BARI - In occasione del ritiro da parte della Soprintendenza del negativo su lastra di vetro alla gelatina al bromuro d’argento, esposto in una delle sale del Teatro Niccolò Piccinni, questa mattina il sindaco Antonio Decaro ha incontrato Annamaria Antonelli, nipote di Angelo Antonelli, autore dello scatto e fondatore nel 1883 dell’omonima ditta.
Infatti dal giorno della riapertura del teatro comunale, lo scorso 5 dicembre, la fotografia è stata esposta in uno dei due salottini accanto al foyer in una teca contenente un negativo su lastra di vetro che ritrae l’interno del teatro. Si tratta di uno scatto risalente al 1903, che restituisce un’immagine dell’apparato decorativo del Piccinni come appariva prima del restauro avvenuto nel 1914. All’interno della teca, accanto al negativo (formato 30x40 cm), una riproduzione a stampa b&n su carta politenata.
“Ho voluto ringraziare personalmente la signora Antonelli, gli eredi e la Sovrintendenza per l’opportunità che hanno dato alla città e alla migliaia di persone che sono state al Piccinni dal giorno della sua riapertura - ha dichiarato il sindaco di Bari -. In tantissimi hanno potuto ammirare questa lastra e la fotografia scattata 11 anni prima del primo intervento di restauro che ha interessato il teatro comunale.
Questa immagine ci ha permesso di capire come apparisse il teatro nella sua veste originaria, ed è stata un’emozione particolare sia per l’amministrazione comunale, sia per tutti i cittadini che hanno frequentato il teatro in questi mesi”. Annamaria Antonelli ha ringraziato il sindaco Decaro per questa iniziativa auspicando che in futuro si possano realizzare nuove collaborazioni.
Descrizione storico-tecnicaIl negativo su lastra di vetro alla gelatina al bromuro d’argento raffigurante l’originario apparato decorativo del Teatro comunale “Niccolò Piccinni” precedente all’intervento di restauro del 1914, è conservato presso la Fototeca della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città metropolitana di Bari (SABAP-BA). Viene depositato alla fine degli anni ’90 insieme a un corredo di lastre formato 30x40 (cm) realizzate dalla ditta Fratelli Antonelli nel 1903 in occasione dell’ultimazione dei lavori di costruzione del Teatro Petruzzelli.
Dal punto di vista storico e tecnico, l’utilizzo delle lastre “ultra sensibili” alla gelatina ai sali d’argento permise di realizzare le prime riprese fotografiche dell’interno dei suddetti teatri e testimonia la diffusione e la commercializzazione di prodotti fotosensibili finiti e pronti per l’uso. L’introduzione della gelatina ai sali d’argento, avvenuta negli anni Ottanta del XIX sec., rappresentò una vera e propria rivoluzione nella storia della fotografia, segnando il passaggio da un procedimento di preparazione manuale dello strato sensibile alla fabbricazione industriale. I nuovi materiali da ripresa, denominati “lastre secche” o “asciutte” per distinguerle dal precedente procedimento al collodio umido, avevano il vantaggio di essere più pratici, ma soprattutto più sensibili, permettendo non soltanto la realizzazione di un maggior numero di foto, ma anche la ripresa in condizioni di luce fino a pochi anni prima proibitive.
L’immagine fotografica
L’immagine fotografica documenta la prima edizione dell’apparato decorativo dei palchi, realizzata nel 1853 dal napoletano Giuseppe Castagna che diresse i lavori di decorazione interna, coadiuvato da un’equipe di pittori napoletani che già aveva operato nel cantiere del Teatro San Carlo a Napoli: fra loro Luigi de Luise e Leopoldo Galluzzi, che realizzarono il Velario rappresentante L’Olimpo con Apollo sul cavallo Pegaso e le Muse. Di questo apparato decorativo si conserva oggi solo l’arco di proscenio, realizzato a cassettoni con decorazioni in cartapesta dorata. Nei pennacchi figurano due mascheroni teatrali entro tondi, circondati da una decorazione vegetale. Nella parte centrale vi è il Barione, il più antico simbolo della città di Bari, raffigurante un cherubino alato nell’atto di scoccare una freccia da una barca; a sorreggere lo stemma vi sono due angeli affrontati, con le ali spiegate in volo, mentre suonano la tromba. Oggi al suo posto compare l’odierno simbolo della Città di Bari, ma è ancora possibile ammirare il Barione nella decorazione in stucco del sottarco. Tra il 1913 e il 1914 furono eseguiti dei lavori di restauro diretti dall’Ing. capo Arrigo Veccia, durante i quali l’apparato decorativo del teatro venne modificato e arricchito ad opera dello stuccatore barese Gaetano Granieri. La nuova decorazione rese il Teatro Piccinni un “piccolo San Carlo”.
La fotografia - scattata dal quarto ordine dei palchi, in asse con la loggia reale - inquadra il palcoscenico a sipario chiuso. Quest’ultimo, dipinto nel 1854 dall’artista terlizzese Michele De Napoli, raffigura il Torneo di Re Manfredi organizzato nel 1259 in onore del soggiorno a Bari di Baldovino I imperatore di Costantinopoli e suocero dello stesso Manfredi. Tale soggetto, proposto da Giulio Petroni, fu preferito a quello inizialmente avanzato dal De Napoli: la Disfida di Barletta. Il tema del Torneo sollecitava maggiormente le “vanità municipali” poiché ambientato a Bari, come si deduce dalla presenza del Castello Svevo sullo sfondo. Inoltre, il soggetto aveva il pregio di riferirsi a un episodio di pace, una gioiosa rievocazione degli antichi e popolari spettacoli del Medioevo. Alla presenza di un vasto pubblico e, nel baldacchino reale sulla sinistra, di Re Manfredi, Elena Ducas e dell’Imperatore Baldovino, la sfilata dei concorrenti si muove in modo circolare, senza che si riesca a individuarne un inizio o una fine. Senza privilegiare alcun punto di vista particolare, nessun episodio della storia, nessun luogo della tela, fermato nel tempo in una dimensione ideale, il De Napoli crea all’interno del teatro “un luogo mentale”, uno “spettacolo nello spettacolo”.
La fotografia - scattata dal quarto ordine dei palchi, in asse con la loggia reale - inquadra il palcoscenico a sipario chiuso. Quest’ultimo, dipinto nel 1854 dall’artista terlizzese Michele De Napoli, raffigura il Torneo di Re Manfredi organizzato nel 1259 in onore del soggiorno a Bari di Baldovino I imperatore di Costantinopoli e suocero dello stesso Manfredi. Tale soggetto, proposto da Giulio Petroni, fu preferito a quello inizialmente avanzato dal De Napoli: la Disfida di Barletta. Il tema del Torneo sollecitava maggiormente le “vanità municipali” poiché ambientato a Bari, come si deduce dalla presenza del Castello Svevo sullo sfondo. Inoltre, il soggetto aveva il pregio di riferirsi a un episodio di pace, una gioiosa rievocazione degli antichi e popolari spettacoli del Medioevo. Alla presenza di un vasto pubblico e, nel baldacchino reale sulla sinistra, di Re Manfredi, Elena Ducas e dell’Imperatore Baldovino, la sfilata dei concorrenti si muove in modo circolare, senza che si riesca a individuarne un inizio o una fine. Senza privilegiare alcun punto di vista particolare, nessun episodio della storia, nessun luogo della tela, fermato nel tempo in una dimensione ideale, il De Napoli crea all’interno del teatro “un luogo mentale”, uno “spettacolo nello spettacolo”.
Tra le figure in primo piano il De Napoli inserisce alcune eminenti personalità baresi coinvolte nella progettazione e costruzione del Teatro Piccinni. Nella coppia di cavalieri in basso a sinistra, si riconoscono lo storico Giulio Petroni, in una scintillante armatura, e l’Intendente della Provincia comm. Luigi Ajossa, fondatore della Commissione Teatrale, i quali avevano avuto un ruolo fondamentale nel favorire la selezione di De Napoli per la realizzazione del sipario.
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