di VALTER CANNELLONI - “L'America vuole qualcuno da amare, ma vuole anche qualcuno da odiare, purché sia facile odiarlo”. Su questa tragica e ironica contraddizione si basa questa pellicola, che racconta l'incredibile storia vera della campionessa statunitense di pattinaggio artistico Tonya Harding, star del ghiaccio negli Anni Novanta, e protagonista di uno degli scandali sportivi più clamorosi di tutti i tempi.
Tonya è nata a Portland, in Oregon, terra di boscaioli e di cacciatori, e fin dall'età di quattro anni ha manifestato un'eccezionale propensione per il suo sport preferito. A farle da mentore in questa inclinazione è la madre-padrona LaVona (un'eccezionale Allison Janney, vincitrice del premio Oscar 2018 come migliore attrice non protagonista) che, per farla diventare una campionessa, è convinta di doverla trattare a pesci in faccia, arrivando addirittura alle percosse fisiche.
Mai un briciolo di affetto, ma solo il bastone come metodo educativo. Nonostante questo trattamento scioccante, o forse proprio grazie a questo, la piccola Tonya sviluppa un carattere focoso e competitivo, che la porta in breve tempo a bruciare tutte le tappe della sua ancor giovane carriera.
Tonya è povera, e la madre impiega tutti i suoi guadagni da cameriera per pagare lo sport della figlia: la ragazza non possiede gli abiti vezzosi delle altre pattinatrici, che lei considera delle fatine imbranate, ma ha una fame di vincere smisurata che non sempre viene premiata dai giudici proprio per quell'atteggiamento anticonvenzionale.
Tonya, nel frattempo, è diventata una giovane donna e si fidanza, con l'approvazione della madre, con il bel Jeff, fino a convolare in un inizialmente felice matrimonio. Tutto sembra procedere a gonfie vele: nei campionati nazionali del 1991, che Tonya vince, la pattinatrice di Portland presenta un programma di gara rivoluzionario, che contempla una figura artistica, il triplo axel che nessun'atleta sul ghiaccio aveva mai osato prima.
Quel virtuosismo difficilissimo le riesce e Tonya viene convocata per le Olimpiadi di Albertville, in USA, del 1992. Ma il successo ottenuto le dà alla testa e il matrimonio con Jeff entra in crisi: i due si picchiano di continuo (del resto, Tonya, fin da bambina, è abituata alle botte) e ben presto la ragazza va a vivere per conto proprio.
Alle Olimpiadi in casa, scossa dalle sue disavventure personali, combina un pasticcio e sbaglia completamente il triplo axel, giungendo solo quarta nella competizione e non garantendosi così nessuno sponsor che possa assicurarle la carriera futura.
Andrà a lavorare con la mamma come cameriera in un locale di second'ordine, e solo l'aiuto dell'allenatrice di quando era bambina la tirerà fuori da quel lungo tunnel nero nel quale si è ficcata. Per ritrovare la forma, Tonya si allena con i metodi di Rocky e ben presto ritorna all'antico splendore.
Dopo aver divorziato da Jeff, si riappacifica con lui, proprio per ritrovare la serenità e affrontare i Giochi Olimpici di Lillerhammer, in Norvegia, del 1996. Ma qui la storia diventa un thriller: Tonya, un giorno, riceve minacce di morte che la sconvolgono, pregiudicando i suoi allenamenti quotidiani, e Jeff, ritenendo responsabile di quell'odioso gesto la rivale pattinatrice Nancy Kerrigan, decide di restituire pan per focaccia inviando a sua volta lettere minatorie all'avversaria di Tonya.
Ma, per ottenere il suo scopo, Jeff si affida alla persona sbagliata: incarica infatti Shawn, la guardia del corpo di Tonya, di occuparsi della faccenda. Shawn è un ciccione sfigato, mentecatto e psicolabile, convinto, senza alcun fondamento, di essere un agente dell'antiterrorismo e del controspionaggio.
Shawn si dimostra più realista del re e non trova niente di meglio che ingaggiare due scagnozzi per far spezzare, a manganellate, un ginocchio a Nancy Kerrigan, avvertendo prima Jeff. La notizia dell'aggressione alla Kerrigan fa il giro degli Stati Uniti. I media non parlano d'altro, e l'Fbi apre un'indagine che, ben presto, porta all'individuazione dei responsabili dell'accaduto.
Jeff è coinvolto nell'inchiesta e Tonya, che era all'oscuro di tutto, si vede la vita sconvolta dalla dabbenaggine dell'ex-marito. Le televisioni si piazzano sotto la sua abitazione e la sua stessa partecipazione alle Olimpiadi viene messa in discussione.
La Harding, con l'acqua alla gola, non esita a denunciare all'Fbi Jeff, che l'accusa a sua volta. La pattinatrice si scusa pubblicamente per l'accaduto, e ottiene il risultato che voleva, rinviando il processo a suo carico e salvaguardando la cosa che più le interessa, la partecipazione alle Olimpiadi.
La madre LaVona, per l'ennesima volta, si dimostra crudele e insensibile nei confronti della figlia. Alle Olimpiadi, Tonya arriva ottava, mentre la Kerrigan, che si è ripresa a tempo di record dalla gambizzazione, vince la medaglia d'argento. Quel confronto che tutto il mondo aspettava, si conclude con la disfatta di Tonya che, al ritorno negli Stati Uniti, si vede condannata a tre anni di carcere in libertà vigilata e, soprattutto, subisce la radiazione da tutte le gare di pattinaggio.
Ormai sola, non rinuncerà allo sport, dedicandosi al pugilato. Non avrà più rapporti con la madre LaVona, e oggi è un'arredatrice di giardini, che si è risposata e che ha un bambino di sette anni, di cui è orgogliosa di essere una brava mamma affettuosa.
Film amaro e tragico al tempo stesso, "Tonya" è narrato con i toni della “black comedy”, ed è un'analisi spietata e lucida di come si possa creare un mito mediatico e di come lo si possa distruggere subito dopo.
Margot Robbie è una Tonya straordinaria, la cui unica verità è quella di affrontare la vita come una guerra personale da vincere a tutti i costi: Tonya è l'America, e l'America è Tonya.
"Tonya" (I Tonya)
regia di Craig Gillespie
sceneggiatura Steven Rogers
fotografia Nicolas Karatasntsis
musica Peter Nashel
Interpreti: Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Julian Nicholson, Paul Walter Hauser.
Produzione: USA 2017.
Tonya è nata a Portland, in Oregon, terra di boscaioli e di cacciatori, e fin dall'età di quattro anni ha manifestato un'eccezionale propensione per il suo sport preferito. A farle da mentore in questa inclinazione è la madre-padrona LaVona (un'eccezionale Allison Janney, vincitrice del premio Oscar 2018 come migliore attrice non protagonista) che, per farla diventare una campionessa, è convinta di doverla trattare a pesci in faccia, arrivando addirittura alle percosse fisiche.
Mai un briciolo di affetto, ma solo il bastone come metodo educativo. Nonostante questo trattamento scioccante, o forse proprio grazie a questo, la piccola Tonya sviluppa un carattere focoso e competitivo, che la porta in breve tempo a bruciare tutte le tappe della sua ancor giovane carriera.
Tonya è povera, e la madre impiega tutti i suoi guadagni da cameriera per pagare lo sport della figlia: la ragazza non possiede gli abiti vezzosi delle altre pattinatrici, che lei considera delle fatine imbranate, ma ha una fame di vincere smisurata che non sempre viene premiata dai giudici proprio per quell'atteggiamento anticonvenzionale.
Tonya, nel frattempo, è diventata una giovane donna e si fidanza, con l'approvazione della madre, con il bel Jeff, fino a convolare in un inizialmente felice matrimonio. Tutto sembra procedere a gonfie vele: nei campionati nazionali del 1991, che Tonya vince, la pattinatrice di Portland presenta un programma di gara rivoluzionario, che contempla una figura artistica, il triplo axel che nessun'atleta sul ghiaccio aveva mai osato prima.
Quel virtuosismo difficilissimo le riesce e Tonya viene convocata per le Olimpiadi di Albertville, in USA, del 1992. Ma il successo ottenuto le dà alla testa e il matrimonio con Jeff entra in crisi: i due si picchiano di continuo (del resto, Tonya, fin da bambina, è abituata alle botte) e ben presto la ragazza va a vivere per conto proprio.
Alle Olimpiadi in casa, scossa dalle sue disavventure personali, combina un pasticcio e sbaglia completamente il triplo axel, giungendo solo quarta nella competizione e non garantendosi così nessuno sponsor che possa assicurarle la carriera futura.
Andrà a lavorare con la mamma come cameriera in un locale di second'ordine, e solo l'aiuto dell'allenatrice di quando era bambina la tirerà fuori da quel lungo tunnel nero nel quale si è ficcata. Per ritrovare la forma, Tonya si allena con i metodi di Rocky e ben presto ritorna all'antico splendore.
Dopo aver divorziato da Jeff, si riappacifica con lui, proprio per ritrovare la serenità e affrontare i Giochi Olimpici di Lillerhammer, in Norvegia, del 1996. Ma qui la storia diventa un thriller: Tonya, un giorno, riceve minacce di morte che la sconvolgono, pregiudicando i suoi allenamenti quotidiani, e Jeff, ritenendo responsabile di quell'odioso gesto la rivale pattinatrice Nancy Kerrigan, decide di restituire pan per focaccia inviando a sua volta lettere minatorie all'avversaria di Tonya.
Ma, per ottenere il suo scopo, Jeff si affida alla persona sbagliata: incarica infatti Shawn, la guardia del corpo di Tonya, di occuparsi della faccenda. Shawn è un ciccione sfigato, mentecatto e psicolabile, convinto, senza alcun fondamento, di essere un agente dell'antiterrorismo e del controspionaggio.
Shawn si dimostra più realista del re e non trova niente di meglio che ingaggiare due scagnozzi per far spezzare, a manganellate, un ginocchio a Nancy Kerrigan, avvertendo prima Jeff. La notizia dell'aggressione alla Kerrigan fa il giro degli Stati Uniti. I media non parlano d'altro, e l'Fbi apre un'indagine che, ben presto, porta all'individuazione dei responsabili dell'accaduto.
Jeff è coinvolto nell'inchiesta e Tonya, che era all'oscuro di tutto, si vede la vita sconvolta dalla dabbenaggine dell'ex-marito. Le televisioni si piazzano sotto la sua abitazione e la sua stessa partecipazione alle Olimpiadi viene messa in discussione.
La Harding, con l'acqua alla gola, non esita a denunciare all'Fbi Jeff, che l'accusa a sua volta. La pattinatrice si scusa pubblicamente per l'accaduto, e ottiene il risultato che voleva, rinviando il processo a suo carico e salvaguardando la cosa che più le interessa, la partecipazione alle Olimpiadi.
La madre LaVona, per l'ennesima volta, si dimostra crudele e insensibile nei confronti della figlia. Alle Olimpiadi, Tonya arriva ottava, mentre la Kerrigan, che si è ripresa a tempo di record dalla gambizzazione, vince la medaglia d'argento. Quel confronto che tutto il mondo aspettava, si conclude con la disfatta di Tonya che, al ritorno negli Stati Uniti, si vede condannata a tre anni di carcere in libertà vigilata e, soprattutto, subisce la radiazione da tutte le gare di pattinaggio.
Ormai sola, non rinuncerà allo sport, dedicandosi al pugilato. Non avrà più rapporti con la madre LaVona, e oggi è un'arredatrice di giardini, che si è risposata e che ha un bambino di sette anni, di cui è orgogliosa di essere una brava mamma affettuosa.
Film amaro e tragico al tempo stesso, "Tonya" è narrato con i toni della “black comedy”, ed è un'analisi spietata e lucida di come si possa creare un mito mediatico e di come lo si possa distruggere subito dopo.
Margot Robbie è una Tonya straordinaria, la cui unica verità è quella di affrontare la vita come una guerra personale da vincere a tutti i costi: Tonya è l'America, e l'America è Tonya.
regia di Craig Gillespie
sceneggiatura Steven Rogers
fotografia Nicolas Karatasntsis
musica Peter Nashel
Interpreti: Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Julian Nicholson, Paul Walter Hauser.
Produzione: USA 2017.