di FRANCESCO GRECO - “Sono giorni che brucia quel fuoco sul monte…”.
Il mito, tutto è nel mito. Perché il mito è ricco di innervature e dialettica, contaminato, polisemico. E attraversa il tempo per giungere sino a noi e stupirci con la sua straordinaria attualità .
Quello di Eracle/Ercole, per esempio.
Rinnovato e rinvigorito da Sergio Fontana (archeologo e divulgatore che ha girato il mondo e pubblicato molto, usando anche le nuove tecnologie: questo è il suo primo romanzo) in “H - Memorie di Eracle”, Edipuglia, Bari 2019, pp. 333, euro 16,00 (collana “Le vie maestre” diretta da Giuliano Volpe).
L’incipit è psicanalitico, da lettino dell’analista: ormai vecchio e stanco, l’eroe è sul monte Eta e ordina al figlio Illo di dare fuoco al corpo e mentre l fiamme stanno per avvolgerlo, rivive la sua avventura sin da quando era nel ventre della madre, ricordando tutto ciò che ha vissuto, visto, sofferto, in una vita di avventure (si potrebbe sovrapporre al ritorno in patria di Ulisse). E’ la pre-morte cui Platone fa cenno nell’ultimo libro della “Repubblica”. E’ una sorta di odissea, o anabasi (ma Eracle è un vincitore), nel nostro immortale dna greco e mediterraneo, nella nostra coscienza, nell’anima, toccando tutti i topoi possibili e immaginabili del mondo conosciuto nel II Millennio a. C. in cui si intravede quello che verrà (da Micene a Troia, Atene e Sparta, sino a Omero, Pericle, Platone e Alessandro, inclusi Erodoto, Fidia, Aristofane, ecc.).
Un viaggio (“apoteosi”) che diviene denso di metafore e allegorie e di forza, di coraggio e astuzie, di superstizioni, di padronanza del Fato, di lotta alle avversità e anche di sfida alle divinità , lui che è semidio: la madre Alcmena è stata sedotta da Zeus clonatosi sul padre Anfitrione (gelosissimo), tanto per cambiare, e l’eroe trova in Hera un’implacabile vendicatrice dai mille espedienti, anche se Atena spesso lo tira fuori dai guai. Cosa sono le sue fatiche se non il tentativo dell’uomo di possedere il suo destino, di dominare le paure e le angosce e infine anche la morte? Fontana dà vita a un affresco vivo e ricco di ethos ed epos come lo furono quelle raffinate civiltà , “A quel tempo il potere di Zeus non si era ancora radicato…”.
Documentatissimo su ogni aspetto e chiaroscuro (alcuni sono sopravvissuti e giunti ai nostri tempi). Offrendo, su ogni snodo della vita dell’eroe, le versioni bibliografiche cui ha attinto, da Artemidoro a Ovidio, Apollodoro e Pausania, ecc. Un romanzo che ci riconcilia col Mito, oggi che ce ne propongono di dozzinali, clonati e posticci (il web ben s’adatta alla bisogna, li sparge urbi et orbi). Chissà perché il mito della forza oggi è appannato, declinante. Come la nostra civiltà , in ossequio al politicamente corretto che sfuma l’identità , anche sessuale, che si moltiplica a livello esponenziale, sin quasi a sparire. Chissà che direbbe Eracle? Il romanzo sarà presentato martedì 26 novembre, alle ore 18, alla libreria Laterza di Bari.
L’incipit è psicanalitico, da lettino dell’analista: ormai vecchio e stanco, l’eroe è sul monte Eta e ordina al figlio Illo di dare fuoco al corpo e mentre l fiamme stanno per avvolgerlo, rivive la sua avventura sin da quando era nel ventre della madre, ricordando tutto ciò che ha vissuto, visto, sofferto, in una vita di avventure (si potrebbe sovrapporre al ritorno in patria di Ulisse). E’ la pre-morte cui Platone fa cenno nell’ultimo libro della “Repubblica”. E’ una sorta di odissea, o anabasi (ma Eracle è un vincitore), nel nostro immortale dna greco e mediterraneo, nella nostra coscienza, nell’anima, toccando tutti i topoi possibili e immaginabili del mondo conosciuto nel II Millennio a. C. in cui si intravede quello che verrà (da Micene a Troia, Atene e Sparta, sino a Omero, Pericle, Platone e Alessandro, inclusi Erodoto, Fidia, Aristofane, ecc.).
Un viaggio (“apoteosi”) che diviene denso di metafore e allegorie e di forza, di coraggio e astuzie, di superstizioni, di padronanza del Fato, di lotta alle avversità e anche di sfida alle divinità , lui che è semidio: la madre Alcmena è stata sedotta da Zeus clonatosi sul padre Anfitrione (gelosissimo), tanto per cambiare, e l’eroe trova in Hera un’implacabile vendicatrice dai mille espedienti, anche se Atena spesso lo tira fuori dai guai. Cosa sono le sue fatiche se non il tentativo dell’uomo di possedere il suo destino, di dominare le paure e le angosce e infine anche la morte? Fontana dà vita a un affresco vivo e ricco di ethos ed epos come lo furono quelle raffinate civiltà , “A quel tempo il potere di Zeus non si era ancora radicato…”.
Documentatissimo su ogni aspetto e chiaroscuro (alcuni sono sopravvissuti e giunti ai nostri tempi). Offrendo, su ogni snodo della vita dell’eroe, le versioni bibliografiche cui ha attinto, da Artemidoro a Ovidio, Apollodoro e Pausania, ecc. Un romanzo che ci riconcilia col Mito, oggi che ce ne propongono di dozzinali, clonati e posticci (il web ben s’adatta alla bisogna, li sparge urbi et orbi). Chissà perché il mito della forza oggi è appannato, declinante. Come la nostra civiltà , in ossequio al politicamente corretto che sfuma l’identità , anche sessuale, che si moltiplica a livello esponenziale, sin quasi a sparire. Chissà che direbbe Eracle? Il romanzo sarà presentato martedì 26 novembre, alle ore 18, alla libreria Laterza di Bari.