di VITTORIO POLITO - Che l’acqua sia stato sempre un problema è documentato dalle tante pubblicazioni sull’argomento e sulle tante realizzazioni eseguite per poter assicurare all’uomo l’indispensabile liquido per la vita.
L’acqua è un composto chimico formato da due parti di idrogeno ed una di ossigeno (H2O), indispensabile per la vita, e l’uomo ha progressivamente imparato a gestire le acque a proprio uso e consumo.
Qualche migliaio di anni orsono, nell’antico Messico, vennero realizzate importanti canalizzazioni e pozzi per la gestione e l’approvvigionamento delle acque. Risalgono al XVII secolo a.C. pozzi realizzati nei territori dell’antico Egitto e in Cina.
A Bari nel XV secolo fu costruita nel centro storico, piazza Santa Maria del Buon Consiglio, una cisterna per soddisfare, senza discriminazione alcuna, le esigenze dei cittadini. L’iniziativa fu di un certo Bartolomeo de Risio (o de Riso), il quale mosso da altruismo e da profonda compassione per le persone meno abbienti, fece costruire a proprie spese una cisterna nei pressi della omonima Chiesa, preoccupandosi di far scolpire sulla pietra le seguenti norme da osservare per ottenere il prezioso liquido: «Bartholomæus de Risio – miseratus ego inopem plebiculam aquarum – inopia quotannis laborantem cisternam – hanc cum scaturiens acquæ puteum – effodienda curavi… (Bartolomeo de Risio, mosso a compassione dai bisogni del popolino minuto sempre travagliato dalla mancanza di acqua, fece scavare questa cisterna unitamente a un pozzo di acqua sorgiva…)».
Il nostro benefattore, conoscendo bene gli eccessi e le intemperanze dei concittadini, derivante dalla mancanza di acqua, previde il caso che qualcuno potesse prevalere sugli altri e allora chiamò sindaco e magistrati della città, stabilendo che in caso di chiusura del recinto della cisterna, fosse assicurato il “diritto dei poveri ad ottenere un sorso d’acqua”. Antonio Beatillo (1570-1642), il padre gesuita che scrisse la storia di Bari, riferì l’episodio.
Il Comune di Bari nel 1939, riprese la notizia, ed essendo scomparsa la lapide a causa della demolizione della Chiesa, ne fece riprodurre la dicitura vicino ai resti delle colonne e dei muri restanti.
Le note di cui sopra sono riprese da “Nicolaus studi storici”, anno XV, 2004 e da “Storia di Bari” di Vito Masellis (Italstampa 1965).
E, per restare in tema, qualche proverbio sull’acqua:
- Acqua in bocca, una frase che invita a tacere, a non rivelare un segreto;
- L’acqua si chiede e il vino si offre, quindi per educazione si chiede acqua e per cortesia si offre vino;
- Chi vuole l’acqua chiara vada alla fonte, nel senso che chi vuole la verità vada a cercarla da chi la sa, senza ascoltare le chiacchiere;
- Se l’acqua scarseggia, la papera non galleggia, quel che capita a chi ha un progetto, ma non ci sono le condizioni per realizzarlo.
L’acqua è un composto chimico formato da due parti di idrogeno ed una di ossigeno (H2O), indispensabile per la vita, e l’uomo ha progressivamente imparato a gestire le acque a proprio uso e consumo.
Qualche migliaio di anni orsono, nell’antico Messico, vennero realizzate importanti canalizzazioni e pozzi per la gestione e l’approvvigionamento delle acque. Risalgono al XVII secolo a.C. pozzi realizzati nei territori dell’antico Egitto e in Cina.
A Bari nel XV secolo fu costruita nel centro storico, piazza Santa Maria del Buon Consiglio, una cisterna per soddisfare, senza discriminazione alcuna, le esigenze dei cittadini. L’iniziativa fu di un certo Bartolomeo de Risio (o de Riso), il quale mosso da altruismo e da profonda compassione per le persone meno abbienti, fece costruire a proprie spese una cisterna nei pressi della omonima Chiesa, preoccupandosi di far scolpire sulla pietra le seguenti norme da osservare per ottenere il prezioso liquido: «Bartholomæus de Risio – miseratus ego inopem plebiculam aquarum – inopia quotannis laborantem cisternam – hanc cum scaturiens acquæ puteum – effodienda curavi… (Bartolomeo de Risio, mosso a compassione dai bisogni del popolino minuto sempre travagliato dalla mancanza di acqua, fece scavare questa cisterna unitamente a un pozzo di acqua sorgiva…)».
Il nostro benefattore, conoscendo bene gli eccessi e le intemperanze dei concittadini, derivante dalla mancanza di acqua, previde il caso che qualcuno potesse prevalere sugli altri e allora chiamò sindaco e magistrati della città, stabilendo che in caso di chiusura del recinto della cisterna, fosse assicurato il “diritto dei poveri ad ottenere un sorso d’acqua”. Antonio Beatillo (1570-1642), il padre gesuita che scrisse la storia di Bari, riferì l’episodio.
Il Comune di Bari nel 1939, riprese la notizia, ed essendo scomparsa la lapide a causa della demolizione della Chiesa, ne fece riprodurre la dicitura vicino ai resti delle colonne e dei muri restanti.
Le note di cui sopra sono riprese da “Nicolaus studi storici”, anno XV, 2004 e da “Storia di Bari” di Vito Masellis (Italstampa 1965).
E, per restare in tema, qualche proverbio sull’acqua:
- Acqua in bocca, una frase che invita a tacere, a non rivelare un segreto;
- L’acqua si chiede e il vino si offre, quindi per educazione si chiede acqua e per cortesia si offre vino;
- Chi vuole l’acqua chiara vada alla fonte, nel senso che chi vuole la verità vada a cercarla da chi la sa, senza ascoltare le chiacchiere;
- Se l’acqua scarseggia, la papera non galleggia, quel che capita a chi ha un progetto, ma non ci sono le condizioni per realizzarlo.