L’estate di Sibilla

di FRANCESCO GRECO - “Lì in fondo verso l’orizzonte iniziava implacabile un altro giorno e Sibilla non trovò sostenibile il dramma che sarebbe stato per lei uguale al precedente”. Le donne forti, appassionate, decise ad affermare se stesse sono una costante dell’universo narrativo della scrittrice triestina (ma nata negli Usa) Serena Castro Stera. 

“Non entrarono, lo fecero lì, sul gradino più alto dell’inferno, mentre le birre rotte colavano…”. Si potrebbe vagheggiare una dilatazione del proprio vissuto, quindi una carsica semantica dell’autobiografia. 

Magari intrecciata a un’istanza femminista, e femminile, di ritorno, senza la asprezze e i parossismi del politically scorrect un po’ narcisista.
   
“Sibilla amava osservare quella prova del genio umano, era ipnosi e incanto, era speranza accesa…”.  
   
Comunque sia, in “Un luogo da cui partire”, Robin Edizioni, Torino 2019, pp. 144, euro 12,00, ritroviamo il mondo declinato al femminile delle precedenti opere, “Una” (Curcio, 2017) e “Nemesi d’aprile” (Robin, 2018).
   
Qui possiamo usare due password per decodificarlo: la donna che affronta il rischio dei sentimenti e l’identità sessuale sfumata: due archetipi del nostro tempo.
   
La protagonista Sibilla è una donna in cerca di se stessa, che parte da Siracusa, dove di notte ai giardinetti cerca spunti per la sua arte e incontra un prete insonne come lei, e gira il mondo (Lisbona, Roma, Firenze, Napoli, ecc.).
   
La pittura per lei è una forma di empatia con l’altro (“Non gliene fregava niente se era un porno-prete”), il mondo, l’eros, la propria anima inquieta. Scoprirà che dietro l’apparenza, la convenzione, il conformismo che ci impasta, c’è sempre un’altra vita insospettata e più complessa. Ciò non spaventa la donna del III Millennio, di cui Sibilla incarna la forza e la luce, il modo diretto di affrontarla, senza paura. Convinta, alla fine, di poterla decodificare, scomporla come un puzzle, e magari possedere.