'The Quake - Il terremoto del secolo': la recensione

di FREDERIC PASCALI - La calura agostana per tradizione è solita riservare un panorama di titoli cinematografici non proprio irresistibili o perlomeno difficilmente ascrivibili alla categoria degli indimenticabili. John Andreas Anderssen prova a opporsi al cliché con una pellicola tutta terremoti e sentimenti. Il regista norvegese dirige una produzione che si iscrive al genere Disaster Movie con un certo pudore, quasi recalcitrante, indecisa fino all’ultimo se abbandonare il suo registro intimista, sostegno della prima parte, a scapito di una deriva più in sintonia con i canoni classici del genere.

Il dubbio persiste sin quasi in prossimità della dirittura d’arrivo con la trama che ripercorre le vicende, come un vero e proprio sequel, narrate in “The Wawe”, precedente produzione norvegese con il geologo Kristian Eikjord, trucemente interpretato da Kristoffer Joner, protagonista di entrambi i lavori. 

In quello diretto da Anderssen lo ritroviamo isolato su di un fiordo in prossimità di Oslo alle prese con i tormenti della memoria e delle proprie paure per una possibile nuova catastrofe naturale. Allontanatosi dalla moglie e i figli, con grande fatica prova a ricucire i rapporti. L’intenzione di tornare a vivere a Oslo sembra avvalorare il tentativo ma la morte cruenta di un suo stimato collega e i suoi dubbi sui movimenti tellurici del sottosuolo cittadino riportano in auge l’incubo del disastro imminente.

“The Quake – Il terremoto del secolo” sorprende e allo stesso tempo delude con la sceneggiatura, di John Kåre Raake e Harald Rosenlow-Eeg,che dopo un superbo e inusuale incipit sembra degradarsi perdendo molto della sua iniziale potenza narrativa con punti di svolta che virano verso il banale o l’inverosimile, tipo la discesa in ascensore del super esperto geologo con il terremoto in arrivo e le successive acrobazie per il salvataggio di Julia, la figlia più piccola.

Un peccato per una pellicola dotata di un cast sicuramente all’altezza e illuminata magistralmente dalla fotografia di John Christian Rosenlund.