Nicola Simonetti: una storia italiana… senza fumo
di LIVALCA - «Il fumare è l’unico piacere sincero, perché è assolutamente impossibile fumare per posa, mentre è possibile simulare altri piaceri, come quelli della lettura, del teatro ecc. ecc.» (Massimo Bontempelli). Non condivido niente di questa ‘squilibrata’ affermazione, ma stimo molto il percorso artistico di questo particolare narratore ( Como 1878-Roma 1960), che definì la sua strada poetica ‘realismo magico’.
Si tratta di un grande e non per niente fondò, insieme a Curzio Malaparte, la rivista «Novecento». Appena in ‘pensione’ leggerò il suo romanzo, scritto a metà degli anni cinquanta, dal titolo «L’amante fedele», sperando non si riferisca alla… sigaretta. Il pericolo per i fumatori deriva dal monossido di carbonio e dalla nicotina e da quel teorema che precisa ‘smettere non è difficile, il difficile è non ricominciare’. Inoltre come non tenere conto di quella corrente di pensiero che, per sottolineare il motivo per cui una persona abbia perso contatto con la realtà che lo circonda, è solita sentenziare : ‘possiede dosi di fumo in testa’.
Non è certo il caso dell’Amico professore Nicola Simonetti, che come quasi tutte le personalità eccelse fa dell’umiltà una sua primaria virtù, che il 14 gennaio nella sala Consiliare del Comune di Bari ha ricevuto una targa per i suoi alti meriti scientifici e per la sua puntuale, precisa divulgazione in cui la prevenzione è stata sempre considerata la prima medicina. Nicola il suo percorso professionale lo ha indirizzato in ambito universitario e mi piace considerarlo un discepolo di quel Mondino dei Luzzi che, nei primi anni del 1300, a Bologna insegnando anatomia fece disporre ai piedi della cattedra un cadavere per meglio spiegare agli allievi gli organi e le parti del corpo umano. Il sindaco Antonio Decaro, raccogliendo una proposta del ‘gruppo degli amici di S. Nicola’, ha aderito, con grande sensibilità e delicatezza, organizzando una cerimonia sobria ma elegante, ravvivata dagli interventi di due maestri della parola : Giuseppe De Tomaso e Vinicio Aquaro ( in ordine di intervento). Il direttore de «La Gazzetta del Mezzogiorno» ha raccontato quale pilastro, non solo nel settore specifico della medicina, sia stato e sia tuttora Simonetti, non mancando di citare la famosa pagina ‘Benessere e Salute’, autentica enciclopedia per tante famiglie pugliesi.
Inoltre De Tomaso ha ricordato che Nicola per due lustri ha firmato quell’inserto «Salute», che non mancava mai di segnalare come ‘pericoli’ fumo e dieta poco equilibrata, e ha curato fin dalla nascita per “Antenna Sud”, emittente televisiva del quotidiano, il notiziario sanitario. La voce calda, il tono affettuoso e la pacatezza di De Tomaso sono stati il giusto preludio all’effervescenza dialettica di Aquaro, ideatore e fondatore del Premio Nazionale Valle dei Trulli. Vinicio è un animale da palcoscenico, conosce come pochi l’arte di tenere sempre vivo l’interesse del pubblico, ma è anche dotato di una cultura ciclopica alimentata giornalmente dalla sua passione smodata per ogni novità letteraria.
Vinicio è basso, tenore, baritono, secondo un suo preciso schema, ma nel momento in cui ti regala l’acuto il cuore di chi ascolta torna ad essere un sismografo di passione. La giornata di festa si è conclusa con un ringraziamento di Nicola per tutti i presenti: è stata una palpitante ennesima lezione di vita, in cui il professore non dalla cattedra, ma dalla parte del pubblico, ci ha regalato notizie, consigli, suggerimenti, esortazioni ‘ammassati’ sul campo in giorni, mesi e anni al servizio della gente semplice o famosa ( nel campo della medicina la distinzione non deve esistere da qualunque parte inizi la…’gara’). Non sono mancate battute spiritose, che mi hanno rivelato un Simonetti a me ‘sconosciuto’ e mi è tornata in mente una ‘facezia’ di Gervaso : «Chi crede di sapere tutto sa già qualcosa», che sarebbe troppo comodo e semplice ‘elargire’ ad una politica poco disponibile ad ascoltare prima di…’sentenziare’.
Nicola ha voluto il giorno 18 gennaio trascorrere una giornata in compagnia del ‘gruppo amici di S. Nicola’, invitandoli presso il noto locale di Noci « Antica Locanda», uno di quei locali che ti fa subito affermare in maniera scontata, banale e pur efficace ‘è bello fuori, dentro e si mangia benissimo’. In questa occasione il gruppo ha regalato al professore una raffinata icona realizzata dal noto artista Massimo Ardimento, su ideazione di padre Ciro Capotosto e progetto di Luigi Papa, il professore cui è stato delegato il compito di seguire passo passo, con il suo proverbiale entusiasmo e meticolosa pignoleria, ogni fase della realizzazione. Al termine della giornata, per una settimana, Luigi ha messo al corrente il ‘gruppo’ di come procedesse il lavoro, chiedendo eventuali suggerimenti. Il mio personale parere è che l’artista ricorderà a lungo, anche nel riposo notturno, questa sua opera, per cui invito tutti a non presentarsi per almeno un lustro da Ardimento dicendo la fatidica frase : « Mi manda Papa».
Luigi, su questo siamo tutti in sintonia, può essere annoverato fra i ‘Papa’ mecenati dell’età moderna. Simonetti, dopo il pranzo, ci ha voluto far visitare la sua caratteristica casa di Noci e per il sottoscritto vi è stata una ‘illuminata’ sorpresa: dopo una ‘faticosa’ salita per gli enormi scalini (scaloni!) delle tipiche costruzioni di una volta, vedendo una parete, in cui vi erano attaccate sul muro una moltitudine di acquasantiere, mi sono estraniato e ho rivisto la scena in cui, in una Chiesa di S. Ferdinando gremita e silenziosa, un piccolo grande uomo salutava la sua compagna dopo 64 anni di matrimonio: «Mimma spero che il buon Dio possa ricongiungermi a te…». Non riuscivo a comprendere perché mai, la vista di quelle acquasantiere, mi avesse emozionato, confuso e commosso, quando padre Ciro, con la sua voce perentoria, ha esclamato : «Gianni su questa parete è stata scattata la foto che tu hai messo a corredo dell’articolo dedicato alla scomparsa della moglie del professore». Era vero, il mio unico lettore attento e diligente, aveva chiarito il mio sbandamento. La visita è proseguita fino al terrazzo e tutti abbiamo fatto le ‘erte’ scale, che hanno contribuito a smaltire le calorie e ‘libagioni’ accumulate, aiutati anche dalla ripida e non agevole discesa.
Nell’Antica Locanda è prassi far passare del tempo fra le portate, per cui mi sono dilettato a mettere insieme delle parole riassunte nel «A Nicola Simonetti dai suoi amici prediletti» e mi sono concesso di praticare per alcuni minuti ‘riflessioni’ sui presenti. Il priore Giovanni Distante, mio carissimo amico fin dal suo arrivo a Bari, è persona con spiccata attitudine al comando, tanto è vero che ha deciso, secondo il criterio democratico da lui instaurato in Basilica, quello che dovevamo mangiare. Difficile opporsi a chi ritiene di essere il portavoce anche della ‘pancia’ altrui. Senza dire che, in virtù di una intelligenza da ‘cervellone’ - su questo siamo tutti d’accordo - e di una presunta onniscienza ritiene di saperne anche di più di chi bene o male il suo mestiere l’ha praticato con alterne fortune. Giustamente il priore ha tenuto a rammemorare a tutti i presenti che il nostro rapporto è stato sempre un continuo ‘vivace’ scambio di idee e, grazie all’intervento di Mario Cavalli sempre disponibile a dar torto al figlio, vi era vittoria ai punti per il domenicano (mai il sottoscritto finito al tappeto !), da sempre definito, per acclamazione femminile, il più bel padre nella storia di San Nicola.
Peppino Giordano persona simpatica, verace e brillante conversatore ha il ‘pallino’ della politica e non può non destare ammirazione che una persona, al massimo livello dal punto di vista professionale, abbia testa, cuore e voglia per battersi, con giovanile entusiasmo, in un campo in cui ho visto ‘perdersi’ eminenti genialità.
Marco Matteo Ciccone, ultima aggregazione nel nostro gruppo, ha un sorriso e uno sguardo buono, ma ciò non toglie che da medico del cuore, sia una persona di cuore e non perché, su mia precisa richiesta, mi abbia donato la sua parte di fave e cicorie, che per la cronaca era proprio mini porzione. Si sa che io, almeno a tavola, sono di…’larghe vedute’. Come non sempre dimostra di essere di ‘larghe vedute’ Luigi Papa : in sua presenza mai parlare di Statistica e tantomeno ripetere quel proverbio ‘ Morto un Papa se ne fa un altro’, rischi di ricevere una ‘ bolla pontificia’ o meglio ‘Papa(le)’. Dal momento che mi ha confidato che non legge mai Livalca, colgo l’occasione per dirgli ‘tvb’.
Michele Petruzzelli è un brillante primo dirigente dello Stato, cui è difficile togliere la parola, per cui abbiamo deciso di non ‘dargliela’ mai e lui, con le maniere forti che la leggi consente a personaggi del suo livello, se la ‘prende’. Fuor di metafora la sua brillante, educata, erudita, ricercata e, spesso, raffinata conversazione si scontra con pause chilometriche che fanno esclamare a Peppino:«Ex nihilo nihil». Ho scoperto che a tavola è meglio tenerlo alla larga : si tratta di forchetta che ‘azzanna’ senza pietà l’osso e io non voglio ‘felini’ nella zona di mia competenza. Indossa, con grande classe, un tipo di cappello difficile da calzare senza ‘sfiorare’ il ridicolo e per questo avrà sempre il mio plauso : proprio il caso di dire ‘ad hoc’.
Padre Ciro Capotosto è un domenicano dalla voce limpida, cristallina, argentina : il modo in cui pronuncia lui le sei lettere del mio nome, Gianni, mi procura una gioia infinita. Spesso lo chiamo al telefono solo per sentire il mio nome : pace, tranquillità e benessere sono garantiti, anche se per la parte ‘lombosacrale’ i benefici producono pochi secondi di tregua. Ciro negli ultimi tempi dimostra una predilezione eccessiva per la classe medica, non voglio adoperare il termine ‘ipocondriaco’, ma mi permetto, per la stima e la tenerezza che provo per lui, di consigliare una partecipazione più intensa con il nostro gruppo nel segno di « Contraria contrariis curantur» ( Le malattie si curano con i rimedi contrari), in modo da attingere il buono di cui è portatrice la nostra squadra che gioca senza, portiere, centravanti, capitano e allenatore : tutti per uno e uno per tutti. A proposito di calcio come non parlare di Antonio Di Leo, l’unico ancora in attività di calcio giocato, l’uomo che, dipendesse da lui, il gruppo potrebbe limitarsi a due persone, massimo tre proprio per essere generosi. Antonio l’ho visto sorridere durante il pranzo - sentito no perché era lontano e notoriamente lui parla a bassa voce ed io sono carente (volutamente) in fatto d’udito - e questo testimonia che si è trovato a proprio agio. Ora non vorrei abusare con il latino, ma mi viene in mente la frase contraria a quella adoperata per padre Ciro: «Similia similibus curantur» (Le malattie si guariscono con rimedi simili). Onde evitare che Antonio ritenga troppo oneroso questo sforzo cui dovrebbe sottoporsi, lo esorto a rivolgersi al suo grande ‘pigmalione’ Luigi, la cui disponibilità verso tutti non teme smentite. Antonio, come tutti i componenti del gruppo, non fuma, ma con la sua tranquilla visione della vita ci regala quattro citazioni anonime sul fumo: «Le sigarette sono assassini che viaggiano in branco», «Con la sigaretta la morte è lenta, ma io non ho fretta», « Non sto fumando, ma messaggiando con Toro Seduto» e «Prima della scoperta del fuoco, cosa facevano i fumatori ?».
Ora, assodato che nel nostro gruppo è vietato fumare e atteggiarsi da venditori di ‘fumo’, va anche detto che, pur non vivendo in funzione degli altri, siamo consapevoli che vivere con gli altri è una legge non scritta di felicità se non duratura, almeno frequente. Una parola per Michele Mancini, assente in foto, per gravi motivi familiari. E’ dei nostri e presto lo festeggeremo per un riconoscimento che il nostro aspetta dalla fine del secondo conflitto mondiale, solo dovremo trovare una giusta via di mezzo tra la richiesta legittima e l’offerta, anch’essa legittima. Infine, caro Nicola Simonetti, preparati ad offrire un altro pranzo perché è in programma un riconoscimento di quelli che non si dimenticano facilmente: questa volta andremo in ‘cantina’ con pagamento alla…’barese’, ormai il ‘nocino’ è solo un…ricordino. (Il ‘gruppo amici di S. Nicola’ è composto da: padre Ciro Capotosto, Giovanni Cavalli, Marco Matteo Ciccone, Antonio Di Leo, Giuseppe Giordano, Michele Mancini, Luigi Papa, Michele Petruzzelli, Nicola Simonetti e Giovanni Distante, priore di S. Nicola)
Si tratta di un grande e non per niente fondò, insieme a Curzio Malaparte, la rivista «Novecento». Appena in ‘pensione’ leggerò il suo romanzo, scritto a metà degli anni cinquanta, dal titolo «L’amante fedele», sperando non si riferisca alla… sigaretta. Il pericolo per i fumatori deriva dal monossido di carbonio e dalla nicotina e da quel teorema che precisa ‘smettere non è difficile, il difficile è non ricominciare’. Inoltre come non tenere conto di quella corrente di pensiero che, per sottolineare il motivo per cui una persona abbia perso contatto con la realtà che lo circonda, è solita sentenziare : ‘possiede dosi di fumo in testa’.
Non è certo il caso dell’Amico professore Nicola Simonetti, che come quasi tutte le personalità eccelse fa dell’umiltà una sua primaria virtù, che il 14 gennaio nella sala Consiliare del Comune di Bari ha ricevuto una targa per i suoi alti meriti scientifici e per la sua puntuale, precisa divulgazione in cui la prevenzione è stata sempre considerata la prima medicina. Nicola il suo percorso professionale lo ha indirizzato in ambito universitario e mi piace considerarlo un discepolo di quel Mondino dei Luzzi che, nei primi anni del 1300, a Bologna insegnando anatomia fece disporre ai piedi della cattedra un cadavere per meglio spiegare agli allievi gli organi e le parti del corpo umano. Il sindaco Antonio Decaro, raccogliendo una proposta del ‘gruppo degli amici di S. Nicola’, ha aderito, con grande sensibilità e delicatezza, organizzando una cerimonia sobria ma elegante, ravvivata dagli interventi di due maestri della parola : Giuseppe De Tomaso e Vinicio Aquaro ( in ordine di intervento). Il direttore de «La Gazzetta del Mezzogiorno» ha raccontato quale pilastro, non solo nel settore specifico della medicina, sia stato e sia tuttora Simonetti, non mancando di citare la famosa pagina ‘Benessere e Salute’, autentica enciclopedia per tante famiglie pugliesi.
Inoltre De Tomaso ha ricordato che Nicola per due lustri ha firmato quell’inserto «Salute», che non mancava mai di segnalare come ‘pericoli’ fumo e dieta poco equilibrata, e ha curato fin dalla nascita per “Antenna Sud”, emittente televisiva del quotidiano, il notiziario sanitario. La voce calda, il tono affettuoso e la pacatezza di De Tomaso sono stati il giusto preludio all’effervescenza dialettica di Aquaro, ideatore e fondatore del Premio Nazionale Valle dei Trulli. Vinicio è un animale da palcoscenico, conosce come pochi l’arte di tenere sempre vivo l’interesse del pubblico, ma è anche dotato di una cultura ciclopica alimentata giornalmente dalla sua passione smodata per ogni novità letteraria.
Vinicio è basso, tenore, baritono, secondo un suo preciso schema, ma nel momento in cui ti regala l’acuto il cuore di chi ascolta torna ad essere un sismografo di passione. La giornata di festa si è conclusa con un ringraziamento di Nicola per tutti i presenti: è stata una palpitante ennesima lezione di vita, in cui il professore non dalla cattedra, ma dalla parte del pubblico, ci ha regalato notizie, consigli, suggerimenti, esortazioni ‘ammassati’ sul campo in giorni, mesi e anni al servizio della gente semplice o famosa ( nel campo della medicina la distinzione non deve esistere da qualunque parte inizi la…’gara’). Non sono mancate battute spiritose, che mi hanno rivelato un Simonetti a me ‘sconosciuto’ e mi è tornata in mente una ‘facezia’ di Gervaso : «Chi crede di sapere tutto sa già qualcosa», che sarebbe troppo comodo e semplice ‘elargire’ ad una politica poco disponibile ad ascoltare prima di…’sentenziare’.
Nicola ha voluto il giorno 18 gennaio trascorrere una giornata in compagnia del ‘gruppo amici di S. Nicola’, invitandoli presso il noto locale di Noci « Antica Locanda», uno di quei locali che ti fa subito affermare in maniera scontata, banale e pur efficace ‘è bello fuori, dentro e si mangia benissimo’. In questa occasione il gruppo ha regalato al professore una raffinata icona realizzata dal noto artista Massimo Ardimento, su ideazione di padre Ciro Capotosto e progetto di Luigi Papa, il professore cui è stato delegato il compito di seguire passo passo, con il suo proverbiale entusiasmo e meticolosa pignoleria, ogni fase della realizzazione. Al termine della giornata, per una settimana, Luigi ha messo al corrente il ‘gruppo’ di come procedesse il lavoro, chiedendo eventuali suggerimenti. Il mio personale parere è che l’artista ricorderà a lungo, anche nel riposo notturno, questa sua opera, per cui invito tutti a non presentarsi per almeno un lustro da Ardimento dicendo la fatidica frase : « Mi manda Papa».
Luigi, su questo siamo tutti in sintonia, può essere annoverato fra i ‘Papa’ mecenati dell’età moderna. Simonetti, dopo il pranzo, ci ha voluto far visitare la sua caratteristica casa di Noci e per il sottoscritto vi è stata una ‘illuminata’ sorpresa: dopo una ‘faticosa’ salita per gli enormi scalini (scaloni!) delle tipiche costruzioni di una volta, vedendo una parete, in cui vi erano attaccate sul muro una moltitudine di acquasantiere, mi sono estraniato e ho rivisto la scena in cui, in una Chiesa di S. Ferdinando gremita e silenziosa, un piccolo grande uomo salutava la sua compagna dopo 64 anni di matrimonio: «Mimma spero che il buon Dio possa ricongiungermi a te…». Non riuscivo a comprendere perché mai, la vista di quelle acquasantiere, mi avesse emozionato, confuso e commosso, quando padre Ciro, con la sua voce perentoria, ha esclamato : «Gianni su questa parete è stata scattata la foto che tu hai messo a corredo dell’articolo dedicato alla scomparsa della moglie del professore». Era vero, il mio unico lettore attento e diligente, aveva chiarito il mio sbandamento. La visita è proseguita fino al terrazzo e tutti abbiamo fatto le ‘erte’ scale, che hanno contribuito a smaltire le calorie e ‘libagioni’ accumulate, aiutati anche dalla ripida e non agevole discesa.
Nell’Antica Locanda è prassi far passare del tempo fra le portate, per cui mi sono dilettato a mettere insieme delle parole riassunte nel «A Nicola Simonetti dai suoi amici prediletti» e mi sono concesso di praticare per alcuni minuti ‘riflessioni’ sui presenti. Il priore Giovanni Distante, mio carissimo amico fin dal suo arrivo a Bari, è persona con spiccata attitudine al comando, tanto è vero che ha deciso, secondo il criterio democratico da lui instaurato in Basilica, quello che dovevamo mangiare. Difficile opporsi a chi ritiene di essere il portavoce anche della ‘pancia’ altrui. Senza dire che, in virtù di una intelligenza da ‘cervellone’ - su questo siamo tutti d’accordo - e di una presunta onniscienza ritiene di saperne anche di più di chi bene o male il suo mestiere l’ha praticato con alterne fortune. Giustamente il priore ha tenuto a rammemorare a tutti i presenti che il nostro rapporto è stato sempre un continuo ‘vivace’ scambio di idee e, grazie all’intervento di Mario Cavalli sempre disponibile a dar torto al figlio, vi era vittoria ai punti per il domenicano (mai il sottoscritto finito al tappeto !), da sempre definito, per acclamazione femminile, il più bel padre nella storia di San Nicola.
Peppino Giordano persona simpatica, verace e brillante conversatore ha il ‘pallino’ della politica e non può non destare ammirazione che una persona, al massimo livello dal punto di vista professionale, abbia testa, cuore e voglia per battersi, con giovanile entusiasmo, in un campo in cui ho visto ‘perdersi’ eminenti genialità.
Marco Matteo Ciccone, ultima aggregazione nel nostro gruppo, ha un sorriso e uno sguardo buono, ma ciò non toglie che da medico del cuore, sia una persona di cuore e non perché, su mia precisa richiesta, mi abbia donato la sua parte di fave e cicorie, che per la cronaca era proprio mini porzione. Si sa che io, almeno a tavola, sono di…’larghe vedute’. Come non sempre dimostra di essere di ‘larghe vedute’ Luigi Papa : in sua presenza mai parlare di Statistica e tantomeno ripetere quel proverbio ‘ Morto un Papa se ne fa un altro’, rischi di ricevere una ‘ bolla pontificia’ o meglio ‘Papa(le)’. Dal momento che mi ha confidato che non legge mai Livalca, colgo l’occasione per dirgli ‘tvb’.
Michele Petruzzelli è un brillante primo dirigente dello Stato, cui è difficile togliere la parola, per cui abbiamo deciso di non ‘dargliela’ mai e lui, con le maniere forti che la leggi consente a personaggi del suo livello, se la ‘prende’. Fuor di metafora la sua brillante, educata, erudita, ricercata e, spesso, raffinata conversazione si scontra con pause chilometriche che fanno esclamare a Peppino:«Ex nihilo nihil». Ho scoperto che a tavola è meglio tenerlo alla larga : si tratta di forchetta che ‘azzanna’ senza pietà l’osso e io non voglio ‘felini’ nella zona di mia competenza. Indossa, con grande classe, un tipo di cappello difficile da calzare senza ‘sfiorare’ il ridicolo e per questo avrà sempre il mio plauso : proprio il caso di dire ‘ad hoc’.
Padre Ciro Capotosto è un domenicano dalla voce limpida, cristallina, argentina : il modo in cui pronuncia lui le sei lettere del mio nome, Gianni, mi procura una gioia infinita. Spesso lo chiamo al telefono solo per sentire il mio nome : pace, tranquillità e benessere sono garantiti, anche se per la parte ‘lombosacrale’ i benefici producono pochi secondi di tregua. Ciro negli ultimi tempi dimostra una predilezione eccessiva per la classe medica, non voglio adoperare il termine ‘ipocondriaco’, ma mi permetto, per la stima e la tenerezza che provo per lui, di consigliare una partecipazione più intensa con il nostro gruppo nel segno di « Contraria contrariis curantur» ( Le malattie si curano con i rimedi contrari), in modo da attingere il buono di cui è portatrice la nostra squadra che gioca senza, portiere, centravanti, capitano e allenatore : tutti per uno e uno per tutti. A proposito di calcio come non parlare di Antonio Di Leo, l’unico ancora in attività di calcio giocato, l’uomo che, dipendesse da lui, il gruppo potrebbe limitarsi a due persone, massimo tre proprio per essere generosi. Antonio l’ho visto sorridere durante il pranzo - sentito no perché era lontano e notoriamente lui parla a bassa voce ed io sono carente (volutamente) in fatto d’udito - e questo testimonia che si è trovato a proprio agio. Ora non vorrei abusare con il latino, ma mi viene in mente la frase contraria a quella adoperata per padre Ciro: «Similia similibus curantur» (Le malattie si guariscono con rimedi simili). Onde evitare che Antonio ritenga troppo oneroso questo sforzo cui dovrebbe sottoporsi, lo esorto a rivolgersi al suo grande ‘pigmalione’ Luigi, la cui disponibilità verso tutti non teme smentite. Antonio, come tutti i componenti del gruppo, non fuma, ma con la sua tranquilla visione della vita ci regala quattro citazioni anonime sul fumo: «Le sigarette sono assassini che viaggiano in branco», «Con la sigaretta la morte è lenta, ma io non ho fretta», « Non sto fumando, ma messaggiando con Toro Seduto» e «Prima della scoperta del fuoco, cosa facevano i fumatori ?».
Ora, assodato che nel nostro gruppo è vietato fumare e atteggiarsi da venditori di ‘fumo’, va anche detto che, pur non vivendo in funzione degli altri, siamo consapevoli che vivere con gli altri è una legge non scritta di felicità se non duratura, almeno frequente. Una parola per Michele Mancini, assente in foto, per gravi motivi familiari. E’ dei nostri e presto lo festeggeremo per un riconoscimento che il nostro aspetta dalla fine del secondo conflitto mondiale, solo dovremo trovare una giusta via di mezzo tra la richiesta legittima e l’offerta, anch’essa legittima. Infine, caro Nicola Simonetti, preparati ad offrire un altro pranzo perché è in programma un riconoscimento di quelli che non si dimenticano facilmente: questa volta andremo in ‘cantina’ con pagamento alla…’barese’, ormai il ‘nocino’ è solo un…ricordino. (Il ‘gruppo amici di S. Nicola’ è composto da: padre Ciro Capotosto, Giovanni Cavalli, Marco Matteo Ciccone, Antonio Di Leo, Giuseppe Giordano, Michele Mancini, Luigi Papa, Michele Petruzzelli, Nicola Simonetti e Giovanni Distante, priore di S. Nicola)