BARI - Si è tenuta nella mattinata di giovedì 28 novembre 2019, nel 42° anniversario dell’omicidio di Benedetto Petrone, la cerimonia organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con il Comitato XXVIII Novembre, il Coordinamento provinciale antifascista, l’ANPI e l’IPSAIC, per ricordare il giovane militante comunista ucciso da una squadraccia fascista in piazza Libertà.
“Vi ringrazio per essere qui, anche quest'anno - ha esordito Antonio Decaro - per ricordare Benedetto Petrone. La storia di Benny è la nostra storia. Una storia di parte, una parte netta, quella antifascista, ed è la storia del nostro Paese, fondata sui principi di libertà, di democrazia, di rispetto della libertà di pensiero e di espressione, scritti nella nostra Costituzione.
In questo periodo gli anticorpi democratici sembrano vacillare di fronte all’odio e alla violenza espressi da più parti: se siamo costretti a mettere sotto scorta una donna di 89 anni che ha vissuto l’orrore dell’Olocausto, significa che quei principi sono seriamente a rischio. E noi non possiamo permetterlo. Per questa ragione i sindaci di tutta Italia, indipendentemente dalla sensibilità politica di ciascuno, si ritroveranno il 10 dicembre a Milano per essere la scorta civile di Liliana Segre, perché non c’è spazio per nessun fanatismo, se non quello della libertà e della democrazia.
L’anno scorso, proprio da questa piazza, abbiamo condannato la vile aggressione da parte di un gruppo di fascisti che uscivano dalla sede di Casa Pound ai danni di tre persone che avevano manifestato liberamente le proprie idee in un corteo pacifico: quella sede è stata chiusa e quelle persone oggi sono sotto processo, a dimostrazione che lo Stato esiste e che esistono gli anticorpi democratici.
E ricordare ogni anno l’omicidio di Benny non è un rito vuoto, una commemorazione stanca: siamo qui non solo per ricordare un giovane militante ucciso per le sue idee, ma per testimoniare che noi tutti, insieme, siamo anticorpi viventi di democrazia e insieme dobbiamo difendere i nostri principi costituzionali.
Benny ha lasciato un segno indelebile nella nostra città con la sua passione, con il suo impegno sociale, con la sua battaglia contro le disuguaglianze nella città vecchia. E noi su quella traccia stiamo andando avanti, con l’aiuto di tutte le associazioni che sono al nostro fianco il Comitato XXVIII Novembre, l’Anpi, l’Arci, la Cgil, l’Ipsaic, la Rete della conoscenza, il Comitato regionale antifascista e che ogni giorno sono in prima linea contro la diffusione dei nuovi fascismi.
Ringrazio Porzia che con la sua presenza continua ricordarci come l’immagine di Benny rappresenta, per questa città, un simbolo potente contro l’intolleranza, il razzismo e il fascismo”.
EMILIANO: “SE ELIMINEREMO LE DISEGUAGLIANZE CHIUDEREMO LA STRADA AL FASCISMO” - “Emiliano è stato il primo che ha fatto onore a Benedetto, poi ha continuato Decaro. Sono stati i miei due angeli custodi, ogni 28 novembre sono sempre stati qui, e spero ci siano sempre, per non dimenticare”. Sono le parole di Porzia Petrone, sorella di Benedetto, pronunciate oggi alla cerimonia in sua memoria nel 42esimo anniversario della sua uccisione.
“Vi ringrazio per essere qui, anche quest'anno - ha esordito Antonio Decaro - per ricordare Benedetto Petrone. La storia di Benny è la nostra storia. Una storia di parte, una parte netta, quella antifascista, ed è la storia del nostro Paese, fondata sui principi di libertà, di democrazia, di rispetto della libertà di pensiero e di espressione, scritti nella nostra Costituzione.
In questo periodo gli anticorpi democratici sembrano vacillare di fronte all’odio e alla violenza espressi da più parti: se siamo costretti a mettere sotto scorta una donna di 89 anni che ha vissuto l’orrore dell’Olocausto, significa che quei principi sono seriamente a rischio. E noi non possiamo permetterlo. Per questa ragione i sindaci di tutta Italia, indipendentemente dalla sensibilità politica di ciascuno, si ritroveranno il 10 dicembre a Milano per essere la scorta civile di Liliana Segre, perché non c’è spazio per nessun fanatismo, se non quello della libertà e della democrazia.
L’anno scorso, proprio da questa piazza, abbiamo condannato la vile aggressione da parte di un gruppo di fascisti che uscivano dalla sede di Casa Pound ai danni di tre persone che avevano manifestato liberamente le proprie idee in un corteo pacifico: quella sede è stata chiusa e quelle persone oggi sono sotto processo, a dimostrazione che lo Stato esiste e che esistono gli anticorpi democratici.
E ricordare ogni anno l’omicidio di Benny non è un rito vuoto, una commemorazione stanca: siamo qui non solo per ricordare un giovane militante ucciso per le sue idee, ma per testimoniare che noi tutti, insieme, siamo anticorpi viventi di democrazia e insieme dobbiamo difendere i nostri principi costituzionali.
Benny ha lasciato un segno indelebile nella nostra città con la sua passione, con il suo impegno sociale, con la sua battaglia contro le disuguaglianze nella città vecchia. E noi su quella traccia stiamo andando avanti, con l’aiuto di tutte le associazioni che sono al nostro fianco il Comitato XXVIII Novembre, l’Anpi, l’Arci, la Cgil, l’Ipsaic, la Rete della conoscenza, il Comitato regionale antifascista e che ogni giorno sono in prima linea contro la diffusione dei nuovi fascismi.
Ringrazio Porzia che con la sua presenza continua ricordarci come l’immagine di Benny rappresenta, per questa città, un simbolo potente contro l’intolleranza, il razzismo e il fascismo”.
EMILIANO: “SE ELIMINEREMO LE DISEGUAGLIANZE CHIUDEREMO LA STRADA AL FASCISMO” - “Emiliano è stato il primo che ha fatto onore a Benedetto, poi ha continuato Decaro. Sono stati i miei due angeli custodi, ogni 28 novembre sono sempre stati qui, e spero ci siano sempre, per non dimenticare”. Sono le parole di Porzia Petrone, sorella di Benedetto, pronunciate oggi alla cerimonia in sua memoria nel 42esimo anniversario della sua uccisione.
Con Emiliano c’erano il sindaco di Bari Antonio Decaro, il presidente dell’Anpi Puglia, Ferdinando Pappalardo e la sorella di Benedetto Petrone, Porzia.
“Quando arrivammo quel giorno - ha ricordato Emiliano nel suo intervento - ci siamo resi conto che era accaduto il fatto più grave dal punto di vista politico che fosse mai accaduto nell'era moderna nella città di Bari. Ma noi non siamo qui per una riunione dei nostalgici: stiamo sottolineando che un gruppo di persone uscite da una sede di partito, approfittando del fatto che Benny non poteva correre come gli altri, lo accoltellò. Questa è una cosa che, a quell’epoca, tra noi ragazzi suscitò un'indignazione spaventosa. Perché il fascismo è approfittarsi delle condizioni di debolezza dei singoli o dei corpi collettivi per guadagnare alla vigliaccheria e all'infamia spazi che altrimenti sarebbero impossibili da conquistare. Ciò che è ignominioso, è vigliacco e privo di senso: che senso ha inseguire qualcuno per accoltellarlo? Per affermare un primato politico con dei coltelli o con l'inseguimento di una preda?
Di questo si tratta: nel ricordare, vogliamo vigilare perché quanto successo non si ripeta e che altri non trasformino un disprezzo insensato per chi la pensa diversamente da loro, in un atto di sopraffazione e addirittura in un atto politico. Il punto chiave è questo: questo sentimento tende a creare nei momenti di crisi della società un'egemonia al contrario: non ci si deve distrarre, non si deve pensare che l'essere pittoreschi, privi di capacità di ragionamento o di espressione, faccia diventare meno pericoloso questo sistema.
Perché in tutti i luoghi del mondo questa ignoranza e questa violenza senza senso, se noi continuiamo a dividerci e a stare separati, riesce a prevalere costruendo mostruosità. E poi ci vogliono sacrifici pazzeschi per rimediare a tutto ciò che viene spezzettato in quei momenti così terribili. È faticoso marcare il territorio, è faticoso dire che la democrazia è anche imperfetta, ma proprio per questa ragione va manutenuta ogni giorno e va manutenuta anche con la partecipazione popolare. Ci aiuterà la recente costituzione dell'Osservatorio antifascista da parte della Regione Puglia. Ringrazio tutti coloro che hanno accettato di partecipare a questo organismo perché sarà faticoso, ci si espone. Ma continuerete a rendere viva la memoria di un gruppo di ragazzi dei quali faceva parte Benedetto che a Bari vecchia sognava un mondo di persone eguali.
A Bari vecchia c’è stata la resistenza al fascismo con Di Vittorio e sua moglie che resistevano agli epigoni della marcia su Roma.
A Bari vecchia, insieme a chiese, sezioni di partito, associazioni, si è creato il sogno di una città dove non c’era più un destino segnato dal luogo di nascita, ma si cercava di costruire una città diversa superando “la muraglia” di corso Vittorio Emanuele. Non ci siamo ancora riusciti, è bene dirlo: per quanti sforzi stiamo facendo, il lavoro è continuo.
Ed è per questo che davanti a una lapide come questa, noi dobbiamo ribadire il giuramento sulla Costituzione della Repubblica italiana, che ha come elemento fondamentale il principio di uguaglianza: il principio per il quale mai nessuno deve essere lasciato al suo destino perché il pericolo che venga attaccato in solitudine diventa troppo forte per respingerlo.
La solitudine delle persone che combattono per la giustizia, l'eguaglianza e per un mondo migliore si determina spesso per nostra responsabilità.
Impediamo che altri nella condizione di Benedetto siano inseguiti e colpiti perché soli o perché non riuscivano in quel momento a correre alla velocità degli altri.
Stiamo vicini e sosteniamo con la forza della Repubblica italiana tutte le diseguaglianze, perché se elimineremo le diseguaglianze chiuderemo la strada al fascismo”.
“Quando arrivammo quel giorno - ha ricordato Emiliano nel suo intervento - ci siamo resi conto che era accaduto il fatto più grave dal punto di vista politico che fosse mai accaduto nell'era moderna nella città di Bari. Ma noi non siamo qui per una riunione dei nostalgici: stiamo sottolineando che un gruppo di persone uscite da una sede di partito, approfittando del fatto che Benny non poteva correre come gli altri, lo accoltellò. Questa è una cosa che, a quell’epoca, tra noi ragazzi suscitò un'indignazione spaventosa. Perché il fascismo è approfittarsi delle condizioni di debolezza dei singoli o dei corpi collettivi per guadagnare alla vigliaccheria e all'infamia spazi che altrimenti sarebbero impossibili da conquistare. Ciò che è ignominioso, è vigliacco e privo di senso: che senso ha inseguire qualcuno per accoltellarlo? Per affermare un primato politico con dei coltelli o con l'inseguimento di una preda?
Di questo si tratta: nel ricordare, vogliamo vigilare perché quanto successo non si ripeta e che altri non trasformino un disprezzo insensato per chi la pensa diversamente da loro, in un atto di sopraffazione e addirittura in un atto politico. Il punto chiave è questo: questo sentimento tende a creare nei momenti di crisi della società un'egemonia al contrario: non ci si deve distrarre, non si deve pensare che l'essere pittoreschi, privi di capacità di ragionamento o di espressione, faccia diventare meno pericoloso questo sistema.
Perché in tutti i luoghi del mondo questa ignoranza e questa violenza senza senso, se noi continuiamo a dividerci e a stare separati, riesce a prevalere costruendo mostruosità. E poi ci vogliono sacrifici pazzeschi per rimediare a tutto ciò che viene spezzettato in quei momenti così terribili. È faticoso marcare il territorio, è faticoso dire che la democrazia è anche imperfetta, ma proprio per questa ragione va manutenuta ogni giorno e va manutenuta anche con la partecipazione popolare. Ci aiuterà la recente costituzione dell'Osservatorio antifascista da parte della Regione Puglia. Ringrazio tutti coloro che hanno accettato di partecipare a questo organismo perché sarà faticoso, ci si espone. Ma continuerete a rendere viva la memoria di un gruppo di ragazzi dei quali faceva parte Benedetto che a Bari vecchia sognava un mondo di persone eguali.
A Bari vecchia c’è stata la resistenza al fascismo con Di Vittorio e sua moglie che resistevano agli epigoni della marcia su Roma.
A Bari vecchia, insieme a chiese, sezioni di partito, associazioni, si è creato il sogno di una città dove non c’era più un destino segnato dal luogo di nascita, ma si cercava di costruire una città diversa superando “la muraglia” di corso Vittorio Emanuele. Non ci siamo ancora riusciti, è bene dirlo: per quanti sforzi stiamo facendo, il lavoro è continuo.
Ed è per questo che davanti a una lapide come questa, noi dobbiamo ribadire il giuramento sulla Costituzione della Repubblica italiana, che ha come elemento fondamentale il principio di uguaglianza: il principio per il quale mai nessuno deve essere lasciato al suo destino perché il pericolo che venga attaccato in solitudine diventa troppo forte per respingerlo.
La solitudine delle persone che combattono per la giustizia, l'eguaglianza e per un mondo migliore si determina spesso per nostra responsabilità.
Impediamo che altri nella condizione di Benedetto siano inseguiti e colpiti perché soli o perché non riuscivano in quel momento a correre alla velocità degli altri.
Stiamo vicini e sosteniamo con la forza della Repubblica italiana tutte le diseguaglianze, perché se elimineremo le diseguaglianze chiuderemo la strada al fascismo”.