattutto dalla mancanza di ampi orizzonti che rassicurano l’animo rispetto al futuro. Sono coloro che portano, rispetto alla nostra generazione, i segni della provvisorietà, della mancanza di lavoro. Ci sono tra loro anche quelli che tornano dai diversi luoghi dove hanno trovato opportunità di occupazione e c’è chi è segnato dalla sofferenza della malattia.
Credo che la preghiera di tutti costoro diventi supplica, richiesta di vicinanza e conforto. Tocca dentro il vedere qualche volto rigato dal pianto dei giovani al passaggio dell’icona della Vergine. Il pianto non è quasi mai semplice emozione, quanto espressione che esprime un bisogno, un bisogno che può essere ascoltato solo dall’alto.
L’altra immagine che desidero riportare è quella della presenza delle famiglie con i bambini piccoli che sono tanti. In quella immagine della famiglia credo che si racchiuda il segreto di una città chiamata a credere ancora in uno dei valori più grandi che costituiscono il tessuto umano del nostro vivere. Spero che Barletta, al passaggio della Effigie, sappia chiedere quanto si chiede nella preghiera che quotidianamente si recita al termine di ogni liturgia. Che si conservi il dono della pace nelle nostre famiglie, il dono del lavoro fatto di campagna, di mare, di opifici; che venga concessa la salute e la presenza di Maria accanto a noi nell’ora del passaggio all’Eterno. Sotto la nicchia che custodisce la venerata Icona della Madonna, i fedeli barlettani hanno voluto incidere le parole della Sacra Scrittura: “Io proteggerò questa città e sarò per voi una difesa”. È la testimonianza di una protezione promessa, mantenuta e sperimentata in tante circostanze».
Maggio, il mese dedicato alla Madonna, il mese dedicato alla Madre di Gesù. Perché il popolo cristiano ha sentito e sente il bisogno di dedicare questo tempo a Maria? In che modo bisogna vivere questo mese dedicato a Maria?
R:«Un mese durante il quale la sacra Effigie della Madonna sosta nella concattedrale dove i fedeli barlettani vivono il mese mariano come un tempo dell’anima, nella celebrazione dell’Eucaristia quotidiana, il sacramento della Riconciliazione quale occasione preziosa per ritornare alla vita di grazia e vivono l’abbandono fiducioso nelle braccia della Madre che porta a Gesù.
La recita quotidiana del rosario con lo sguardo rivolto verso l’Icona, in un’autentica contemplazione del volto della Vergine e del Bambino, accompagna i momenti del silenzio dove non si necessita di parole, quanto più di moti dell’animo.
Dal primo mattino, dalle diverse zone della città, si muove un popolo che giunge nel Borgo di Santa Maria, un popolo che si mette in cammino per prendere parte alla prima messa della giornata celebrata alle 6.00. E’ una città intera che “trova il tempo” per Maria, che va a trovarla per un dialogo di amore che non si è mai interrotto.
Quante candele sono state accese dinanzi alla immagine della Madonna, mentre le lacrime scendevano lungo le guance sofferenti di tanti volti a cui era rimasta solo la speranza di credere che un giorno tutto sarebbe cambiato.
Maria non ha deluso questa comunità ed oggi esaltiamo ancora il dono del suo amore».
Vivere ai nostri giorni nel nome di Maria. Quale la strada da seguire? R:«La strada del ritorno a Dio tramite Maria. Credo che sia tutto qui il grande segreto della fede. Maria è la porta privilegiata che ci porta a Dio, a Gesù. Certo se la devozione mariana terminasse il 31 maggio o fosse unicamente direzionata a Maria dimenticando il centro della fede che è Gesù rimarrebbe un fatto sterile.
Il “miracolo” è possibile in noi, uomini di fede, quando abbiamo il coraggio di accogliere l’esortazione di Maria ed obbedire alle parole di Gesù. Quando ascoltiamo Maria ed obbediamo a Gesù: è il momento in cui Maria si manifesta come Madre, per farci comprendere quanto Gesù sia importante per la nostra vita e come la Sua Parola possa produrre nel nostro cuore una grande azione di fede, speranza e carità.
L’incontro con Maria ci avvia sulla strada del Maestro e della conoscenza di Gesù, perché è la Sua parola che ci permette di crescere nella fede, di comprendere il nostro essere Chiesa.
Siamo alla scuola di Maria, perché è lei che ci insegna il silenzio, l’ascolto, la preghiera, indicandoci Gesù, come la fonte della Grazia che ci salva, attraverso il miracolo di trasformare la nostra vita, stupendoci con la forza del Suo amore misericordioso.
Silenzio, ascolto e preghiera diventano le virtù fondamentali per un itinerario di crescita ecclesiale con Maria, con l’invito a prendere in profonda considerazione le parole di Gesù.
Il mio augurio: che questa comunità cittadina sappia vivere l’amore cantato e vissuto da Maria, quell’amore capace di cambiare il cuore dell’uomo, sollevandolo dalle sofferenze e restituendogli quella dignità persa con il peccato. Ancora oggi, questa comunità cittadina si affida alla Vergine perché protegga le nostre famiglie e soprattutto i figli di questo popolo».
“Andiamo a prendere la Madonna” rispondono i barlettani a chi chiede loro mentre si recano - il pomeriggio del 1° maggio - a piedi su via Trani per raggiungere il Santuario dello Sterpeto, un giorno che lo si inizia ad attendere sin da quel mercoledì di luglio che chiude i festeggiamenti della festa patronale, spesso con le lacrime agli occhi. Le si dà l’arrivederci: “Stett bon, Madonna mai, cré matein 'ng vdeim, c' nen' 'ngì vdeim cha ngì vdeim all'Eternità”.
“Andiamo a prendere la Madonna”, dunque, in questo cammino immaginario che inizia oggi e che si materializzerà il giorno del 1 maggio, camminiamo assieme a Mons.Filippo Salvo - Vicario Episcopale di Barletta e Parroco della Parrocchia Spirito Santo – per vivere a parlare di devozione e dei tanti momenti che scandiscono questo giorno così importante per la città di Barletta.
Mons. Salvo, le dò il consueto benvenuto quest’oggi sulle pagine del nostro giornale, e approfitto della sua presenza per parlare di questo giorno – il 1° maggio – che qui a Barletta ha un valore molto particolare, e quindi non solo legato alla Festa dei lavoratori. In questo giorno – da secoli – si rinnova l’antichissima tradizione che vede i tanti devoti barlettani correre al Santuario della Sterpeto “per andare a prendere la Madonna”. Come spiega - ancora oggi - l’intensità con cui i barlettani vivono questo giorno e i tanti momenti legati all’arrivo della Sacra Effigie in città?
R:«L’immagine della Madonna dello Sterpeto è cara al cuore dei barlettani, nel tempo e nella storia ha rappresentato il punto di riferimento per tante generazioni che, attraverso la preghiera, hanno chiesto la sua intercessione, grazie particolari e hanno potuto contare sulla sua materna protezione. Per questo, ogni anno, si ripete l’antico e sempre nuovo pellegrinaggio di fede che vede il popolo barlettano accorrere al Santuario per poi accompagnare la Madre nella città di Barletta. La religiosità mariana e la devozione alla Madonna dello Sterpeto a Barletta sono una realtà plurisecolare che trova le sue radici negli eventi del terremoto del 1700. In seguito il voto da parte del Capitolo della Cattedrale e poi, l’opera svolta dai Padri Giuseppini del Marello presso il Santuario dello Sterpeto tesa ad accrescere la devozione dei barlettani verso la Madonna».
Ha un suo personalissimo ricordo legato a questo giorno che ha piacere di raccontare?
R:«I ricordi possono essere tanti: da piccolo, accompagnato dalla mia famiglia, mi sono recato al Santuario dello Sterpeto, poi ho partecipato a piedi a diversi pellegrinaggi per l’accoglienza dell’Icona della Vergine nel primo giorno del mese Mariano. Negli anni di formazione quando sono stato lontano da Barletta, ogni qual volta che ho fatto ritorno a casa, non è mai mancata una visita al Santuario dello Sterpeto punto di riferimento della città.
Il silenzio del Santuario, l’attrazione di fede che esso esercita nella vita del credente, fanno di quel luogo uno dei ritrovi dello spirito. Pertanto, il vivere il pellegrinaggio annuale nel primo giorno del mese mariano è per me “un’esigenza dell’anima”. Vorrei ripeterlo, ma non quale fatto emozionale che non serve se riduce il tutto a religiosità spicciola, ma è l’accogliere Colei che da sempre si configura con la storia del nostro popolo.
Ho visto tanti volti che stringevano fra le mani corone del rosario consumate dal tempo, la preghiera semplice fatta di un rincorrersi di Ave Maria, unico modo di saper pregare, quel lanciare un bacio ripetutamente verso l’immagine sacra della Madonna, quel bacio, che ha il sapore della sacralità. Sono pagine meravigliose di una spiritualità mariana scritte nella storia degli anni. In futuro si potranno scrivere altre pagine di religiosità popolare mariana solo imitando le virtù di Maria con un cammino umano e di fede che ci fa entrare nelle sofferenze e nelle gioie del nostro popolo, mettendoci accanto ai poveri, ai giovani, alle donne, agli bambini ed anziani con grande dedizione e passione evangelica».
Mons. Salvo, perché il barlettano sente questo bisogno di avere la Madonna dello Sterpeto qui in città?
R:«Credo non sia facile rispondere a questa domanda perché è solo questione di fede. E’ chiaro che se vogliamo dare una risposta unicamente razionale, perderemmo gran parte del valore di fede. Se si vuole misurare la religiosità del nostro popolo e comprenderne l’autenticità, è necessario riferirsi alla Vergine dello Sterpeto che per Barletta rappresenta il segno più alto di una presenza, che si fa protezione, affidamento, permettetemi che dica, si fa “preghiera popolare”, nel senso più alto del termine, cioè preghiera viva di un popolo che sa su chi contare».
Aldilà dei vari avvenimenti storici in cui la Madonna dello Sterpeto ha fatto sentire la sua presenza, quale la sua spiegazione dinanzi a questo forte legame che lega la città di Barletta alla Madonna? R:«Partirei da alcuni particolari dell’Icona che fermano l’attenzione di ogni fedele. La dolcezza della immagine. La maternità di Maria ha uno sguardo affettuoso, ci imbattiamo in un viso sereno di Gesù e i due che sembrano immobili, quasi a fermare una storia che inesorabilmente si ripete, ma nel contempo presenti nell’oggi del nostro popolo.
La mano destra della Madonna è posata sul Bambino che riceve sicurezza da quell’abbraccio, quella mano che tanti di noi hanno avuto sulla loro spalla nel momento delle necessità, mano che si è fatta protezione, conforto, guida.
A quell'icona, un quadro antichissimo di molti secoli, si rivolgono gli occhi e il cuore dei barlettani. Come è dolce pensare alle tante generazioni che, prima di noi, l’hanno invocata nella preghiera, nella richiesta di grazie, nella protezione. Un tempo lungo, quello della storia, ma una sorta di catena che ci unisce ai tanti che, davanti a quell’icona, hanno sostato oranti.
Si pensi alla galleria degli ex voto presente presso il Santuario dello Sterpeto. Sono le tante testimonianze di segni che la Madonna dello Sterpeto non ha mai fatto mancare al popolo barlettano. Segni visibili della protezione che il popolo di Barletta ha sentito da parte della Madonna dello Sterpeto.
Un sano orgoglio porta i barlettani a sentire e vivere un amore profondo e profondamente filiale per la Madre di Dio. Tutto questo è sfociato nel maggio del 2009 quando l’Arcivescovo S. Ecc. Mons. Pichierri, su istanza del Sindaco e del Consiglio comunale, ha dichiarato Barletta “Civitas Mariae”, vale a dire “città di Maria”, a dimostrare il fortissimo attaccamento dei cittadini alla Madonna».
Nel lunghissimo corteo che da Via Trani alla Cattedrale accompagna la Madonna, vi è la presenza di persone di ogni età. Non mancano i giovani: cosa chiedono alla Madonna dello Sterpeto? Cosa chiede invece Barletta e i barlettani al passaggio della Sacra Effigie tra le strade della città?
R:«La presenza dei giovani è quella che più colpisce nello snodare del pellegrinaggio mariano. I giovani sono attori di un tempo non sempre facile, caratterizzato soprattutto dalla mancanza di ampi orizzonti che rassicurano l’animo rispetto al futuro. Sono coloro che portano, rispetto alla nostra generazione, i segni della provvisorietà, della mancanza di lavoro. Ci sono tra loro anche quelli che tornano dai diversi luoghi dove hanno trovato opportunità di occupazione e c’è chi è segnato dalla sofferenza della malattia.
Credo che la preghiera di tutti costoro diventi supplica, richiesta di vicinanza e conforto. Tocca dentro il vedere qualche volto rigato dal pianto dei giovani al passaggio dell’icona della Vergine. Il pianto non è quasi mai semplice emozione, quanto espressione che esprime un bisogno, un bisogno che può essere ascoltato solo dall’alto.
L’altra immagine che desidero riportare è quella della presenza delle famiglie con i bambini piccoli che sono tanti. In quella immagine della famiglia credo che si racchiuda il segreto di una città chiamata a credere ancora in uno dei valori più grandi che costituiscono il tessuto umano del nostro vivere. Spero che Barletta, al passaggio della Effigie, sappia chiedere quanto si chiede nella preghiera che quotidianamente si recita al termine di ogni liturgia. Che si conservi il dono della pace nelle nostre famiglie, il dono del lavoro fatto di campagna, di mare, di opifici; che venga concessa la salute e la presenza di Maria accanto a noi nell’ora del passaggio all’Eterno. Sotto la nicchia che custodisce la venerata Icona della Madonna, i fedeli barlettani hanno voluto incidere le parole della Sacra Scrittura: “Io proteggerò questa città e sarò per voi una difesa”. È la testimonianza di una protezione promessa, mantenuta e sperimentata in tante circostanze».
Maggio, il mese dedicato alla Madonna, il mese dedicato alla Madre di Gesù. Perché il popolo cristiano ha sentito e sente il bisogno di dedicare questo tempo a Maria? In che modo bisogna vivere questo mese dedicato a Maria?
R:«Un mese durante il quale la sacra Effigie della Madonna sosta nella concattedrale dove i fedeli barlettani vivono il mese mariano come un tempo dell’anima, nella celebrazione dell’Eucaristia quotidiana, il sacramento della Riconciliazione quale occasione preziosa per ritornare alla vita di grazia e vivono l’abbandono fiducioso nelle braccia della Madre che porta a Gesù.
La recita quotidiana del rosario con lo sguardo rivolto verso l’Icona, in un’autentica contemplazione del volto della Vergine e del Bambino, accompagna i momenti del silenzio dove non si necessita di parole, quanto più di moti dell’animo.
Dal primo mattino, dalle diverse zone della città, si muove un popolo che giunge nel Borgo di Santa Maria, un popolo che si mette in cammino per prendere parte alla prima messa della giornata celebrata alle 6.00. E’ una città intera che “trova il tempo” per Maria, che va a trovarla per un dialogo di amore che non si è mai interrotto.
Quante candele sono state accese dinanzi alla immagine della Madonna, mentre le lacrime scendevano lungo le guance sofferenti di tanti volti a cui era rimasta solo la speranza di credere che un giorno tutto sarebbe cambiato.
Maria non ha deluso questa comunità ed oggi esaltiamo ancora il dono del suo amore».
Vivere ai nostri giorni nel nome di Maria. Quale la strada da seguire? R:«La strada del ritorno a Dio tramite Maria. Credo che sia tutto qui il grande segreto della fede. Maria è la porta privilegiata che ci porta a Dio, a Gesù. Certo se la devozione mariana terminasse il 31 maggio o fosse unicamente direzionata a Maria dimenticando il centro della fede che è Gesù rimarrebbe un fatto sterile.
Il “miracolo” è possibile in noi, uomini di fede, quando abbiamo il coraggio di accogliere l’esortazione di Maria ed obbedire alle parole di Gesù. Quando ascoltiamo Maria ed obbediamo a Gesù: è il momento in cui Maria si manifesta come Madre, per farci comprendere quanto Gesù sia importante per la nostra vita e come la Sua Parola possa produrre nel nostro cuore una grande azione di fede, speranza e carità.
L’incontro con Maria ci avvia sulla strada del Maestro e della conoscenza di Gesù, perché è la Sua parola che ci permette di crescere nella fede, di comprendere il nostro essere Chiesa.
Siamo alla scuola di Maria, perché è lei che ci insegna il silenzio, l’ascolto, la preghiera, indicandoci Gesù, come la fonte della Grazia che ci salva, attraverso il miracolo di trasformare la nostra vita, stupendoci con la forza del Suo amore misericordioso.
Silenzio, ascolto e preghiera diventano le virtù fondamentali per un itinerario di crescita ecclesiale con Maria, con l’invito a prendere in profonda considerazione le parole di Gesù.
Il mio augurio: che questa comunità cittadina sappia vivere l’amore cantato e vissuto da Maria, quell’amore capace di cambiare il cuore dell’uomo, sollevandolo dalle sofferenze e restituendogli quella dignità persa con il peccato. Ancora oggi, questa comunità cittadina si affida alla Vergine perché protegga le nostre famiglie e soprattutto i figli di questo popolo».