di PIERO CHIMENTI - Anna Aloysi, presidente dell''Associazione Anna
Aloysi incidente ferroviario Andria-Corato 12 luglio 2016', continua la
sua battaglia per dare giustizia alle 23 persone, oltre ai 51 feriti,
morte nel disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio 2016, in cui
perse la vita anche la sorella Maria.
Da allora la sua vita è
cambiata, profondendo tutto il suo impegno nell'associazione che si
costituirà parte civile nel processo che prenderà vita a breve, presso
il Tribunale di Trani, che ha rilevato l'errore umano, insieme ai
Comuni di Andria, Corato, Ruvo di Puglia e la Regione Puglia, contro i
17 indagati a vario titolo, dipendenti della Ferrotramviaria, rei secondo l'accusa di
non aver vigilato su quella tratta a binario unico. Le accuse vanno da
disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose,
omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza
sul lavoro, falso.
Il senso di giustizia e sicurezza ferroviaria ha
spinto Anna ad entrare a far parte, dallo scorso gennaio, del
Comitato Nazionale che tratta della prevenzione dei disastri colposi, dell'accelerazione dei processi per la tutela dei familiari delle vittime e
della prescrizione, insieme ai rappresentanti di altre associazioni, legati tra loro dalla sete di giustizia per le stragi subite (da ricordare, tra le altre associazioni, '309 Martiri l'Aquila' e 'Parenti Vittime Ponte Morandi').
Tra i primi risultati della battaglia di Anna vi è l'imposizione,
da parte dell'agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, dei
limiti di velocità di 50 km/h per i treni di Bari Nord.