Quella 'camorrista' di mia zia


di FRANCESCO GRECO - A Napoli ho una zia tutta casa, chiesa, pastiera, rococò e insalata di rinforzo. Quando ogni tanto andavo a trovarla, verso mezzogiorno (lì dicono “la mezza”), si presentava un tale, si sedeva e mangiava senza dire una parola. Una volta, due, tre, un giorno chiesi: Zia, ma questo chi è? “E’ don Tommaso (nome di fantasia) - rispose – il boss del rione, gli piace la mia pasta e fagioli…”. 

Cavolo, zia, replicai: la mattina ti inginocchi e preghi e a mezzogiorno cucini per un camorrista? Risposta: “Si, ma fa tanto bene alla gente del quartiere”. Mi ricordai del guappo del film di Totò. Queste parole mi sono tornate alla mente giorni fa, quando un cardinale, l’elemosiniere del Santo Padre, addirittura, è andato a ricollegare la luce in un palazzo occupato alla periferia di Roma, ove erano morosi per un po’ di arretrati. 

E mi sono ricordato anche di un’altra massima: Guai a quel popolo che ha bisogno di eroi… ma forse non c’entra niente, neanche in un paese che urla al fascismo e poi scaccia un editore e stila liste di proscrizione per tener lontani giornalisti sgraditi dal Salone del Libro di Torino: più fascismo di così c’è solo il confino, il gulag o le Finestrelle. 

Il cardinale forse non lo sa, ma è un’icona cattolica, la risposta a quella laica incarnata da Domenico Lucano, un sindaco-faccendiere calabrese. La sinistra è così sgarrupata, così a corto di simboli virtuosi, così alla deriva che ne ha fatto, appunto, un simbolo portandolo in processione a predicare l’illegalità. Un fatto gravissimo, destabilizzante, pedagogicamente perverso. 

Da sindaco di Riace, Lucano ha fatto – di questo è accusato – carte false per favorire l’accoglienza dei migranti (tant’è che i romantici, la cui mamma è sempre gravida, parlano di sistema-Riace), se n’è sposata anche una. Pur per fini umanitari, cardinale e sindaco sono speculari come Giano bifronte e hanno fatto strame dello stato di diritto, creando pericolosi precedenti. 

Non che i bisognosi non vanno aiutati, anzi, ma occorre farlo dentro una cornice normativa, altrimenti laceriamo il già fragile tessuto democratico. E colpito al cuore il diritto soccombe. Il fine umanitario, nobile, non è sufficiente per mettersi le leggi sotto i piedi, anche perché ora altri morosi aspettano un cardinale che riattacchi il contatore e altri migranti potranno stare in Italia senza le carte in regola: per par condicio occorrerà aiutare pure loro. 

Anche le mafie danno lavoro ai disoccupati, aiutano i loro affiliati in ambasce, insomma, fanno del bene, ma sempre organizzazioni criminali restano, fuori da ogni contesto civile. Ora basta mettersi d’accordo senza girare attorno alle parole: se chi fa del bene ha sempre ragione, potremmo fare delle leggi per cui le bollette non si pagano e i migranti possono venire qui senza documenti. Costruire cioè un quadro normativo. Dopo di che avremo tutti la coscienza a posto. Però poi nel frattempo lo stato di diritto sarà svaporato e saremo cittadini della foresta, ove funziona la legge dell’occhio per occhio, dente per dente…

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto