di LIVALCA - La Beata Vergine Maria del Monte Carmelo si festeggia il 16 luglio e secondo l’Antico Testamento il profeta Elia stabilitosi sul Monte Carmelo (Alta Galilea) ebbe la visione di una minuscola nube “ come mano d’uomo”, che avrebbe salvato Israele dalla siccità. Le cose, nonostante ci riferiamo ad un periodo risalente a 29 secoli fa, andarono come avviene in questi ultimi tempi: pioggia a dirotto. Non posso dilungarmi con il racconto per cui invito chi sa a rimembrare e chi non sa a documentarsi, in modo da comprendere, con piccolo volo pindarico, quello che voglio comunicare in relazione alla serata andata in onda, da villa Fizzarotti Selvaggi, la sera del 16 luglio 2019.
Nella sede di questa splendida dimora, dove da tempo immemorabile si festeggia la fede con manifestazioni culturali secondo il pensiero di S. Giacomo: « La fede senza le opere è morta», per tutta la giornata del 16 luglio 2019 si è vista ‘parcheggiata’ in cielo una nuvoletta che, coloro che per ‘vedere’ non hanno bisogno di lenti, hanno sancito essere a forma di ‘manina’, una manina ‘dalle mani magiche’. Il vostro cronista che, nonostante un apparente procedere spensierato-disinvolto, è pur sempre un ‘miracolato’ vi racconta sinteticamente quello che dice la tradizione : La Beata la domenica del 16 luglio del 1251 apparve ad un quasi novantenne San Simone Stock con il Bambino stretto al petto e gli donò uno scapolare (scapula=spalla) che, indossato, assicurava salvezza eterna. Va precisato che frate Simone alcuni anni prima aveva composto il famoso “Flos Carmeli”: « Fior del Carmelo,vite fiorita/splendor del cielo/tu solamente sei vergine e madre/…» Penso sia il caso di rientrare in villa, dove un luminare della medicina, stimato in tutto il mondo, accoglie i suoi amici e quelli della moglie con una signorilità che rende ancora più imponente la sua già non comune fisicità. Solo per la cronaca vi dico che le signore ambiscono al suo perfetto baciamano. Del professore Francesco Paolo Selvaggi ( la famosa scuola De Blasi,Marinaccio,Selvaggi,Battaglia) ho un ricordo personale di fine anni sessanta, inizio settanta : in quel periodo accompagnavo mio padre - avevo da pochissimo preso la patente - a visite periodiche presso l’èquipe guidata dal professore Marinaccio e avevo notato la mancanza di Selvaggi, impegnato a seguire attività clinica e di ricerca presso l’Università di Los Angeles; rammento con particolare gratitudine-affetto lo sguardo severo ma felice del Maestro Marinaccio quando con orgoglio ci metteva a parte dell’esperienza che stava maturando un suo validissimo allievo.
La voce calda e potente ( unico caso in cui il microfono potrebbe riposare in pace) del giornalista Michele Cristallo nel rendere omaggio alla padrona di casa, quella Santa Fizzarotti Selvaggi che negli ultimi cinque giorni ha partecipato a ben sei eventi culturali, ci ha introdotto, con la consueta abilità forgiata in lunghi anni di lavoro esaltante e non sempre ‘appagante’, nelle meraviglie del giardino del melograno; fatti poco passi una voce melodiosa, accompagnata da una virtuosa del piano, ci regalava una sontuosa interpretazione della celebre canzone ‘L’amore è una cosa meravigliosa’, le cui parole italiane sono del paroliere Alberto Curci, in arte Devilli, componente della famosa casa editrice musicale Curci. Queste due splendide donne ci hanno regalato attimi di intensa felicità per tutta la serata con ‘Besame Mucho’, ‘Amor ch’attendi’ e ‘Ave Maria’ per cui meritano brevi ma efficaci note ora, ma in seguito una più attenta disamina. I loro nomi : Adriana De Serio, professore ordinario presso il mitico Conservatorio ‘N. Piccinni’ di Bari, virtuosa pianista e mirabile esecutrice di musiche di Nino Rota e straordinaria interprete di musiche cameristiche di Saverio Mercadante, genio nato ad Altamura. Gli occhi della poliedrica artista sono dei ‘fari abbaglianti’ che sprigionano musica solo a guardarli, difficile tenere loro testa in una gara di sguardi : fortunati gli studenti ‘seri’, da comprendere coloro che fanno musica per sbarcare il ‘lunario’ un domani. Il soprano Antonia Giove, anche lei docente ordinaria di Canto presso il Piccinni, è una piacente giovane signora che ha indubbie doti vocali affinate in anni in cui è stata protagonista di opere liriche in giro per l’Europa; onestà impone di dire che non è stata coadiuvata da una acustica adeguata, che per simili attività è basilare.
Toccante l’intervento di padre Mariano Bubbico che stupisce sempre per la generosa, quasi infantile, ricerca tesa a ricordarci ogni ora quale dono grandioso sia la vita : un viaggio fantastico che ci ostiniamo a considerare in…‘terra straniera’ . Sintetico ma efficace Giovanni Losito, che ha sottolineato come le sue postille al volume ‘ Nel giardino del melograno’( Levante editori,2019) sono costate mesi di riflessioni e dubbi; carissimo dottore Losito :« La spiga, che la grandine del dubbio ha piegato, non può rialzarsi e ondeggiare al vento della vita»(Ibsen) e « Il dubbio è l’inizio della saggezza», sta a noi recuperare il ‘mistero’ della vita. Una sorpresa è stata il professore Vittorio Marzi, la sua a me sconosciuta simpatia - confermo che la mail aiuta il nostro lavoro, ma solo la conoscenza diretta ti ‘racconta’ le persone - fino a poche ora fa è stata rivelata da quel suo garbato intervento sulla rosa. « Rosa della grammatica latina/che forse odori ancora nel mio pensiero/ tu che sei come l’immagine del vero/ alterata dal vetro che s’inchina» ( Marino Moretti).
Di Francesco De Martino posso solo riscontrare che il suo intervento è partito da Aristofane per approdare a Saffo - la mia amicizia con lui è nota urbi et orbi - per cui vi riferisco il commento di un ‘asciutto’ ma davvero in perfetta forma professore Giorgio Otranto :« Francesco sei sempre puntuale e preciso nelle tue osservazioni».
Gianni Lenti, abbastanza noto nel circuito artistico pugliese, ha letto con grande partecipazione e perfetta dizione alcune liriche del libro della poetessa Fizzarotti, peccato che non tutti abbiano potuto notare la sua mimica facciale, testimonianza di autentica compartecipazione.
La regia della serata è stata curata da una simpatica signora, Angela Campanella, che mi auguro sia imparentata con il filosofo di Stilo Tommaso Campanella (1568-1639), cui pochi oggi prestano la dovuta attenzione, disattendendo quelle che erano le aspettative del filosofo calabrese. La regista Campanella con grande semplicità ha detto delle verità inconfutabili, il tutto con un sorriso che qualcuno ha definito ‘rassegnato’, ma che io ho interpretato come ‘rassicurante’ : certezza di cui tutti oggi abbiamo bisogno.
Al cantante, anzi al crooner, Giuseppe Delre mi pento di non essermi avvicinato - ingannato dal fatto che avrebbe dovuto interpretare un altro pezzo - per approfondire la conoscenza; la sua personale interpretazione di ‘Io che amo solo te’ di Sergio Endrigo quando è giunta al verso “ per cercare nuove avventure” mi ha fatto captare in quelle ‘avventate’ v, ventiduesima lettera dell’alfabeto italiano, la forza del vento che spira da Mola di Bari a Cozze, quel vento altero, ribelle, tronfio come le erano le ragazze molesi a fine anni sessanta, che indossavano, con grazia mista a sfrontata arroganza, quel capo ideato da Mary Quant. Mi sarebbe piaciuto assecondarlo nell’interpretazione di ‘Teresa’, un testo bellissimo di Endrigo. Lo segnalerò al nostro regista-attore di maggiore successo di questi ultimi anni affinchè possa utilizzare le sue enormi potenzialità, che mi sono parse di formazione jazzistica ( chiaramente posso errare, ma se non mi pronuncio come faccio a sapere che ho preso un abbaglio?).
Le splendide mini-ballerine della scuola denominata « Opificio delle arti, danza e musica », diretta con autorevole fermezza e passione amorevole da Graziana Putignani, hanno conferito alla serata un tocco di grazia e magia, quella magia che la terza fata di casa Fizzarotti si ostina a voler perseguire fuori dai ‘lidi canonici’, negando a se stessa, che lei vive nel ricordo di un Angelo ‘dalle mani magiche, che è stato l’unico uomo della sua vita prima dell’avvento di Francesco Paolo : il testimone fra i due uomini ha sancito il passaggio da ‘ L’amore è una cosa meravigliosa’ a ‘Io che amo solo te’. Quello che da straniero Amico mi sento di dire è che anche le prime due fate vorrebbero quell’armonia che la Chiesa invoca da sempre e che chiamiamo conforto e che prepara la nostra anima ad elevate consolazioni. Tra le ragazzine schierate dalla scuola della Putignani vi è una che farà strada sicuramente, la più alta, che mi piacerebbe ritrovare fra un lustro nella stessa sede, già donna e ballerina affermata.
Come ballerina di successo e donna dotata di stupenda grazia è la nota interprete di danza mediorientale Filomena Ragone : la sua alta professionalità è riuscita a mettere in armonia uomini e donne che hanno giudicato sensuale la sua performance, ma in giusti, accettabili limiti. Un signore, con molti anni più del sottoscritto, si è lasciato sfuggire: «Anitona perderebbe con la Ragone», riferisco il giudizio perché mi sembra un complimento che si possa attribuire come omaggio ad una sana, incontenibile femminilità.
Oltre mezzo secolo fa ho accompagnato un signore a casa Fizzarotti, perché me lo aveva chiesto mio padre: quell’uomo era Angelo Fizzarotti, il padre di Santa. Chiudo queste mie note riportando fedelmente proprio delle parole dell’uomo dalle mani magiche: « Le città sono i cittadini : gli uomini con i loro travagli intimi, con i loro bisogni di vita, con le esigenze profonde di orizzonti sempre più avanzati. Nel nostro Paese, per una ‘tradizione’ che ovviamente con l’autenticità della tradizione non ha nulla a che vedere, la cultura è stata territorio di pochi, caratteristica e segno distintivo dei privilegiati. Ma cosa può significare questa cultura ‘ufficiale’di pochi ? Cosa significa una cultura fine a se stessa, quando invece la cultura è essenzialmente apertura di se stessa agli altri, linguaggio universale di comunità di intenti che non divide, ma anzi unisce?».