di NICOLA ZUCCARO - Il 25 luglio 1943, con la caduta del Fascismo, si sparse in Bari la voce dell'imminente liberazione dei detenuti politici del "Regime". Alla rapida diffusione di questa notizia, seguì, la sera del 27 luglio, l'organizzazione di un corteo per reclamarne la scarcerazione dalle celle del Carcere giudiziario ubicato in Corso Alcide De Gasperi, all'epoca Corso Sicilia, in particolare di Tommaso Fiore, Guido Calogero e Guido De Ruggiero.
La mattina del 28 luglio 1943, dopo aver percorso alcune strade centrali, un corteo composto da più di 200 persone raggiunse la sede della Federazione Fascista di Bari in via Niccolò Dell'Arca. Il palazzo era presidiato da uno schieramento di soldati con funzione di ordine pubblico. Essi, con il sostegno della milizia fascista (controllata dal Generale Armellini), dovevano eseguire alla lettera la circolare emanata il 26 luglio a firma del Capo di Stato maggiore badogliano Gen.Roatta e che indicava l'uso della forza e delle armi per reprimere ogni manifestazione pubblica di spiccata matrice antifascista.
Il corteo, giunto in via Dell'Arca, avviò una trattativa per la rimozione dei simboli del Regime, quando improvvisamente fu bersaglio del fuoco dei militari dalle finestre della sede. Questa efferata reazione fu provocata - come ricorda il compianto Franco Sorrentino, sopravvissuto alla strage - da un colpo di rivoltella sparato per aria da un sergente in licenza, in servizio presso il Battaglione San Marco, e fra i componenti il corteo. A terra rimasero 20 morti e 70 feriti. Di essi, la gran parte rinunciò alle cure dei sanitari per il timore di essere arrestati.
Tags
Bari