di SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI - Grata a Maurizio Gnazzi, coordinatore ostetrico Mater Dei, per aver voluto il mio contributo per il Vernissage della mostra Animaostetrica a cura di Pio Meledandri presso la sala dell’ex Palazzo delle Poste. La mostra potrà essere visitata fino al 10 gennaio 2020. La Rassegna di fotografie di Luigi Scaringello, ginecologo, genera emozioni profonde e riporta al luogo delle origini.
Ogni foto è accompagnata da testi di grande sensibilità di Maurizio Gnazzi. Catalogo: Stampa Sud Mottola progetto grafico di Alessandro Capurso. Patrocinii del Comune di Bari, del Mater Dei Hospital, dell’Ordine interprovinciale della professione ostetrica Bari Bat e dell’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus sezione di Bari. Sono stati recitati brani poetici e infine eseguiti canti natalizi.
Si è trattato di una profonda riflessione sulla maternità in senso ampio. Per tale motivazione l’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus sezione di Bari ha accolto l’invito a intervenire poiche ‘si pone nei confronti della società in stato di disagio con la stessa accoglienza di una madre nei confronti dei bambini, delle umane fragilità svolgendo in senso lato un ruolo maieutico per facilitare la nascita di quelle parti buone, innocenti e meravigliose che ciascun essere umano cela dentro di se’.
Qui di seguito le considerazioni espresse da chi scrive. E’ Natale: ma nascere significa sempre essere gettati nella notte, inermi dinanzi al mondo. Nascere è sempre un trauma per il bambino. Da un ambiente caldo ad uno freddo, da un ambiente liquido ad uno areiforme, dal mondo senza dolore, plasmato da emozioni indistinte, al dolore dell’atto del respirare, al senso di fame, di assoluta dipendenza dopo una illusoria autonomia del regno della beatitudine. Dal non gravitazionale al gravitazionale, dalla non respirazione alla respirazione.
Fondamentale è disporre il bambino sull’addome della madre per farlo entrare in contatto con il respiro materno: l’Ostetrica ha il grande compito di contenere le angosce del bambino e della madre. Il bambino in modo particolare per ritrovare la continuità dell’essere necessita di tranquillità, le manovre intrusive generano traumi. Per entrambi, madre e bambino, importante è il contatto corporeo, della pelle: il bimbo deve poter sentire di essere cullato dal respiro e dal battito del cuore della madre. (Cfr.D.W. Winnicott , Sulla natura umana, Raffaello Cortina Editore, 1989)
Per la madre mettere al mondo un bambino è sempre un trauma, si separa da una parte di sé, rievoca la separazione originaria dal corpo della propria madre. E non ultimo il sorgere di un sottile ma implacabile senso di colpa per aver voluto essere come la madre, essere la madre prendendone il posto. Il rispecchiamento madre /figlia è un dato ineludibile, come afferma J . Lemoine, la grande psicoanalista che ha approfondito tale dinamica.
Non si dimentichi che la nostra identità di esseri umani è il risultato di tante separazioni e lutti. Ma tutto ha inizio prima del concepimento: la mente genitoriale immagina tutto ciò che nella realtà non esisterà. Sarà sempre un altro, un altro da Se’ che verrà al mondo. Un estraneo che deve ritornare ad essere familiare nel rispetto della sua individualità e soggettività. Il lavoro dell’Ostetrica deve dunque cominciare sin dagli inizi della gravidanza.
Quei nove mesi, infatti, sono la preparazione al sentirsi madre. Questo periodo, per esempio, manca alla madre adottiva che evidentemente non potrà avere lo stesso senso materno pur avendo esperito altro tipo di attesa, una gestazione simbolica.
Per il bimbo, d’altra parte, l’assenza della madre è devastante. Un vuoto incolmabile. L’Ostetrica deve sapere che l’abbraccio aiuta a contenere, soprattutto in assenza della madre perché il bimbo necessita del corpo materno facilitante il senso di sicurezza, di protezione, di accudimento, di nutrizione. Il focus del nostro dire ha varie direzioni: nell’attesa, cioe’ nel periodo di gestazione, nascono le fantasie che condizioneranno la relazione Madre Bambino.
Fondamentale si rivelano il travaglio e il parto. Devono entrambi (Madre e Figlio) passare da una interconnessione profonda ad uno stato di squilibrio che altera ogni cosa, per cui il contatto con le mani dell’Ostetrica funge da area transizionale che rende meno difficile il passaggio. Mani che consegneranno a loro volta il corpo del bambino al corpo della madre: il liquido amniotico sarà sostituito in parte da tatto e dal contatto, l’odore del sangue dall’odore del corpo della madre e del latte che diventerà l’elemento primo e indispensabile per la vita.
E di qui tutto il copione della nostra esistenza. L’Ostetrica facilita l’esperienza di continuum tra madre e bambino e il dolore consente di sentire preziosa la nuova vita. So che alcuni possono non essere d’accordo ma è il dolore che sveglia e ci sveglia. Ed è l’Ostetrica che crea quello spazio quasi sacro che avvicina nuovamente madre e bambino.
Parto e dolore sono biblicamente connessi , ma non è punizione e certo non è opportuno cancellare il dolore, alleviare sì, ma cancellare è come snaturare il lavoro del parto e il suo significato: diviene quasi “sacrilego” perché eliminando il travaglio si modifica il senso di appartenenza tra l’uno e l’altra.
Il dolore fa paura è vero ma le ostetriche possono gestire consapevolmente questa fase delicata: non si tratta di negare il dolore ma di gestire il dolore e l’angoscia che ne deriva. La parola dell’Ostetrica deve incontrare il grido della madre e trasformare questo in parola. Imparare ad ascoltare le donne, lasciarle parlare durante tutta la gravidanza è fondamentale: ognuno di noi è un universo e ogni nascita è diversa.
Urge formazione per accogliere ed elaborare la storia delle donne, della vita di ogni donna con rispetto assoluto e sospensione di giudizio. Il parto, dalla mia ottica , è una questione tutta femminile: al posto della madre della partoriente c’è la” levatrice”. La madre soffrirebbe troppo nell’assistere al doloroso travaglio della figlia, non avrebbe quella giusta distanza dalla situazione che invece può avere l’Ostetrica per guidare e facilitare, sostenere e contenere: il lavoro dell’Ostetrica non può svolgersi senza la mente e il cuore.
Deve aiutare la donna a sentirsi madre nella consapevolezza che non sono stati il medico o l’Ostetrica a far nascere il bambino, ma che costoro hanno semplicemente aiutato perché si nasce grazie alla forza donne. Si partoriva in casa. Io sono nata in casa in un giorno gelido di gennaio, nei giorni della merla: con mia madre c’erano due ostetriche meravigliose che in quel tempo erano chiamate affettuosamente le “mammare“. E il parto non era dei più facili. Tutt’altro.
Dico questo perché l’evento della nascita è sempre appartenuto alle donne che partorivano in casa. L’ospedalizzazione è un fenomeno che si è’ sviluppato negli anni Settanta. Ora si nasce e spesso si muore in una clinica, talora in tutta solitudine.
Si racconta di Cleopatra VII che si occupava di fertilità e vari esperimenti medici. Da Plinio sappiamo di molte Cleopatra e gli scrittori arabi hanno tramandato che fu una ginecologa di nome Cleopatra ad insegnare alcuni trattamenti medici a Galeno e lo stesso dedicherà il suo "Anatomia dell'utero" ad un'Ostetrica.
Si racconta anche che il primo parto pubblico avvenne il 26 dicembre del 1194 quando Costanza d’Altavilla, colta dalle doglie, primipara quarantenne, per dissipare i dubbi sulla sua gravidanza partorì Federico II di Svevia, nella piazza del mercato di Iesi. In seguito di questo momento tutto femminile nel corso del tempo e per vari motivi si sono occupati i medici, i ginecologi.
E in sala parto ora entrano anche i giovani padri. Ma per un sano sviluppo psicofisico dell’infanzia essenziale sin dagli inizi è la funzione materna: ”la preoccupazione materna primaria e la comune madre devota”, come scrive D. W. Winnicott , riferendosi alla condizione psicologica della madre, nelle settimane precedenti e successive alla nascita del bambino.
Secondo Winnicott le madri “sufficientemente buone” non sono perfette, ma semplicemente sono in grado di prendersi cura del loro bambino e di accudirlo adattandosi ai bisogni del bambino. Questa mansione può essere facilitata dalla presenza della Ostetrica che può occuparsi dell’intimità corporea e psichica tra madre e bambino che trovasi in uno stato non integrato per cui solo l’accudimento, il contenimento e la mano nella mano , l’abbraccio possono più facilmente condurre allo stato integrato.
Alla percezione del proprio sé quale soggetto autonomo. Il lavoro dell’Ostetrica è dunque una missione per proteggere il tempo dell’essere ospiti di questo mondo. Una missione associabile a coloro che scegliendo di donare il loro tempo con atti di solidarietà dalle tenebre di tante difficili situazioni portano alla luce nuove e straordinarie parti dell’umanità.
Ogni foto è accompagnata da testi di grande sensibilità di Maurizio Gnazzi. Catalogo: Stampa Sud Mottola progetto grafico di Alessandro Capurso. Patrocinii del Comune di Bari, del Mater Dei Hospital, dell’Ordine interprovinciale della professione ostetrica Bari Bat e dell’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus sezione di Bari. Sono stati recitati brani poetici e infine eseguiti canti natalizi.
Si è trattato di una profonda riflessione sulla maternità in senso ampio. Per tale motivazione l’Associazione Crocerossine d’Italia Onlus sezione di Bari ha accolto l’invito a intervenire poiche ‘si pone nei confronti della società in stato di disagio con la stessa accoglienza di una madre nei confronti dei bambini, delle umane fragilità svolgendo in senso lato un ruolo maieutico per facilitare la nascita di quelle parti buone, innocenti e meravigliose che ciascun essere umano cela dentro di se’.
Qui di seguito le considerazioni espresse da chi scrive. E’ Natale: ma nascere significa sempre essere gettati nella notte, inermi dinanzi al mondo. Nascere è sempre un trauma per il bambino. Da un ambiente caldo ad uno freddo, da un ambiente liquido ad uno areiforme, dal mondo senza dolore, plasmato da emozioni indistinte, al dolore dell’atto del respirare, al senso di fame, di assoluta dipendenza dopo una illusoria autonomia del regno della beatitudine. Dal non gravitazionale al gravitazionale, dalla non respirazione alla respirazione.
Fondamentale è disporre il bambino sull’addome della madre per farlo entrare in contatto con il respiro materno: l’Ostetrica ha il grande compito di contenere le angosce del bambino e della madre. Il bambino in modo particolare per ritrovare la continuità dell’essere necessita di tranquillità, le manovre intrusive generano traumi. Per entrambi, madre e bambino, importante è il contatto corporeo, della pelle: il bimbo deve poter sentire di essere cullato dal respiro e dal battito del cuore della madre. (Cfr.D.W. Winnicott , Sulla natura umana, Raffaello Cortina Editore, 1989)
Per la madre mettere al mondo un bambino è sempre un trauma, si separa da una parte di sé, rievoca la separazione originaria dal corpo della propria madre. E non ultimo il sorgere di un sottile ma implacabile senso di colpa per aver voluto essere come la madre, essere la madre prendendone il posto. Il rispecchiamento madre /figlia è un dato ineludibile, come afferma J . Lemoine, la grande psicoanalista che ha approfondito tale dinamica.
Non si dimentichi che la nostra identità di esseri umani è il risultato di tante separazioni e lutti. Ma tutto ha inizio prima del concepimento: la mente genitoriale immagina tutto ciò che nella realtà non esisterà. Sarà sempre un altro, un altro da Se’ che verrà al mondo. Un estraneo che deve ritornare ad essere familiare nel rispetto della sua individualità e soggettività. Il lavoro dell’Ostetrica deve dunque cominciare sin dagli inizi della gravidanza.
Quei nove mesi, infatti, sono la preparazione al sentirsi madre. Questo periodo, per esempio, manca alla madre adottiva che evidentemente non potrà avere lo stesso senso materno pur avendo esperito altro tipo di attesa, una gestazione simbolica.
Per il bimbo, d’altra parte, l’assenza della madre è devastante. Un vuoto incolmabile. L’Ostetrica deve sapere che l’abbraccio aiuta a contenere, soprattutto in assenza della madre perché il bimbo necessita del corpo materno facilitante il senso di sicurezza, di protezione, di accudimento, di nutrizione. Il focus del nostro dire ha varie direzioni: nell’attesa, cioe’ nel periodo di gestazione, nascono le fantasie che condizioneranno la relazione Madre Bambino.
Fondamentale si rivelano il travaglio e il parto. Devono entrambi (Madre e Figlio) passare da una interconnessione profonda ad uno stato di squilibrio che altera ogni cosa, per cui il contatto con le mani dell’Ostetrica funge da area transizionale che rende meno difficile il passaggio. Mani che consegneranno a loro volta il corpo del bambino al corpo della madre: il liquido amniotico sarà sostituito in parte da tatto e dal contatto, l’odore del sangue dall’odore del corpo della madre e del latte che diventerà l’elemento primo e indispensabile per la vita.
E di qui tutto il copione della nostra esistenza. L’Ostetrica facilita l’esperienza di continuum tra madre e bambino e il dolore consente di sentire preziosa la nuova vita. So che alcuni possono non essere d’accordo ma è il dolore che sveglia e ci sveglia. Ed è l’Ostetrica che crea quello spazio quasi sacro che avvicina nuovamente madre e bambino.
Parto e dolore sono biblicamente connessi , ma non è punizione e certo non è opportuno cancellare il dolore, alleviare sì, ma cancellare è come snaturare il lavoro del parto e il suo significato: diviene quasi “sacrilego” perché eliminando il travaglio si modifica il senso di appartenenza tra l’uno e l’altra.
Il dolore fa paura è vero ma le ostetriche possono gestire consapevolmente questa fase delicata: non si tratta di negare il dolore ma di gestire il dolore e l’angoscia che ne deriva. La parola dell’Ostetrica deve incontrare il grido della madre e trasformare questo in parola. Imparare ad ascoltare le donne, lasciarle parlare durante tutta la gravidanza è fondamentale: ognuno di noi è un universo e ogni nascita è diversa.
Urge formazione per accogliere ed elaborare la storia delle donne, della vita di ogni donna con rispetto assoluto e sospensione di giudizio. Il parto, dalla mia ottica , è una questione tutta femminile: al posto della madre della partoriente c’è la” levatrice”. La madre soffrirebbe troppo nell’assistere al doloroso travaglio della figlia, non avrebbe quella giusta distanza dalla situazione che invece può avere l’Ostetrica per guidare e facilitare, sostenere e contenere: il lavoro dell’Ostetrica non può svolgersi senza la mente e il cuore.
Deve aiutare la donna a sentirsi madre nella consapevolezza che non sono stati il medico o l’Ostetrica a far nascere il bambino, ma che costoro hanno semplicemente aiutato perché si nasce grazie alla forza donne. Si partoriva in casa. Io sono nata in casa in un giorno gelido di gennaio, nei giorni della merla: con mia madre c’erano due ostetriche meravigliose che in quel tempo erano chiamate affettuosamente le “mammare“. E il parto non era dei più facili. Tutt’altro.
Dico questo perché l’evento della nascita è sempre appartenuto alle donne che partorivano in casa. L’ospedalizzazione è un fenomeno che si è’ sviluppato negli anni Settanta. Ora si nasce e spesso si muore in una clinica, talora in tutta solitudine.
Si racconta di Cleopatra VII che si occupava di fertilità e vari esperimenti medici. Da Plinio sappiamo di molte Cleopatra e gli scrittori arabi hanno tramandato che fu una ginecologa di nome Cleopatra ad insegnare alcuni trattamenti medici a Galeno e lo stesso dedicherà il suo "Anatomia dell'utero" ad un'Ostetrica.
Si racconta anche che il primo parto pubblico avvenne il 26 dicembre del 1194 quando Costanza d’Altavilla, colta dalle doglie, primipara quarantenne, per dissipare i dubbi sulla sua gravidanza partorì Federico II di Svevia, nella piazza del mercato di Iesi. In seguito di questo momento tutto femminile nel corso del tempo e per vari motivi si sono occupati i medici, i ginecologi.
E in sala parto ora entrano anche i giovani padri. Ma per un sano sviluppo psicofisico dell’infanzia essenziale sin dagli inizi è la funzione materna: ”la preoccupazione materna primaria e la comune madre devota”, come scrive D. W. Winnicott , riferendosi alla condizione psicologica della madre, nelle settimane precedenti e successive alla nascita del bambino.
Secondo Winnicott le madri “sufficientemente buone” non sono perfette, ma semplicemente sono in grado di prendersi cura del loro bambino e di accudirlo adattandosi ai bisogni del bambino. Questa mansione può essere facilitata dalla presenza della Ostetrica che può occuparsi dell’intimità corporea e psichica tra madre e bambino che trovasi in uno stato non integrato per cui solo l’accudimento, il contenimento e la mano nella mano , l’abbraccio possono più facilmente condurre allo stato integrato.
Alla percezione del proprio sé quale soggetto autonomo. Il lavoro dell’Ostetrica è dunque una missione per proteggere il tempo dell’essere ospiti di questo mondo. Una missione associabile a coloro che scegliendo di donare il loro tempo con atti di solidarietà dalle tenebre di tante difficili situazioni portano alla luce nuove e straordinarie parti dell’umanità.
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Cultura e Spettacoli