BARI - Ieri mattina, alla presenza della ministra dell’Interno Lucia Lamorgese, il sindaco Antonio Decaro, accompagnato dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e dalla prefetta di Bari Marilisa Magno, ha inaugurato il nuovo spazio polifunzionale Artemisia, ricavato in una villa confiscata a un boss della mafia nel quartiere di Santo Spirito e riconsegnata alla cittadinanza come luogo di inclusione sociale, bistrot e bed&breakfast.
Il progetto di riqualificazione e gestione è in capo alla cooperativa sociale CAPS che, dopo aver richiesto, nel 2001, l’affidamento del bene confiscato - la villa un tempo è appartenuta al clan Lanzarotto -, ha avviato una serie di progetti volti alla valorizzazione dell’edificio sia sotto il profilo fisico sia sociale, candidando di volta in volta il bene a una serie di iniziative promosse da vari enti per sostenere percorsi di antimafia sociale, a partire dal riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Il progetto Artemisia, infatti, così come è oggi, è stato sostenuto da Fondazione con il Sud (Iniziativa Beni Confiscati 2013), Regione Puglia (POR Puglia FESR FSE 2014-2020), Comune di Bari (URBIS PON Metro 2014-2020), Fondo di Beneficenza Intesa San Paolo e Ikea Italia.
La villa, un tempo quartier generale della malavita, oggi ospita un bed&breakfast, un bistrot, diversi spazi per la socializzazione, oltre ad essere un punto di riferimento per i giovani di Care Leavers impegnati in un progetto di riscatto sociale.
“Rinnovo il ringraziamento al ministro che oggi è qui con noi, al prefetto, e al Caps che ha seguito un iter estremamente complesso per dare corpo a questo progetto che oggi restituisce un bene confiscato alla collettività - ha dichiarato il sindaco Antonio Decaro -. Questo luogo è un simbolo di un periodo oscuro della nostra città, la Bari degli anni ’90, quando qui venne Antonello Lazzarotto che decise di instaurare relazioni criminali con le cosche locali e la ‘ndrangheta, mettendo in piedi un traffico internazionale di droga con proventi che arrivavano fino a mezzo miliardo al giorno. Questa villa purtroppo era frequentata anche dalla Bari bene, in un momento in cui la nostra città era ostaggio dei clan Parisi, Strisciuglio e Capriati. Certamente i clan esistono ancora, ma sono stati fortemente indeboliti dal lavoro straordinario svolto in questi anni dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, che torno a ringraziare a nome della nostra città.
Oggi fortunatamente esiste una nuova consapevolezza rispetto ai danni che la cultura criminale ha causato al nostro territorio, ed è bello che un simbolo, un tempo negativo, sia diventato un simbolo positivo, che parla di riscatto e di possibilità di un futuro diverso: i ragazzi che gestiranno questo luogo hanno perso i loro legami familiari qualche anno fa ma, grazie allo Stato, nei prossimi mesi ritroveranno qui la loro famiglia nei volti delle persone che frequenteranno il bistrot e il b&b di Villa Artemisia.
Approfitto della presenza del ministro Lamorgese per condividere due brevi riflessioni sui beni confiscati alle mafie: la prima riguarda la necessità di semplificare le regole per l’uso di questi beni, la seconda è legata alla convinzione che questi beni non si debbano vendere per alimentare un fondo nazionale ma debbano essere messi a disposizione della comunità che ha sofferto della presenza di quelle forze criminali sul proprio territorio. Vorremmo utilizzare in maniera opportuna questi beni destinandoli, ad esempio, alle persone in emergenza abitativa, alle associazioni che operano nel welfare, ai progetti di antimafia sociale o di reinserimento lavorativo. Tutte attività che arricchiscono il nostro territorio e rafforzano la nostra comunità attraverso quella cura dei luoghi e delle persone che viene valorizzata anche secondo quanto previsto dal protocollo siglato questa mattina in Prefettura”.
Il progetto di riqualificazione e gestione è in capo alla cooperativa sociale CAPS che, dopo aver richiesto, nel 2001, l’affidamento del bene confiscato - la villa un tempo è appartenuta al clan Lanzarotto -, ha avviato una serie di progetti volti alla valorizzazione dell’edificio sia sotto il profilo fisico sia sociale, candidando di volta in volta il bene a una serie di iniziative promosse da vari enti per sostenere percorsi di antimafia sociale, a partire dal riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Il progetto Artemisia, infatti, così come è oggi, è stato sostenuto da Fondazione con il Sud (Iniziativa Beni Confiscati 2013), Regione Puglia (POR Puglia FESR FSE 2014-2020), Comune di Bari (URBIS PON Metro 2014-2020), Fondo di Beneficenza Intesa San Paolo e Ikea Italia.
La villa, un tempo quartier generale della malavita, oggi ospita un bed&breakfast, un bistrot, diversi spazi per la socializzazione, oltre ad essere un punto di riferimento per i giovani di Care Leavers impegnati in un progetto di riscatto sociale.
Oggi fortunatamente esiste una nuova consapevolezza rispetto ai danni che la cultura criminale ha causato al nostro territorio, ed è bello che un simbolo, un tempo negativo, sia diventato un simbolo positivo, che parla di riscatto e di possibilità di un futuro diverso: i ragazzi che gestiranno questo luogo hanno perso i loro legami familiari qualche anno fa ma, grazie allo Stato, nei prossimi mesi ritroveranno qui la loro famiglia nei volti delle persone che frequenteranno il bistrot e il b&b di Villa Artemisia.
Approfitto della presenza del ministro Lamorgese per condividere due brevi riflessioni sui beni confiscati alle mafie: la prima riguarda la necessità di semplificare le regole per l’uso di questi beni, la seconda è legata alla convinzione che questi beni non si debbano vendere per alimentare un fondo nazionale ma debbano essere messi a disposizione della comunità che ha sofferto della presenza di quelle forze criminali sul proprio territorio. Vorremmo utilizzare in maniera opportuna questi beni destinandoli, ad esempio, alle persone in emergenza abitativa, alle associazioni che operano nel welfare, ai progetti di antimafia sociale o di reinserimento lavorativo. Tutte attività che arricchiscono il nostro territorio e rafforzano la nostra comunità attraverso quella cura dei luoghi e delle persone che viene valorizzata anche secondo quanto previsto dal protocollo siglato questa mattina in Prefettura”.