di ALESSANDRA ACCOGLI - Per chi in una “nuova” città è interessato a scoprirne la storia e ad attraversarne gli eventi che l’hanno resa quello che è oggi, Berlino è una tappa necessaria. Molti siti della città sono stati parzialmente o completamente ricostruiti, com’è stato il caso del Reichstag, l’attuale sede del Parlamento Federale tedesco, più volte restaurato.
Altre zone invece non esistevano affatto nel modo in cui le conosciamo oggi. Un esempio è Postdamer Platz, una delle piazze di Berlino simbolo dell’evoluzione “forzata” a cui la città è stata costretta. La piazza quale appariva agli occhi dei Berlinesi nel 1930 è stata completamente rivoluzionata.
Fortemente danneggiata durante la II guerra mondiale, è stata in seguito ridotta ad ampia spianata, volta a ospitare il Muro che ha diviso la Germania in due zone di influenza nel periodo della Guerra Fredda. È infine rinata in chiave ultra-moderna circondata dai più celebri grattacieli della città , alcuni dei quali progettati dall’architetto italiano Renzo Piano.
Molte città hanno cambiato aspetto nel corso del tempo. Esse sono il risultato degli eventi che le hanno scalfite. Ma Berlino colpisce particolarmente perchè la sua evoluzione è avvenuta in modo radicale e in un lasso di tempo breve. La fine della II guerra mondiale nel 1945 ha lasciato subito il posto a un altro dramma: la spartizione della città tra i “vincitori” del conflitto e la costruzione del Muro da parte del governo filosovietico nel 1961.
La consapevolezza che tutto ciò si sia verificato a distanza di pochi decenni lascia il visitatore quasi incredulo. Le due cinta murarie parallele, tra loro separate da quella che veniva chiamata “scriscia della morte”, e che hanno spaccato Berlino e il resto del mondo per quasi trent’anni, sono oggi rimpiazzate da una doppia fila di blocchetti di granito attraverso i quali è possibile ricostruire il tracciato del Muro.
Vari resti del Muro sono, inoltre, ancora visibili in alcune zone della città . Il maggior tracciato si trova sulle rive del fiume Sprea vicino al ponte rosso, l’Oberbaumbrücke. Oggi trasformato in una vera e propria galleria all’aperto, ospita una serie di graffiti dipinti da vari artisti che riproducono immagini relative al periodo in cui quelle stesse mura fungevano da confine tra le due Germanie. Il più conosciuto è senza dubbio quello del “bacio fraterno” socialista tra il presidente della Germania dell’Est, Erich Honecker e il leader sovietivo Leonid Brežnev.
Questa sezione del Muro non è stata chiamata “Galleria del lato orientale” a caso. Per ragioni di spazio, non era stato possibile edificare la seconda linea muraria e di conseguenza la striscia di confine era sostituita dal fiume. L’unica parte in muratura si trovava, appunto, nella sponda est dello Sprea.
Una riproduzione ben precisa di questo complesso sistema di controllo si trova invece presso il “Memoriale e centro di documentazione del Muro di Berlino”, dov’è stata lasciata intatta una sezione della doppia struttura muraria con la striscia della morte ad attraversarla.
La “Finestra della memoria,” al suo interno, intende onorare il ricordo di coloro che sono morti nel tentativo di fuggire verso la parte ovest della città . Tuttavia, per quanto conturbanti, non sono soltanto gli elementi più lampanti, quali i monumenti in memoria delle vittime, i resti di muro visibili in vari punti della città o il percorso segnato sul manto stradale a rendere palpabile la memoria di quegli anni.
La marcatura impressa alla città è percepibile attraverso le insegne dei negozi che mantengono etichette come “Edicola di Berlino Est”, attraverso lo stesso modo in cui i Berlinesi identificano un luogo a seconda che si trovi a Est o a Ovest e attraverso le storie di chi quel periodo l’ha vissuto.
I racconti e gli aneddoti di chi di punto in bianco si è trovato in una parte o nell’altra della cortina di ferro sono quanto di più vivo ci sia della Berlino di fine ‘900. Nei racconti di chi è nato e cresciuto quando il Muro era stato già eretto, la situazione alla quale molti altri si erano invece dovuti adattare, viene avvertita come normale.
D’altronde, in quel sistema ci si sono ritrovati. Paradossalmente, si sono sentiti destabilizzati quando il Muro è stato abbattuto. Ciò che gli era stato detto essere interdetto, diventava d’un tratto lecito. Le autorità alle quali avevano fatto riferimento sino ad allora, erano sostituite da altre, ma in modo diverso che in una semplice tornata elettorale, portandosi dietro tutto un sistema di valori e ideologie.
Berlino, città in costante evoluzione e tra i centri artistici, politici e tecnologici più importanti d’Europa, non può di certo essere ridotta al periodo del Muro che l’ha divisa o a quello precedente del nazismo di Hitler, ma sicuramente non può prescinderne. Berlino è tra gli esempi più eclatanti di quanto i rapporti di forza tra Stati si riflettano sulla struttura stessa di una città modificandone l’aspetto e le dinamiche sociali per sempre.