di FRANCESCO GRECO - Sapevate che ErdoÄŸan si è fatto costruire una reggia favolosa, dove vive con la famiglia e i cortigiani? Che è così sospettoso e impaurito che i suoi cibi passano l’esame di ben 17 assaggiatori, prima di finire sulla sua mensa?
Cose da raiss da suk città vecchia, citazioni da sultano postdatato, da feroce Saladino (nel 2011 si beccò una copertina di “Time”), uno spregiudicato che sogna di restaurare l’impero ottomano sotto la bandiera dell’Islam, da guida del blocco sunnita.
Dove va la Turchia, “mina vagante del Mediterraneo”? Ce lo spiega con acutezza analitica e intenti divulgativi Marco Guidi in “Atatürk addio” (Come ErdoÄŸan ha cambiato la Turchia), il Mulino, Bologna 2018, pp. 156, euro 14,00 (collana “Contemporanea”).
Sta facendo tutto da solo? Giammai. Il silenzio dell’Europa è grave e complice: realpolitik, i commerci prima di tutto. Così gli alleati migliori del sultano sono nelle cancellerie europee. Le stesse che invocano, a parole, una Turchia non solo nella Nato, ma anche nell’UE. Eppure la sua storia è profondamente intrecciata con la nostra, anche attraverso le repubbliche marinare (Genova e Venezia su tutte).
Ma il dittatore (due interventi chirurgici per un cancro all’intestino) guarda più all’Asia, il Medio Oriente, i Balcani, che all’Europa. E il lavoro del padre della patria Atatürk, che meni di un secolo fa punto alla sua laicizzazione, è ormai quasi formattato.
Intanto il libero pensiero è perseguitato, le galere colme di nemici veri e potenziali. Giornali chiusi, giornalisti arrestati (“Se ne vanno quelli turchi, arrivano dal Medio Oriente”, Carmela Giglio, GR1), burocrati e magistrati in odor di eresia nelle patrie galere. Stato di diritto estinto, plebiscito assicurato. Un lager di 80 milioni di persone alle porte dell’Europa.
C’è un pensiero contro, un’opposizione? Guidi indica gli aleviti, i curdi, gli armeni, i cristiani, gli ebrei. In generale, gli appartenenti alla classe media svezzata nei valori della democrazia e della libertà , sbrigativamente definiti “occidentali”.
Che agibilità politica hanno tutti questi soggetti in campo, oltre a marce rituali che non scalfiscono il potere del satrapo (da sempre legato ai Fratelli Musulmani), che ormai ha un potere assoluto, che ha destrutturato ogni minimo riferimento, politico e culturale, al pensiero del padre e fondatore della patria moderna, ricacciando la Turchia in un delirante Medioevo?
Cose da raiss da suk città vecchia, citazioni da sultano postdatato, da feroce Saladino (nel 2011 si beccò una copertina di “Time”), uno spregiudicato che sogna di restaurare l’impero ottomano sotto la bandiera dell’Islam, da guida del blocco sunnita.
Dove va la Turchia, “mina vagante del Mediterraneo”? Ce lo spiega con acutezza analitica e intenti divulgativi Marco Guidi in “Atatürk addio” (Come ErdoÄŸan ha cambiato la Turchia), il Mulino, Bologna 2018, pp. 156, euro 14,00 (collana “Contemporanea”).
Sta facendo tutto da solo? Giammai. Il silenzio dell’Europa è grave e complice: realpolitik, i commerci prima di tutto. Così gli alleati migliori del sultano sono nelle cancellerie europee. Le stesse che invocano, a parole, una Turchia non solo nella Nato, ma anche nell’UE. Eppure la sua storia è profondamente intrecciata con la nostra, anche attraverso le repubbliche marinare (Genova e Venezia su tutte).
Ma il dittatore (due interventi chirurgici per un cancro all’intestino) guarda più all’Asia, il Medio Oriente, i Balcani, che all’Europa. E il lavoro del padre della patria Atatürk, che meni di un secolo fa punto alla sua laicizzazione, è ormai quasi formattato.
Intanto il libero pensiero è perseguitato, le galere colme di nemici veri e potenziali. Giornali chiusi, giornalisti arrestati (“Se ne vanno quelli turchi, arrivano dal Medio Oriente”, Carmela Giglio, GR1), burocrati e magistrati in odor di eresia nelle patrie galere. Stato di diritto estinto, plebiscito assicurato. Un lager di 80 milioni di persone alle porte dell’Europa.
C’è un pensiero contro, un’opposizione? Guidi indica gli aleviti, i curdi, gli armeni, i cristiani, gli ebrei. In generale, gli appartenenti alla classe media svezzata nei valori della democrazia e della libertà , sbrigativamente definiti “occidentali”.
Che agibilità politica hanno tutti questi soggetti in campo, oltre a marce rituali che non scalfiscono il potere del satrapo (da sempre legato ai Fratelli Musulmani), che ormai ha un potere assoluto, che ha destrutturato ogni minimo riferimento, politico e culturale, al pensiero del padre e fondatore della patria moderna, ricacciando la Turchia in un delirante Medioevo?