di MARCO IGNAZIO DE SANTIS - Gli interventi culturali degli istituti scolastici vanno salutati col più grande favore, soprattutto se attuati in sinergia con le amministrazioni locali. Perciò giunge assai gradita sia alla cerchia degli intenditori sia al più vasto pubblico interessato alla mostra 'Antonio Di Pillo un Artista del Tavoliere', curata dalla scrittrice, poetessa e demologa casalina Grazia Stella Elia e varata dall’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Scipione Staffa”, retto dal dirigente scolastico Carmine Gissi, che ha vergato Un progetto per Di Pillo¸ unitamente all’Amministrazione Comunale di Trinitapoli, guidata dal sindaco Francesco di Feo, autore dell’introduzione.
Il volumetto, arricchito da foto scelte e da una folta rassegna stampa posta in appendice, si apre con l’Omaggio ad Antonio Di Pillo della curatrice. Grazia Stella Elia ha dato al suo saggio di apertura un approccio narrativo per rendere più accattivanti le pagine dedicate allo scultore Antonio Di Pillo, nato in provincia dell’Aquila a Pratola Peligna il 31 agosto 1909 e venuto meno il 14 novembre 1991 a Trinitapoli, dove si era definitivamente trasferito dal 1968, insegnando “disegno” nella scuola media. Stiamo parlando di un artista che, tra l’altro, nel 1942 ha partecipato alla Biennale di Venezia, nel ’47 ha esposto alla Kunsthalle di Berna e l’anno dopo è stato ammirato al Gran Premio Saint Vincent per la Scultura.
La curatrice ci dà lumi sull’amicizia fraterna del Maestro col poeta sanferdinandese Marino Piazzolla, della frequentazione del Caffè-Galleria “Il Sottano” di Bari nel secondo dopoguerra, del soggiorno romano negli anni Cinquanta a contatto con gli intellettuali e gli artisti del Caffè Canova e del Caffè Aragno, della bella amicizia col giornalista e scrittore Anacleto Lupo e col medico umanista Domenico Lamura, fino al rapporto con lo scrittore Raffaele Nigro nel crepuscolo della sua vita. Avendo conosciuto Di Pillo sin da giovanissima, Stella Elia ce lo descrive con gli strumenti da statuario in mano: «Sembrava un asceta quando, indossando il suo grembiule di lavoro, si accingeva a dare corpo ad una sua idea, ad un progetto maturato nella mente. Aveva il fuoco creativo, viveva di luminose gestazioni, che sfociavano in tormentati parti o nella nascita di serene creature di creta, a cui sembrava volesse dare un cuore e una voce».
Dopo l’utilissima bibliografia con cui si chiude l’Omaggio, si snodano le significative testimonianze offerte dal giornalista Salvatore Giannella (Mi salvò dal Vulcano), dalla professoressa Antonietta d’Introno (Il sogno di bellezza di Antonio Di Pillo), dalle ex alunne Rosa Sarcina (Un ricordo incancellabile) e Maria Giovanna Regano (La figura solenne del professor Di Pillo), dal prof. Luigi Di Cuonzo (Di Pillo al Premio Piccolo Formato Giuseppe De Nittis di Barletta), dal preside Carmine Gissi (Ho incontrato Antonio Di Pillo), dall’assessore alla cultura Marta Patruno (Di Pillo parla ai giovani), dall’ex sindaco dr. Silvestro Miccoli (Riflessioni su Antonio Di Pillo) e infine dall’ex assessore alla cultura Rosario Manna (Antonio Di Pillo: lo scultore che resterà ).
Trinitapoli nel ’91 ha perso un Artista grande e schivo, ma gli amanti dell’Arte troveranno in questo volumetto molte tracce di lettura e diverse piste di approfondimento su questo scultore apulo-abruzzese tutto da riscoprire. Lontano dal turismo di massa, invece, il pellegrino curioso potrà fermarsi a Trinitapoli a contemplare il magnifico portale in bronzo della chiesa di San Giuseppe e il bassorilievo in travertino che adorna la facciata della chiesa dell’Immacolata dei Cappuccini. Entrambi portano la firma preziosa di Antonio Di Pillo.
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