di FRANCESCO GRECO - Il dio abbandona Antonio, in questo caso i 5 stelle. Parafrasando il poeta greco Kavafis, si sfiora il nucleo più intimo della tragedia greca in cui sono immersi i grillini dal 26 maggio 2019. Meno 6 milioni di voti, 17% a un anno dal 34%.
E’ durata circa dieci anni la parabola, ma ora è avviata sul sentiero del crepuscolo. Non si può vivere di soli “Vaffa”, di rabbia, di niet, di fake-news, di piattaforma Rousseau trasfigurata nel Grande Fratello che spia tutti (il che è contro ogni etica), di arcadia mitizzata alla Gauguin, di giustizialismo e di forche, di un moralismo attaccato con lo sputo (“Onestà!, onestà!”), di una superiorità etica tutta da dimostrare. Prima o poi la suggestione rivoluzionaria svanisce, si smonta la ghigliottina e si torna a casa a lavorare.
E quando avrebbe dovuto fare il salto di qualità, dotarsi di una cultura di governo, farsi classe dirigente, il M5S tradisce il suo nulla ideale, il vuoto spinto, l’assenza di “visioni” benché minime per decifrare il reale. Senza pensiero, teorici, intellettuali (di cui si fa vanto) e senza collante non può che sciogliersi in un blob.
Di Maio le ha sbagliate tutte, ma proprio tutte. Dal viaggio a Strasburgo (con Di Battista) per definire “marchetta” il palazzo dell’Ue, al meetup con i gilet gialli, all’abolizione della povertà dal balcone di Palazzo Venezia, sino all’aggressione quotidiana all’alleato Salvini, che ha portato alla Lega valanghe di voti. Al reddito di cittadinanza che si è rivelato un boomerang a causa dei parametri troppo stretti che hanno sbeffeggiato i veri poveri, che si sono astenuti o votato Lega. Sino alla richiesta – prima del voto europeo – dei ministeri economici a Strasburgo.
E ora siamo alla farsa, al patetico, agli stracci. E’ l’eterno 8 settembre, uno “sciogliete le righe!” (format italian style), e se persino il premier Conte non vuole svelare per chi ha votato (Pd?), è chiaro che è già tornato in ateneo ed è preoccupato per la sua carriera accademica.
Col capo politico che dice: “Ora siamo l’ago della bilancia”, come un tempo avrebbero detto Zanone o Spadolini, che ripete: “Nessuno ha chiesto le mie dimissioni” (aspettavano che le presentasse da solo). E non si accorge che già lo hanno giubilato (e senza vitalizio). Quando Casaleggio ripete che la regola dei due mandati non sarà discussa, è un modo elegante di dire a Di Maio di spegnere la luce e tornare a casa.
Ma lo sfratto è venuto anche da Salvini, a cui va riconosciuto il merito di aver fatto un partito nazionale unificando la nazione. Ora ha messo mano a un’agenda delle cose da fare (Tav, autonomie, sicurezza, ecc.): se il M5S si tappa il naso e dice “si” svende la sua identità e accelera la fine, se dice “no” si va alle elezioni e il Carroccio li cannibalizza del tutto.
Non si vive di solo web, di post ex cathedra, di scontrini, di antimodernità, inseguendo una purezza che manco Parsifal aveva: il vero dna del M5S. Di favole demagogiche tipo “uno vale uno”, di culto della personalità, di finte consultazioni sulla piattaforma Rousseau, di zone grige (che fine fanno i soldi che i parlamentari lasciano obtorto collo?).
Ora ci si chiede: è una caduta momentanea, o ci sarà una ripresa a breve, medio, lungo termine? Pensiamo che il giocattolo di Grillo si è rotto irrimediabilmente, poiché, in una società iperprofessionalizzata, non ci si improvvisa statisti se non nella propria suggestione autoreferenziale.
Non poteva che finire così, con una fuga ingloriosa: il blog delle stelle e quello di Grillo hanno messo il lutto al bavero e la messa da requiem, i militanti scappano, i troll pure, i portavoce si riscrivono il cv col bianchetto e si mettono al vento spaventati da the end.
Al pari dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini (dopoguerra) e dell’Italia dei Valori di Di Pietro (dopo Mani Pulite), ogni movimento politico che parte dal grezzo moralismo di corto respiro in un paese in cui il più pulito ha la rogna, non può che eclissarsi in breve tempo.
Quello del M5S è stato più veloce perché viviamo in un mondo virale.
Sarà un partito di opposizione, di nicchia, di casti e puri al ciento per ciento direbbe Abatantuono, del 5%, che torna a urlare sul web contro l’Europa dei burocrati e l’euro dei banchieri, gli scontrini, i vaccini e il conflitto di interessi. Buono per le parodie di Crozza.
Ma siccome le tragedie finiscono in farsa, forse avremo 4 lunghi anni di agonia, di eutanasia, poiché in Parlamento il M5S ha la maggioranza ed essendo il seggio una sorta di ammortizzatore sociale di gente senza arte né parte, yesman spaventati dall’idea di dover lavorare, medici senza corsie, avvocati senza cause, professori senza cattedra, si incolleranno allo scranno per portare a casa la pagnotta. L’alternativa? Tornare al bar sport, a caccia di un caffè sospeso.
Poveri noi
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