di FRANCESCO GRECO - Quando a mezzanotte ordini una pizza e il rider (figura nata con la gig-economy) te la porta calda calda, forse non lo sai, ma stai alimentando una catena di alienazione. Quando la domenica pomeriggio vai al centro commerciale e prendi il tuo carrello, non sai che stai schiavizzando la commessa, che riprenderà a lavorare l’indomani mattina, lunedì.
La terza fase del capitalismo, detto tecno-capitalismo, sta cambiando i rapporti fra le classi, le persone, la socialità .
La globalizzazione, l’uomo piegato alla merce, la virtualità in cui siamo immersi, hanno formattato il libero arbitrio, siamo massa nel senso più volgare, costretti a produrre e consumare brand talvolta nocivi alla salute, a fare lavori precari, tirati giù nella povertà , nella mani di “guru-inquisitori”, algoritmi, influencer.
Sarebbe già tragico e desolante, ma tutto è reso ancor più fosco appena si considera che non c’è coscienza, percezione della condizione di alienazione (“molte alienazioni, in verità …”). Non siamo liberi e pensanti per il sol fatto di armeggiare col tablet e condividere fake-news, al tempo insulso in cui, paradossalmente, la scienza e la tecnologia sono relativizzare e siamo prede di istinti millenaristici, primordiali.
Sarebbe cosa buona e giusta se la comunicazione si occupasse di questi temi, ma per vendere auto e prosciutti funziona meglio il gossip politico, dove illustri nullità vagano di canale in canale a spargere “il piacere del nichilismo”, tra grandi fratelli e amicidimaria, patologie della quotidianità .
“La grande alienazione”, (Narciso, Pigmalione, Prometeo e il tecno-capitalismo), di Lelio Demichelis, Jaca Book, pp. 288, euro 25,00 (Collana “Dissidenze”), aiuta a dare un’occhiata nel burrone in cui siamo caduti, a prenderne coscienza. Magari può servire…
Demichelis insegna Sociologia economica all’Università dell’Insubria e di questi temi ha già scritto.