di FRANCESCO GRECO - L’altra sera stavamo in pizzeria, uno di quei locali della profonda provincia fra Europa e Mediterraneo, finto-rustici, prezzi popolari, ingredienti naturali, conosci tutti e puoi fare pr. Al tavolo vicino una giovane mamma col suo bambino, avrà avuto 5-6 anni, capelli foltissimi, puliti, luminosi. Sembrava il premio per un bambino buono. Un quadro d’altri tempi, puro Novecento, se non fosse per i cellulari ultimo modello e la tv su Selena Gomez che si rotola su un letto sconfinato (I Cant Get Enouch).
Finita di mangiare, la ragazza ha preso il vassoio e insieme al figlioletto è andata ai bidoni delle differenziata, vicino alla porta.
Tutti abbiamo visto quel ch’è successo: il bambino – potenziale Greta-boys - ha preso le posate di plastica e la madre gli ha indicato il bidone giusto, poi la lattina della bevanda, e ha indovinato da solo dove buttarla, come la carta dei tovaglioli.
A noi avventori – era il giorno di Greta in Italia - s’è scaldato il cuore, la ruga d’ansia s’è dissolta: ci siamo guardati con un sorriso aperto, fiducioso, come a dirci: non tutto è perduto, c’è speranza, diamoci una mossa. Effetto-Greta.
Aggredita dalla feccia peggiore e qualunquista della comunicazione italian style (inclusa quella contraria all’assistenzialismo altrui, non al proprio). Macelleria mediatica. L’immortale sindrome di Procuste. Ma figuriamoci se lei se ne preoccupa più di tanto nella sua stanzetta a Stoccolma…
Il format da integralismo islamico non è nuovo, anzi, è vecchio come il mondo che fu: se non vuoi confrontarti con ciò che dice il prossimo, criminalizzalo, inventati le peggio cose, direbbero a Trastevere, attribuiscigliele. E poi vedi l’effetto che fa.
Ai tempi del komunismo e del soviet supremo, le voci critiche “impazzivano” ex abrupto, e le si spediva nel gulag siberiano a meno 50° o nei laogai; oggi si mette in mezzo il business, ci si chiede chi c’è dietro (i socialisti svedesi), si attribuisce agli altri la propria cattiva coscienza: un armamentario da raccapriccio degno di Allan Poe.
Magari, con un po’ di pregiudizio e di sprezzo del ridicolo, fra un po’ si “scoprirà ” che è stata proprio la vispa ragazzina svedese Greta Thunberg (i media la chiamano “attivista”) a mettere nella pancia di un pescecane 20 kg di plastica e a spargere plastica per un continente grande tre volte la Francia, mentre è colpa sua se tante specie sono a rischio estinzione, incluso l’homo sapiens.
Però, se ad appena 16 anni ha parlato - ascoltata – della natura matrigna all’ONU (riduzione del C02), al Parlamento Europeo, con Papa Francesco (“Laudato sì”), qualche merito lo deve pur avere.
A cominciare dal fatto di provenire da una società e una cultura più libere e avanzate della nostra bigotta e ideologica (al di là delle “scoperte” dell’acqua calda dell’inchiesta del “Messaggero”).
Se Greta è credibile più di tutti i grunen del mondo nella difesa della Terra e della sua salute, se ha milioni di followers preoccupati di ereditare un pianeta spazzatura, se un suo potenziale partito avrebbe milioni di elettori, se ha in mano le sorti della Terra e dell’umanità e ha già un posto nella Storia (sarà donna dell’anno e forse vincerà il Premio Nobel), qualche intuizione virtuosa deve pure averla avuta (e condivisa con mamma e papà , che c’è di male?).
Forse ha una sensibilità e percezione del rischio superiore alla nostra, o ha delle “visioni”, vede quel che ci attende di qui a pochi anni…
Se è arrivata a Roma da Stoccolma dopo due giorni di treno e sta condizionando, e cambiando, la politica e la comunicazione, dettando l’agenda, è segno che il punto di rottura, di non ritorno è stato raggiunto e le nuove generazioni non vogliono in eredità un pianeta malato a causa dei nostri smodati egoismi, la fame onnivora di energia: per cui continuare con le attuali politiche industriali e di sviluppo senza limiti sarebbe suicida.
E, d’altra parte, dove cavolo mettere il quarto televisore? Nei tinelli non c’è posto manco per un ago, e allora non si può che tornare indietro per società più spartane, con meno cazzabbuffi a supportare le nostre insicurezze e demenze.
Trump e Xi non sono d’accordo, ovvio, non vogliono normative nell’avvelenare la loro terra, e di quel che lasceranno non gliene può fregar di meno, ma è importante che lo siano i loro popoli, che ascoltino il messaggio di Greta, che si responsabilizzino.
D’altronde, i cretini supponenti e i moralisti di ogni risma e latitudine (inclusi quelli dei giornali pagati da tutti noi per titolare “Vieni avanti, Gretina”) li riconosci a occhio nudo: non solo puzzano di cadavere, ma anche perché, se indichi la Luna, loro – homo demens - guarderanno solo il dito...
Finita di mangiare, la ragazza ha preso il vassoio e insieme al figlioletto è andata ai bidoni delle differenziata, vicino alla porta.
Tutti abbiamo visto quel ch’è successo: il bambino – potenziale Greta-boys - ha preso le posate di plastica e la madre gli ha indicato il bidone giusto, poi la lattina della bevanda, e ha indovinato da solo dove buttarla, come la carta dei tovaglioli.
A noi avventori – era il giorno di Greta in Italia - s’è scaldato il cuore, la ruga d’ansia s’è dissolta: ci siamo guardati con un sorriso aperto, fiducioso, come a dirci: non tutto è perduto, c’è speranza, diamoci una mossa. Effetto-Greta.
Aggredita dalla feccia peggiore e qualunquista della comunicazione italian style (inclusa quella contraria all’assistenzialismo altrui, non al proprio). Macelleria mediatica. L’immortale sindrome di Procuste. Ma figuriamoci se lei se ne preoccupa più di tanto nella sua stanzetta a Stoccolma…
Il format da integralismo islamico non è nuovo, anzi, è vecchio come il mondo che fu: se non vuoi confrontarti con ciò che dice il prossimo, criminalizzalo, inventati le peggio cose, direbbero a Trastevere, attribuiscigliele. E poi vedi l’effetto che fa.
Ai tempi del komunismo e del soviet supremo, le voci critiche “impazzivano” ex abrupto, e le si spediva nel gulag siberiano a meno 50° o nei laogai; oggi si mette in mezzo il business, ci si chiede chi c’è dietro (i socialisti svedesi), si attribuisce agli altri la propria cattiva coscienza: un armamentario da raccapriccio degno di Allan Poe.
Magari, con un po’ di pregiudizio e di sprezzo del ridicolo, fra un po’ si “scoprirà ” che è stata proprio la vispa ragazzina svedese Greta Thunberg (i media la chiamano “attivista”) a mettere nella pancia di un pescecane 20 kg di plastica e a spargere plastica per un continente grande tre volte la Francia, mentre è colpa sua se tante specie sono a rischio estinzione, incluso l’homo sapiens.
Però, se ad appena 16 anni ha parlato - ascoltata – della natura matrigna all’ONU (riduzione del C02), al Parlamento Europeo, con Papa Francesco (“Laudato sì”), qualche merito lo deve pur avere.
A cominciare dal fatto di provenire da una società e una cultura più libere e avanzate della nostra bigotta e ideologica (al di là delle “scoperte” dell’acqua calda dell’inchiesta del “Messaggero”).
Se Greta è credibile più di tutti i grunen del mondo nella difesa della Terra e della sua salute, se ha milioni di followers preoccupati di ereditare un pianeta spazzatura, se un suo potenziale partito avrebbe milioni di elettori, se ha in mano le sorti della Terra e dell’umanità e ha già un posto nella Storia (sarà donna dell’anno e forse vincerà il Premio Nobel), qualche intuizione virtuosa deve pure averla avuta (e condivisa con mamma e papà , che c’è di male?).
Forse ha una sensibilità e percezione del rischio superiore alla nostra, o ha delle “visioni”, vede quel che ci attende di qui a pochi anni…
Se è arrivata a Roma da Stoccolma dopo due giorni di treno e sta condizionando, e cambiando, la politica e la comunicazione, dettando l’agenda, è segno che il punto di rottura, di non ritorno è stato raggiunto e le nuove generazioni non vogliono in eredità un pianeta malato a causa dei nostri smodati egoismi, la fame onnivora di energia: per cui continuare con le attuali politiche industriali e di sviluppo senza limiti sarebbe suicida.
E, d’altra parte, dove cavolo mettere il quarto televisore? Nei tinelli non c’è posto manco per un ago, e allora non si può che tornare indietro per società più spartane, con meno cazzabbuffi a supportare le nostre insicurezze e demenze.
Trump e Xi non sono d’accordo, ovvio, non vogliono normative nell’avvelenare la loro terra, e di quel che lasceranno non gliene può fregar di meno, ma è importante che lo siano i loro popoli, che ascoltino il messaggio di Greta, che si responsabilizzino.
D’altronde, i cretini supponenti e i moralisti di ogni risma e latitudine (inclusi quelli dei giornali pagati da tutti noi per titolare “Vieni avanti, Gretina”) li riconosci a occhio nudo: non solo puzzano di cadavere, ma anche perché, se indichi la Luna, loro – homo demens - guarderanno solo il dito...
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