LECCE - “Una sanità a due velocità, è quella prevista dal Piano di Riordino Ospedaliero di Emiliano: da una parte si sono smantellati velocemente gli ospedali e tagliati i posti letto, dall’altra parte non è si è potenziata l’assistenza territoriale e i reparti di lungodegenza, con il conseguente sovraffollamento degli ospedali rimasti e disagi per la popolazione. E anche il Pronto Soccorso del Vito Fazzi con la carenza di posti letto e un organico sottodimensionato ne è la dimostrazione”, lo dichiara il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Antonio Trevisi che questa mattina ha effettuato un sopralluogo nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce e presenterà un’interrogazione per conoscere le azioni che la Regione intende intraprendere per risolvere le numerose criticità riscontrate.
“Mancanza di posti letto, soprattutto per la lungodegenza e carenza di personale - spiega il consigliere regionale - sono questi i maggiori problemi che gli ospedali salentini si trovano ad affrontare, ed in particolare il pronto soccorso di Lecce che vive quotidianamente una situazione emergenziale, che si accentua in inverno, quando si verifica una maggiore richiesta di ricoveri e si è costretti a sospendere i ricoveri non urgenti e programmati”.
Il Pronto Soccorso di Lecce, infatti, conta circa 30 medici, 40 infermieri e 15 OSS e dall’inizio dell’anno si sono registrati già 75mila accessi.
“È necessario potenziare l’organico di un polo ospedaliero importante come quello leccese - dichiara Trevisi - come andrebbe scongiurato anche il trasferimento di chirurgia d’urgenza dal Pronto Soccorso al reparto di Medicina Generale. Inoltre, il sovraffollamento continuo crea problemi nel ricovero e nella gestione dell’attesa. Per questo, sarebbe fondamentale creare i posti letto previsti per la lungodegenza, richiesta che avevamo già avanzato un anno fa e da allora non è stato fatto nulla. Il Pronto Soccorso, inoltre, accoglie circa un 75% di interventi in codice bianco e verde, pazienti che potrebbero essere gestiti in altre strutture proprio per evitare il sovraffollamento del primo intervento. Una possibile soluzione sarebbe quella di aprire un secondo ambulatorio al Pronto Soccorso che funga come mini Pronto Soccorso per i codici meno gravi. Infatti, a causa dell’insufficiente assistenza territoriale - spiega - si creano le interminabili attese dei pazienti con codici bianchi o verdi, costretti ad andare in ospedale. Creare un secondo ambulatorio per i codici meno gravi o in alternativa un mini Pronto Soccorso sarebbe un modo per poter smaltire gli interventi meno urgenti e le attese, causa spesso di malcontento tra i pazienti che in alcuni casi gravi sono sfociati anche in aggressioni. In passato sono stati impiegati facilitatori d’attesa, psicologi che supportavano i pazienti spiegando i tempi diagnostici necessari a comprendere l’evolversi della patologia. Un programma che potrebbe essere ripristinato. Le problematiche riscontrate sono la conseguenza di una politica regionale sbagliata che ha portato solo ad una progressiva diminuzione delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie pregiudicando gravemente l’efficienza del servizio sanitario regionale”.
“Mancanza di posti letto, soprattutto per la lungodegenza e carenza di personale - spiega il consigliere regionale - sono questi i maggiori problemi che gli ospedali salentini si trovano ad affrontare, ed in particolare il pronto soccorso di Lecce che vive quotidianamente una situazione emergenziale, che si accentua in inverno, quando si verifica una maggiore richiesta di ricoveri e si è costretti a sospendere i ricoveri non urgenti e programmati”.
Il Pronto Soccorso di Lecce, infatti, conta circa 30 medici, 40 infermieri e 15 OSS e dall’inizio dell’anno si sono registrati già 75mila accessi.
“È necessario potenziare l’organico di un polo ospedaliero importante come quello leccese - dichiara Trevisi - come andrebbe scongiurato anche il trasferimento di chirurgia d’urgenza dal Pronto Soccorso al reparto di Medicina Generale. Inoltre, il sovraffollamento continuo crea problemi nel ricovero e nella gestione dell’attesa. Per questo, sarebbe fondamentale creare i posti letto previsti per la lungodegenza, richiesta che avevamo già avanzato un anno fa e da allora non è stato fatto nulla. Il Pronto Soccorso, inoltre, accoglie circa un 75% di interventi in codice bianco e verde, pazienti che potrebbero essere gestiti in altre strutture proprio per evitare il sovraffollamento del primo intervento. Una possibile soluzione sarebbe quella di aprire un secondo ambulatorio al Pronto Soccorso che funga come mini Pronto Soccorso per i codici meno gravi. Infatti, a causa dell’insufficiente assistenza territoriale - spiega - si creano le interminabili attese dei pazienti con codici bianchi o verdi, costretti ad andare in ospedale. Creare un secondo ambulatorio per i codici meno gravi o in alternativa un mini Pronto Soccorso sarebbe un modo per poter smaltire gli interventi meno urgenti e le attese, causa spesso di malcontento tra i pazienti che in alcuni casi gravi sono sfociati anche in aggressioni. In passato sono stati impiegati facilitatori d’attesa, psicologi che supportavano i pazienti spiegando i tempi diagnostici necessari a comprendere l’evolversi della patologia. Un programma che potrebbe essere ripristinato. Le problematiche riscontrate sono la conseguenza di una politica regionale sbagliata che ha portato solo ad una progressiva diminuzione delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie pregiudicando gravemente l’efficienza del servizio sanitario regionale”.