di LIVALCA - In un silenzio religioso - non solo per il luogo in cui ci trovavamo (la Chiesa di S. Ferdinando), ma anche per l’atmosfera spirituale, ascetica e contemplativa che si era creata fra persone che sentivano di partecipare a un rito in cui la sorella morte era puro amore di una vita per tutta la vita - si sono levate parole affettuose e ‘deliziose’ dedicate da un piccolo-gigante, sobrio, elegante signore, con voce rotta dal pianto e pur possente e perentoria nel suo assoluto messaggio d’amore, alla compagna con cui avevo condiviso sessantaquattro anni di matrimonio: « ….Mimma spero che il buon Dio presto possa ricongiungermi a te…».
Ad un applauso vero, sincero, autentico, sia di testa che di mani, che i tanti amici presenti hanno riservato all’intervento del professore Nicola Simonetti per l’ultimo saluto donato alla moglie Mimma Sangiorgi, partita in Cielo lunedì 6 maggio con una qualifica di notaio sacrificata volutamente sull’altare della famiglia, mi è tornata in mente una frase : « L’amore è più forte della morte e del timore della morte», che, il gruppo a me vicino in chiesa, composto da Aquaro, Boscia, Fizzarotti Selvaggi e Papa, ha attribuito allo scrittore russo Ivan Urgenev, cosa che mi vede concordare fino a inconfutabile prova contraria.
Questo sopra riportato è stato l’epilogo di una toccante cerimonia funebre, che ha vissuto il suo punto più ‘eccelso’ nei quindici minuti finali in cui Nicola Simonetti ha ricordato la storia di un incontro partito da una sua richiesta fatta nel 1953, nell’Ateneo barese, ad una leggiadra fanciulla: «Signorina posso accompagnarla a casa ?», « Perché no» la cortese risposta. Per percorrere i non molti metri che dividevano il luogo dell’incontro, dalla casa della signorina Mimma, Nicola impiegò più di sessantasei minuti, condividendo opinioni, ambizioni e futuro…terminati proprio nella Chiesa di S. Ferdinando dopo ‘solo’ 66 anni.
Ha ricordato il professore che la moglie arrivò terza al concorso nazionale di notariato e, quindi, fu convocata dal notaio Carbone che la invitava a far parte del suo studio. La risposta fu « Grazie, ma nella scala di valori della vita viene prima la m ( moglie e mamma) e poi la n (notariato)». Potrei costruire e scrivere un panegirico su questa frase, ma mi limito a constatare che la libera scelta paga sempre, quando parte da un presupposto che si rinuncia ad una legittima aspirazione, perché si è protesi verso una più grande : « L’amore è un’erba spontanea, non una pianta da giardino» . Il concetto di Nievo penso sia valido da a.C, fino ai nostri giorni, anche se usi e costumi differenti a volte ci fanno tirare in ballo la morale, che, spesso e volentieri, è partigiana, ma l’amore forse lo è ancor di più, non per niente chi cerca di andare a scuola d’amore, resta ‘scolaro’ per tutta la vita.
Nicola e Mimma hanno avuto quattro figlie e, al momento, cinque nipoti e ciò non ha impedito loro di girare il mondo insieme e di essere una grande famiglia al servizio di altre famiglie per iniziative benefiche e comunque di interesse per il bene collettivo.
Certo non ci sarà più un Nicola Simonetti, ma questo per tutte le famiglie del mondo oggi sembra essere solo una curiosità statistica (….mio padre con tre figli maschi pensava di essere al riparo da ogni eventualità ….ma il buon Dio ha disposto cinque nipotine e lui ci ha sempre, comunque, ringraziato per l’impegno… profuso) e altre sembrano le preoccupazioni cui vanno incontro i nuclei fondati sul ‘compagno’, che solo sei lustri fa era solo una nobile sigla di un partito, oggi ‘estinto’.
Martedì 7 maggio 2019 in quella chiesa sorta nel 1844 su progetto dell’architetto Niccolini, con l’ingresso su una via famosa in tutto il mondo, e ristrutturata nel 1933 da Saverio Dioguardi e, da poco, truccata con un ‘maquillage, che non ha riscontrato unità di giudizi, è stata scritta una pagina di un libro che solo per l’evento specifico interessa la famiglia Simonetti, ma è un libro che racconta cosa possa la volontà e la fermezza delle persone, il loro impegno e sacrifico per dar vita ad una famiglia che nessuna tempesta potrà scalfire; una famiglia in cui la fede non è un corollario cui attaccarsi nel momento del bisogno, ma l’impalcatura su cui costruire il libro della propria vita. Sarà un libro che tutti leggeranno, per il semplice fatto che sono stati loro stessi a scriverlo, un libro che sarà pubblicato dal Padreterno per cui nessuno proverà a convincervi della necessità di frequentare la Libreria Paradiso, in modo da acquistarlo e di esibire lo scontrino fiscale per avvalorare che l’operazione è stata legale.
«Amor e il cor gentile sono una cosa», « Ben poco ama colui che può esprimere con parola quanto ami» sono versi di padre Dante che Mimma e Nicola Simonetti ci hanno svelato che da poesia possono diventare vita, quella vita che va oltre la morte. Il loro caso sarà anche una amorevole eccezione, come qualcuno timidamente affermava fuori della Chiesa di San Ferdinando, ma se qualche giovane coppia vuol provare ad emularli possiamo arricchire di doni non sontuosi ma colmi di amorevole affetto le pagine di quel libro. Quel libro che si chiama VITA e che reca come sottotitolo una semplice frase di Seneca : « Affrettati a vivere bene e pensa che ogni giorno è una vita».