ROMA - Sono ormai anni che lo “Sportello dei Diritti” dimostra, cifre alla mano anche attraverso indagini demoscopiche spesso non pubblicate sui più importanti network, le conseguenze di una crisi economica che attanaglia il Paese e che troppo spesso si cerca di nascondere. Questa volta, a Giovanni D’Agata, presidente dell’associazione, pare opportuno segnalare il rapporto sulle migrazioni per l'anno 2018 dell'Istat che riguarda la voglia di scappare fuori dal Belpaese (forse oggi un eufemismo) di una fetta troppo significativa di nostri connazionali.
Secondo lo studio, sono giovani e laureati i nuovi emigrati che lasciano il meridione per cercare un'occupazione più congeniale alle competenze acquisite e un reddito adeguato verso il Centro-Nord o l'estero. Nel 2018 l'Aire, l'anagrafe degli italiani all'estero, ha registrato 157 mila unità, l'1,2% in più rispetto all'anno precedente. Se si considera il numero dei rimpatri, pari a 46.824, si ha un saldo negativo di 69.908 unità, ovvero il 2,1 per mille. Sono invece 332 mila le iscrizioni anagrafiche dall'estero, una variazione negativa del 3,2% rispetto al 2017. Tra questi 5 su 6 sono cittadini stranieri (286 mila, -5,2%), mentre il resto sono rimpatri di italiani dall'estero. A rivelarlo è il rapporto sulle migrazioni per l'anno 2018 dell'Istat, secondo cui sono 816 mila gli italiani emigrati all'estero in dieci anni. Secondo lo studio oltre il 73% degli emigrati ha 25 anni o più e un livello di istruzione medio alta. Lascia l'Italia in cerca di opportunità di lavoro.
In particolare, Campania e Sicilia nel 2018 hanno perso 8.500 residenti per lo più giovani laureati, che partono per il Centro- Nord o per l'estero in cerca di occupazione. In totale a lasciare il mezzogiorno sono 117 mila, il 7% in più rispetto al 2017, mentre volume totale della mobilità interna totale è di 1 milione 358 mila trasferimenti(+1,8%). Nel decennio 2009-18, la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 22 mila. Seguono Veneto e Sicilia (entrambe oltre 11 mila), Lazio (10 mila) e Piemonte (9 mila). Le città da cui sono partiti più residenti, invece, sono: Roma (8 mila), Milano (6,5 mila), Torino (4 mila) e Napoli (3,5 mila). Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un quadro impietoso e preoccupante quello che emerge dal rapporto sulle migrazioni per l'anno 2018 dell'Istat.
Secondo lo studio, sono giovani e laureati i nuovi emigrati che lasciano il meridione per cercare un'occupazione più congeniale alle competenze acquisite e un reddito adeguato verso il Centro-Nord o l'estero. Nel 2018 l'Aire, l'anagrafe degli italiani all'estero, ha registrato 157 mila unità, l'1,2% in più rispetto all'anno precedente. Se si considera il numero dei rimpatri, pari a 46.824, si ha un saldo negativo di 69.908 unità, ovvero il 2,1 per mille. Sono invece 332 mila le iscrizioni anagrafiche dall'estero, una variazione negativa del 3,2% rispetto al 2017. Tra questi 5 su 6 sono cittadini stranieri (286 mila, -5,2%), mentre il resto sono rimpatri di italiani dall'estero. A rivelarlo è il rapporto sulle migrazioni per l'anno 2018 dell'Istat, secondo cui sono 816 mila gli italiani emigrati all'estero in dieci anni. Secondo lo studio oltre il 73% degli emigrati ha 25 anni o più e un livello di istruzione medio alta. Lascia l'Italia in cerca di opportunità di lavoro.
In particolare, Campania e Sicilia nel 2018 hanno perso 8.500 residenti per lo più giovani laureati, che partono per il Centro- Nord o per l'estero in cerca di occupazione. In totale a lasciare il mezzogiorno sono 117 mila, il 7% in più rispetto al 2017, mentre volume totale della mobilità interna totale è di 1 milione 358 mila trasferimenti(+1,8%). Nel decennio 2009-18, la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 22 mila. Seguono Veneto e Sicilia (entrambe oltre 11 mila), Lazio (10 mila) e Piemonte (9 mila). Le città da cui sono partiti più residenti, invece, sono: Roma (8 mila), Milano (6,5 mila), Torino (4 mila) e Napoli (3,5 mila). Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un quadro impietoso e preoccupante quello che emerge dal rapporto sulle migrazioni per l'anno 2018 dell'Istat.
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