ROMA – “La congiuntivite è uno dei primi sintomi dell’infezione coronavirus, accompagnata da febbre alta e quindi seguita dagli altri sintomi ben noti, come tosse, vomito ecc. Lo aveva ben compreso Li Wenliang, l’oculista 34 enne di Wuhan che per primo in Cina comprese la presenza di una nuova terribile epidemia e diede l’allarme nel dicembre scorso. Non fu capito, anzi fu messo a tacere. Solo ora, alla sua morte, è diventato un eroe, che va ricordato per il suo impegno e la sua attenzione verso un segnale clinico ben preciso.
Uno dei primi sintomi per il terribile coronavirus ma estremamente diffusa per altre ragioni: si tratta di una infiammazione che insorge per svariati motivi, colpisce milioni di italiani e che, se affrontata in modo appropriato, non porta ad alcuna conseguenza. Non va banalizzata, ma non vanno create psicosi in caso di insorgenza in queste settimane. Basta rivolgersi ad un oculista che saprà valutare il da farsi”. È questo l’appello della dottoressa Maria Elisa Scarale, oculista e presidente di AIOS onlus (Associazione italiana occhi e sport) in relazione ai molti casi di allarme registrato dai cittadini colpiti da congiuntivite e che temono di essere entrati in contatto col coronavirus. “Non va creato allarmismo: la congiuntivite è una delle malattie oculari più comuni e può manifestarsi o in forma acuta o cronica.
Può essere causata da un’infezione batterica, virale o da altri microorganismi o parassiti. Ma può anche derivare da una reazione allergica a elementi come pollini, acari della polvere, peli di animali. Nella stragrande maggioranza dei casi – sottolinea la dott.ssa Scarale – si risolve in una-due settimane. Come sempre, il consiglio migliore è prevenire le congiuntiviti: si devono lavare spesso le mani con acqua e sapone, si deve evitare di toccare o strofinare l’occhio sano dopo aver toccato quello infetto, va cambiata frequentemente la federa del cuscino e gli asciugamani…tutti consigli che come AIOS portiamo soprattutto fra gli adolescenti nelle visite che stiamo organizzando fra i giovani sportivi delle squadre giovanili di calcio. Dopo la positiva esperienza nei centri giovani dell’Inter a Milano, presto ci recheremo nelle strutture della Juventus a Torino e via via in tutte le squadre di calcio della Penisola. Come associazione, infatti, vogliamo creare sensibilizzazione sulle patologie oculari. Si calcola che ben due milioni di bambini e adolescenti solo nel nostro Paese soffrano di malattie dell’occhio, ma solo mezzo milione ricorre allo specialista”.
Uno dei primi sintomi per il terribile coronavirus ma estremamente diffusa per altre ragioni: si tratta di una infiammazione che insorge per svariati motivi, colpisce milioni di italiani e che, se affrontata in modo appropriato, non porta ad alcuna conseguenza. Non va banalizzata, ma non vanno create psicosi in caso di insorgenza in queste settimane. Basta rivolgersi ad un oculista che saprà valutare il da farsi”. È questo l’appello della dottoressa Maria Elisa Scarale, oculista e presidente di AIOS onlus (Associazione italiana occhi e sport) in relazione ai molti casi di allarme registrato dai cittadini colpiti da congiuntivite e che temono di essere entrati in contatto col coronavirus. “Non va creato allarmismo: la congiuntivite è una delle malattie oculari più comuni e può manifestarsi o in forma acuta o cronica.
Può essere causata da un’infezione batterica, virale o da altri microorganismi o parassiti. Ma può anche derivare da una reazione allergica a elementi come pollini, acari della polvere, peli di animali. Nella stragrande maggioranza dei casi – sottolinea la dott.ssa Scarale – si risolve in una-due settimane. Come sempre, il consiglio migliore è prevenire le congiuntiviti: si devono lavare spesso le mani con acqua e sapone, si deve evitare di toccare o strofinare l’occhio sano dopo aver toccato quello infetto, va cambiata frequentemente la federa del cuscino e gli asciugamani…tutti consigli che come AIOS portiamo soprattutto fra gli adolescenti nelle visite che stiamo organizzando fra i giovani sportivi delle squadre giovanili di calcio. Dopo la positiva esperienza nei centri giovani dell’Inter a Milano, presto ci recheremo nelle strutture della Juventus a Torino e via via in tutte le squadre di calcio della Penisola. Come associazione, infatti, vogliamo creare sensibilizzazione sulle patologie oculari. Si calcola che ben due milioni di bambini e adolescenti solo nel nostro Paese soffrano di malattie dell’occhio, ma solo mezzo milione ricorre allo specialista”.
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