TARANTO – “Taranto non ha bisogno di assistenza, ma di strumenti, infrastrutture e di una strategia di lungo respiro che la faccia uscire dalle nubi del siderurgico”. A qualche giorno dall’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, il presidente di CIA Area Due Mari, Pietro De Padova, torna sui concetti espressi al tavolo operativo sull’export. “In un quadro economico a tinte fosche, gli unici dati positivi dell’economia tarantina arrivano dal comparto agricolo, che pure sta vivendo una fase di enormi difficoltà soprattutto per quanto riguarda i settori olivicolo e agrumicolo”, ha aggiunto De Padova. “Agricoltura, pesca e silvicoltura incidono sul totale della ricchezza prodotta per il 5%, più del doppio della media italiana, e con un numero di addetti pari al 20% del totale”, ha ricordato De Padova che, a Roma, assieme al direttore provinciale di CIA Due Mari Vito Rubino, ha ribadito con forza quanto l’organizzazione sostiene da anni. “Il futuro di Taranto e della sua provincia non può continuare ad essere giocoforza legato solo ed esclusivamente alla industria”. Oggi Taranto più che imporsi con l’export delle sue eccellenze subisce l’importazione di una serie di prodotti a basso costo e di incerta qualità, si pensi agli agrumi, che sottraggono reddito alle aziende agricole e futuro ai lavoratori del comparto. Ecco perché, nella sua relazione, De Padova ha sostenuto l’importanza di progetti che ‘accompagnino’ le imprese verso l’internazionalizzazione e la conquista di nuovi mercati all’estero. La strada, per CIA Due Mari, è quella tracciata dalla green economy – con l’integrazione di agricoltura, turismo, servizi e agroenergie – e della blu economy, l’economia del mare. “Vino, olio, agrumi e settore ortofrutticolo, nel Tarantino, esprimono valori di assoluto rilievo”, ha detto il presidente provinciale di CIA Due Mari. “Occorre sostenere quelle eccellenze, puntando sul potenziamento della logistica e il miglioramento dei sistemi di movimentazione delle merci”, ha aggiunto Vito Rubino, direttore provinciale di CIA Due Mari. “E’ necessaria, dunque, una visione strategica e complessiva del futuro economico di Taranto e provincia. In più occasioni abbiamo avuto modo di ribadire l'esigenza di creare boschi sostenibili, dissalatori che prendano energia da impianti a emissioni zero e rendano l’acqua idonea agli usi industriali e agricoli, coltivazioni che riescano a disinquinare i terreni, produzioni di eccellenza agroalimentare, la creazione di uno sviluppo integrato città-campagna-mare. Bisogna elevare il livello culturale, combinando la storia jonica e le risorse rurali, le aree archeologiche e le tradizioni secolari che distinguono questa meravigliosa terra. Ci sono interi territori pronti a collegare la città alla campagna, a integrare le periferie al tessuto urbano, a dare colore ai terreni abbandonati. Occorre far leva sul grande aiuto fornito dagli agricoltori che curano i territori. Dobbiamo cominciare ad affermare e poi esportare un’immagine totalmente nuova di Taranto, legata alla straordinaria biodiversità e ricchezza del suo patrimonio naturale e culturale. L’opportunità del CIS, il Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto, è da cogliere per costruire, finalmente, il ‘sistema-Taranto’, che integri con intelligenza industria sostenibile, agricoltura e pesca, commercio e turismo”, ha concluso Vito Rubino.