di NICOLA RICCHITELLI – A rischio di qualche critica, ma concedetemi l’azzardo di dire che dopo il “Jova Beach Party” del 20 luglio quella del prossimo 31 agosto sarà il secondo capolavoro di questa amministrazione targata Mino Cannito, anche se fondamentale è stato il SI del rettore della Chiesa di San Cataldo, don Francesco Fruscio: «Dopo 20 anni dall'ultima festa, torna ad essere festeggiato il Santo del nostro quartiere marinaio!..."» in comunione con la Chiesa Diocesana e gli organizzatori di questo evento.
Chi non è di Barletta non potrà mai capire - ma forse non lo capirà neanche chi non è nato e cresciuto tra i vicoli che da via Ettore Fieramosca scendono via San Giorgio e risalgono da via Duomo – cosa rappresenta il vedersi passare quella statua tra le viuzze di quel quartiere.
A non volerla più è stata la Chiesa, o forse no, leggi e questioni di sicurezza che vengono dal mare, qualche amministrazione precedente che non aveva tempo da perdere, qualcuno azzarda di qualche sedere scoperto di troppo nel concerto post festa del 1999 ad irritare le sacre stanze della Curia tranese, qualche ben informato affermò di certe risse in una qualche imprecisata sagrestia per questioni che non si ebbero a capire, se inerenti a offerte o all'organizzazione della cosa.
E allora “Divi Cataldi in honorem Barulensium nautarum soliditatis PIIS expensis A.D. MDCCCLVI” ma sabato si renda onore anche a tutti coloro che negli anni passati hanno amato questa festa facendone il vanto della marineria barlettana, dall’amato don Gino Spadaro a quel vecchio marinaio di nome Nicola D’Ambra che la fece rivivere a tutti i costi nel 1998, a e a tutti i marinai che negli precedenti ne hanno onorato la sua memoria e che oggi non ci sono più, molti sono presenti nella foto di icona, Iole Napoletano ma anche Francesco Calabrese, quel vecchio marinaio di nome Colein che aspettava il passaggio del Santo dinanzi alla sua abitazione del civico 75 di via Cavour, senza dimenticare chi ancora oggi ha mantenuto vivo il ricordo di questi momenti, c’è chi lo ha fatto con articoli di giornale e chi, come il cantastorie Gino Pastore, non ha mai mancato di sollecitare a rivivere di questi momenti.
Nel frattempo accogliamo quest’oggi su Il Giornale di Puglia chi che nel quartiere Santa Maria vi è nato, chi la festa di San Cataldo, nonostante i vent’anni passati la ricorda molto bene, è stato già ospite in altre occasioni per la nostra testata: lui è Raffaele Di Pietro – detto Lello il Rosso – dell’associazione “Barlett e Avest” per parlare appunto di questa festa storica.
Lello che valore ha per il quartiere di Santa Maria questa festa?
R:«Per il popolo del quartiere di Santa Maria – anche se oggi in molti si sono trasferiti nei quartieri nuovi della città, i veri “mrnarid” oggi sono rimasti davvero in pochi, il quartiere di Santa Maria oggi è abitato da turisti, da chi possiede attività commerciali, paninoteche e pizzerie – questa festa ha un grande valore, in molti hanno lamentato durante questi anni i mancati festeggiamenti di questa bellissima festa».
E per la città di Barletta?
R:«Aldilà del quartiere di Santa Maria, questa festa ha un grande valore per tutta la città di Barletta, una festa particolare che ha il suo culmine nel mare di Barletta, e quindi il porto lì dove San Cataldo viene imbarcato su di un peschereccio e portato processionalmente per il mare della nostra città».
Che rapporto c'è tra San Cataldo e il quartiere di Santa Maria?
R:«Tra San Cataldo e il quartiere di Santa Maria c’è un rapporto molto forte dal sapore antico. Ho visto molti pescatori schierarsi in prima fila nel dare il proprio apporto, affinché ne venga fuori una bella festa, e lo spero anch’io, mi auguro che questa sia l’occasione giusta per far conoscere questa bellissima festa a tutto il popolo barlettano e non, che non ha avuto modo di conoscerla e viverla negli anni passati».
Ti aspettavi dopo tanti anni rivedere San Cataldo nel mare di Barletta e tra le vie del quartiere di Santa Maria?
R:«Sinceramente no, non pensavo di rivedere più San Cataldo tra le vie del nostro amatissimo quartiere di Santa Maria…».
Quale il tuo personale ricordo di questa festa tanto sentita negli anni passati?
R:«I miei personali ricordi di questa festa risalgono a quando ero bambino, i pescherecci che seguivano il Santo nel mare di Barletta, il dover conoscere qualche pescatore per poter salire sul peschereccio e vivere la processione in mare. Purtroppo per via delle nuove leggi non credo che rivedremo e rivivremo qui momenti, io penso che la soluzione migliore sia far partire il solo peschereccio con la statua del Santo a bordo senza il seguito dei vari pescherecci che ne accompagnano la processione in mare».
Un tuo invito a riempire sabato Piazza Marina prima e la banchina del porto poi...
R:«Il mio invito personale è quello – sabato 31 agosto – di riempire piazza Marina, e quindi il porto, cerchiamo tutti insieme di ridare lustro a questa festa che negli anni passati è stata orgoglio della marineria e dei barlettani tutti».
Un altro invito come Barlett e Avest lo facciamo alle istituzioni civili e religiose affinché questa festa non torni più nel dimenticatoio?
R:«Noi come Barlett e Avest abbiamo cercato di risvegliare la “barlettanità” in ognuno di noi, questi momenti in maniera particolare contribuiscono a fare ciò, questi sono i momenti che tirano fuori il nostro essere barlettano, detto ciò mi piacerebbe vedere una festa dove la gente si diverta, vedere tante bancarelle, magari con prodotti tipici del nostro territorio, e perché no un bell’artista che sappia farci cantare e divertire… che non siano i Righeira però! Detto questo chiudo dicendo “Catald, sop a c’hid mit l’alt, e tutt quent a fest d San Catald…Barlett e Avest».