di FRANCESCO GRECO - C’è un passaggio automatico, della parabola salviniana, che l’opinionismo politically correct non vuol fare: per ideologia, pregiudizio, partito preso, autoreferenzialità, militanza, superiorità antropologica rispetto al “barbaro”.
Eppure è a portata di mano. Basta un niente, una “nticchia” direbbe il divin Totò. Matteo Salvini ha preso una Lega al 4% e l’ha portata in pochi anni al 34,3. Di più: negli ultimi sondaggi, è al 38, con punte del 40%. Suscettibile di lievitare ora che dem e stellati hanno messo su un inguacchio senza programmi nè visioni comuni che non siamo il pregiudizio e la paura del voto popolare, decidendo di suicidarsi: il vivo afferra il morto, difficile dire chi è chi.
Salvini ha tolto la parola “Nord”, l’ha smussata dello sghiribizzo antimeridionale, scissionista. Da posizioni oltranziste, fondamentaliste, l’ha fatta diventare un partito “democratico”, sebbene fortemente personalizzato, al limite del culto della personalità.
Di più: ne ha fatto un partito nazionale, spalmato cioè su tutta la Nazione. Il Mezzogiorno ha rimosso quel pregiudizio sospeso fra livore, paura, vittimismo, montati ad arte da certa intellighentsia da salotti e terrazze, verso il Carroccio e Salvini, investiti di grandi responsabilità.
Il Sud leghista fino a non molto tempo fa era un’idea balzana, anzi, blasfema. Ora è realtà: Sicilia (23,7%), Calabria (22%), Puglia (25,2%), Campania (29,2), Umbria fresca fresca (36,9)%, ecc.
Salvini ha copiato e perfezionato lo slogan del M5S: 1 vale 1. La realtà è che la Lega di Bossi non esiste più, e non può essere nemmeno considerata un antenato della Lega di Salvini. Questo è un partito nuovo, moderno, a-ideologico, pragmatico, modulato sull’Iperuranio delle idee, uguale come Narciso dalle Alpi alle Madonie.
E mentre la Lega è nel III Millennio, gli altri sono ancora nel Novecento.
Non capirlo, attardarsi sulla sociologia (fascismo/antifascismo) e sull’antropologia (la supposta superiorità antropologica), condanna alla marginalità, di più: predispone all’estinzione. La Storia non aspetta, il tempo è virale.
Salvini l’austroungarico razionale, ad agosto, con le dinamiche temporali che sappiamo, fra Papeete e mojiti e le infinite letture che se ne possono dare, è riuscito a resistere al mantra del mediterraneo del dolce far niente di Di Maio e a sbarazzarsi dell’abbraccio fatale.
La conclusione è di disarmante banalità: Salvini può essere decodificato come il nuovo Garibaldi: senza spargere sangue né sparare un colpo, dopo 158 anni, ha realizzato davvero l’unità dell’Italia.
Ma l’opinionismo, e certa politica, non può dirlo, e bulina ancora sull’icona del fascista e del razzista: funziona meglio, per Salvini, ovvio…
Eppure è a portata di mano. Basta un niente, una “nticchia” direbbe il divin Totò. Matteo Salvini ha preso una Lega al 4% e l’ha portata in pochi anni al 34,3. Di più: negli ultimi sondaggi, è al 38, con punte del 40%. Suscettibile di lievitare ora che dem e stellati hanno messo su un inguacchio senza programmi nè visioni comuni che non siamo il pregiudizio e la paura del voto popolare, decidendo di suicidarsi: il vivo afferra il morto, difficile dire chi è chi.
Salvini ha tolto la parola “Nord”, l’ha smussata dello sghiribizzo antimeridionale, scissionista. Da posizioni oltranziste, fondamentaliste, l’ha fatta diventare un partito “democratico”, sebbene fortemente personalizzato, al limite del culto della personalità.
Di più: ne ha fatto un partito nazionale, spalmato cioè su tutta la Nazione. Il Mezzogiorno ha rimosso quel pregiudizio sospeso fra livore, paura, vittimismo, montati ad arte da certa intellighentsia da salotti e terrazze, verso il Carroccio e Salvini, investiti di grandi responsabilità.
Il Sud leghista fino a non molto tempo fa era un’idea balzana, anzi, blasfema. Ora è realtà: Sicilia (23,7%), Calabria (22%), Puglia (25,2%), Campania (29,2), Umbria fresca fresca (36,9)%, ecc.
Salvini ha copiato e perfezionato lo slogan del M5S: 1 vale 1. La realtà è che la Lega di Bossi non esiste più, e non può essere nemmeno considerata un antenato della Lega di Salvini. Questo è un partito nuovo, moderno, a-ideologico, pragmatico, modulato sull’Iperuranio delle idee, uguale come Narciso dalle Alpi alle Madonie.
E mentre la Lega è nel III Millennio, gli altri sono ancora nel Novecento.
Non capirlo, attardarsi sulla sociologia (fascismo/antifascismo) e sull’antropologia (la supposta superiorità antropologica), condanna alla marginalità, di più: predispone all’estinzione. La Storia non aspetta, il tempo è virale.
Salvini l’austroungarico razionale, ad agosto, con le dinamiche temporali che sappiamo, fra Papeete e mojiti e le infinite letture che se ne possono dare, è riuscito a resistere al mantra del mediterraneo del dolce far niente di Di Maio e a sbarazzarsi dell’abbraccio fatale.
La conclusione è di disarmante banalità: Salvini può essere decodificato come il nuovo Garibaldi: senza spargere sangue né sparare un colpo, dopo 158 anni, ha realizzato davvero l’unità dell’Italia.
Ma l’opinionismo, e certa politica, non può dirlo, e bulina ancora sull’icona del fascista e del razzista: funziona meglio, per Salvini, ovvio…