di NICOLA ZUCCARO - "Le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari (a meno che non vogliano a tutti i costi salvare la poltrona) possono tornare a lavorare la settimana prossima, come fanno milioni di italiani". E' l'antifona (considerato il suo nome evangelico) con la quale Matteo Salvini ha introdotto e al tempo stesso aperto la crisi di Governo. Senza se e senza ma, il vice Premier all'indomani dell'invito rivolto ai parlamentari della Lega a non allontanarsi da Roma durante le ferie, oltre a rompere gli indugi nel già logorato rapporto coi Cinque Stelle, ha presentato una novità che non trova precedenti nella storia repubblicana e rappresentata dalla "Crisi di Ferragosto". Una crisi che se in altre stagioni della politica italiana, veniva risolta con la ricetta del Governo Balneare, nella Terza Repubblica non conosce mezze misure perchè se è vero come è vero che l'esecutivo tecnico non è gradito alla maggioranza dell'arco parlamentare, l'alternativa è e resta salvo ripensamenti notturni, quella di tornare alle urne. E ciò, in un lasso di tempo breve e ristretto, sia per le importanti scadenze economico-finanziarie di carattere nazionale, sia per quelle dettate dall'Unione Europea.
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