2 dicembre 1943, Bari diventa la "seconda" Pearl Harbour
di NICOLA ZUCCARO - Bari, giovedì 2 dicembre 1943. Sono da poco passate le 19.30 quando improvvisamente il Porto viene trasformato in un inferno di fuoco per gli effetti del martellante bombardamento degli aerei della Luftwaffe, successivamente estesi sul resto della città.
Furono colpite 17 navi mercantili fa cui la Statunitense John Harvey dalla quale, per la presenza al suo interno di bombe cariche di iprite si sprigionarono quelle sostanze tossiche che provocarono, oltre all'inquinamento delle acque portuali, anche migliaia di vittime fra militari e civili.
A 76 anni di distanza, il bombardamento su Bari viene annoverato fra i più gravi episodi di guerra chimica verificatisi nel Conflitto 1939-45 e al punto da definire l'incursione aerea sul capoluogo pugliese, la "Pearl Harbor del Mediterraneo".
Questo accostamento è motivato dall'identica dinamica che contraddistinse il 7 dicembre 1941, l'aggressione aviatoria in direzione della base navale degli Usa, ubicata presso l'omonima Isola dell'Oceano Pacifico.
Furono colpite 17 navi mercantili fa cui la Statunitense John Harvey dalla quale, per la presenza al suo interno di bombe cariche di iprite si sprigionarono quelle sostanze tossiche che provocarono, oltre all'inquinamento delle acque portuali, anche migliaia di vittime fra militari e civili.
A 76 anni di distanza, il bombardamento su Bari viene annoverato fra i più gravi episodi di guerra chimica verificatisi nel Conflitto 1939-45 e al punto da definire l'incursione aerea sul capoluogo pugliese, la "Pearl Harbor del Mediterraneo".
Questo accostamento è motivato dall'identica dinamica che contraddistinse il 7 dicembre 1941, l'aggressione aviatoria in direzione della base navale degli Usa, ubicata presso l'omonima Isola dell'Oceano Pacifico.