di FREDERIC PASCALI - Le storie del caporale Alfred H. Mendes sono la preziosa fonte d’ispirazione per il nipote Sam, che dirige da par suo un nuovo lavoro cinematografico legato al Primo Conflitto Mondiale.
Ambientato nella Francia del 1917, tra trincee e paesaggi colmi di rovine, il film di Mendes cesella la sua trama in un’eroica azione di guerra a cui si prestano due giovani caporali inglesi: Tom Blake e William Schofield. Dall’esito della loro missione dipende la salvezza di un intero battaglione del corpo di spedizione britannico, ivi compreso lo stesso fratello di Blake.
Girato in Inghilterra, “1917” ha stupito per lo straordinario effetto conferito dalla percezione di una storia descritta in un unico lunghissimo piano sequenza. Un lavoro per cui sono stati necessari 3 mesi di riprese e quasi 6 di preparazione più tutta una serie di espedienti tecnici, a cominciare dall’uso delle nuove molto maneggevoli cineprese ARRI, per finire all’ accurato montaggio digitale di porzioni di piani sequenza da 5 minuti, salvo uno di 10. In tal senso è stato determinante il contributo della fotografia di Roger Deakins, costretta a fare i conti con la mutevolezza delle condizioni delle riprese in esterno.
Tuttavia, i prodigi dell’immagine sostenuti dalla sceneggiatura, strutturata come la copia perfetta dei dogmi de “Il viaggio dell’eroe” di Vogler, scritta dallo stesso Mendes con la scozzese Krysty Wilson-Cairns, non riescono a fugare i dubbi relativi a una pellicola a tratti parsa parente stretta della maggior parte dei più famosi videogiochi di combattimento.
Alcune scene ne ricordano le medesime sembianze: le sparatorie notturne tra le case diroccate e il salto nel torrente del protagonista sono tra le più evidenti. Da circa metà pellicola in poi tutto muove in questa direzione a scapito di una generale riflessione sulla durezza di una storia che inevitabilmente perde per strada parte del suo pathos iniziale e nonostante alcune citazioni colte, “Orizzonti di gloria” per dirne una, non lo ritrova neanche nei momenti più drammatici.
Candidato a 10 premi Oscar, tra cui quello per il miglior film, la regia e la sceneggiatura originale, “1917” si avvale di una buona interpretazione corale con sugli scudi il protagonista George MacKay, “Schofield”, e i quasi cammei di Colin Firth, “Generale Erinmore”, e Benedict Cumberbatch, “Colonello Mackenzie”.
Ambientato nella Francia del 1917, tra trincee e paesaggi colmi di rovine, il film di Mendes cesella la sua trama in un’eroica azione di guerra a cui si prestano due giovani caporali inglesi: Tom Blake e William Schofield. Dall’esito della loro missione dipende la salvezza di un intero battaglione del corpo di spedizione britannico, ivi compreso lo stesso fratello di Blake.
Girato in Inghilterra, “1917” ha stupito per lo straordinario effetto conferito dalla percezione di una storia descritta in un unico lunghissimo piano sequenza. Un lavoro per cui sono stati necessari 3 mesi di riprese e quasi 6 di preparazione più tutta una serie di espedienti tecnici, a cominciare dall’uso delle nuove molto maneggevoli cineprese ARRI, per finire all’ accurato montaggio digitale di porzioni di piani sequenza da 5 minuti, salvo uno di 10. In tal senso è stato determinante il contributo della fotografia di Roger Deakins, costretta a fare i conti con la mutevolezza delle condizioni delle riprese in esterno.
Tuttavia, i prodigi dell’immagine sostenuti dalla sceneggiatura, strutturata come la copia perfetta dei dogmi de “Il viaggio dell’eroe” di Vogler, scritta dallo stesso Mendes con la scozzese Krysty Wilson-Cairns, non riescono a fugare i dubbi relativi a una pellicola a tratti parsa parente stretta della maggior parte dei più famosi videogiochi di combattimento.
Alcune scene ne ricordano le medesime sembianze: le sparatorie notturne tra le case diroccate e il salto nel torrente del protagonista sono tra le più evidenti. Da circa metà pellicola in poi tutto muove in questa direzione a scapito di una generale riflessione sulla durezza di una storia che inevitabilmente perde per strada parte del suo pathos iniziale e nonostante alcune citazioni colte, “Orizzonti di gloria” per dirne una, non lo ritrova neanche nei momenti più drammatici.
Candidato a 10 premi Oscar, tra cui quello per il miglior film, la regia e la sceneggiatura originale, “1917” si avvale di una buona interpretazione corale con sugli scudi il protagonista George MacKay, “Schofield”, e i quasi cammei di Colin Firth, “Generale Erinmore”, e Benedict Cumberbatch, “Colonello Mackenzie”.