The Witness e Sons of Denmark, al Bif&st le guerre degli uomini


di FREDERIC PASCALI - Mentre il cielo barese di questo inizio settimana assume i colori lividi di nuvole in assetto da pioggia, il Bari International Film Festival, nel suo terzo giorno di programmazione, dopo l’omaggio mattutino dedicato alla memoria del compianto Maestro Bernardo Bertolucci, propone una giornata di conoscenza e approfondimento sui tanti atti bellici che hanno insanguinato gli ultimi 30 anni della nostra Europa. 

In questo spaccato “Sons of Denmark”, scritto e diretto dal talentuoso Ulaa Salim, al suo primo lavoro di lungometraggio, in visione nella sezione “Panorama Internazionale” del preserale del teatro Petruzzelli, analizza, prendendo spunto dall’attentato dinamitardo di Copenaghen del 2015, le naturali capacità dell’estremismo di radicalizzarsi e normalizzarsi in men che non si dica.

Dai toni larvatamente biografici, la pellicola si focalizza sulla tendenza di un Paese che nel momento della tragedia sembra rivolgersi contro i propri cittadini marchiati dall’unica colpa di avere un passato di migrazione.

È questo il viatico per “The Witness”, il film delle 21, sempre al teatro Petruzzelli, diretto da Mitko Panov e arricchito da una delle ultime interpretazioni di Bruno Ganz, insignito dal Bif&st del “Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence” alla memoria. Una trama nella quale il dramma e la tragedia sono sorelle ineluttabili di una delle tante storie nate sulle ceneri della guerra dell’ex Yugoslavia, il ventre molle dell’Occidente da cui periodicamente riemergono ferite laceranti. 

In chiusura, e prima di volgere il pensiero al domani e alla Master Class di Roberto Herlitzka, va spesa una nota di delusione per il tanto atteso “Non sono un assassino” di Andrea Zaccariello, in visione nell’anteprima di ieri sera. 

A parte le buone interpretazioni dei protagonisti e le potenzialità della storia, tratta da un libro di Francesco Caringella, magistrato Consigliere di Stato, la sceneggiatura, imperlata di dialoghi a metà strada tra l’eccessivamente teatrale e lo scontato, non convince e fatica a dare la giusta forza e potenzialità adagiando la pellicola nel tranquillo mare magnum del déjà vu dove le emozioni e la suspense nuotano di rado. 

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