BARI - In occasione del Giorno del ricordo, questa mattina, in largo Policarpo Scagliarini, nel Villaggio Trieste, il sindaco Antonio Decaro ha partecipato alla cerimonia promossa dall’amministrazione comunale per ricordare le vittime delle Foibe.
La cerimonia commemorativa si è svolta presso la targa posta nel quartiere in cui da 60 anni vivono le famiglie dei profughi della seconda guerra mondiale, provenienti dall’Istria, da Fiume, dalla Dalmazia, dai Balcani, dalla Romania, dalla Grecia, dalle isole dell’Egeo, dall’Africa e dagli Abruzzi.
“Oggi siamo qui per ricordare, un esercizio che dobbiamo fare sempre per ribadire, con forza, l’importanza del dialogo e del rispetto delle vite umane, al di là di ogni confine e credo politico e religioso - ha dichiarato il sindaco di Bari dopo aver deposto una corona d’alloro -. Noi tutti abbiamo il dovere di evitare che l'indifferenza o il negazionismo siano più forti della memoria e della storia che racconta di tante donne e uomini che hanno perso la vita, com'è accaduto a causa della tragica vicenda delle foibe. Abbiamo il dovere di ricordare che in passato quelle persone sono morte in quanto vittime dell’odio provato da altre persone.
Il mondo, in quel periodo storico, ha vissuto una fase di terrore che purtroppo in molti hanno tollerato. Per questo siamo qui oggi, per ricordare i martiri delle Foibe, come abbiamo fatto qualche giorno fa per le vittime dell'Olocausto.
Abbiamo il dovere di continuare a ricordare ciò che è accaduto, gli orrori commessi da altri esseri umani che hanno segnato drammaticamente il nostro passato. Solo se ricordiamo, possiamo davvero guardare con più fiducia al futuro.
Quest'anno ho voluto celebrare questa cerimonia qui, dove è affissa una targa in memoria delle vittime delle foibe, perché questo è un luogo di accoglienza. Sulla targa, infatti, c'è scritto che “in questo Villaggio Trieste le famiglie dei profughi della seconda guerra mondiale hanno terminato il loro peregrinare dopo aver assaggiato l'amarezza del loro sradicamento”.
Questo è un luogo simbolo dell’accoglienza della nostra città e riunirci qui, oggi, significa fissare nella nostra memoria quanto accaduto affinché non si ripeta mai più. Gli orrori del passato siano un motivo per tutti noi per trarre un insegnamento importante, fondato sulla consapevolezza che è indispensabile avere rispetto per tutti gli esseri umani, soprattutto per coloro che la pensano diversamente da noi”.
La cerimonia commemorativa si è svolta presso la targa posta nel quartiere in cui da 60 anni vivono le famiglie dei profughi della seconda guerra mondiale, provenienti dall’Istria, da Fiume, dalla Dalmazia, dai Balcani, dalla Romania, dalla Grecia, dalle isole dell’Egeo, dall’Africa e dagli Abruzzi.
“Oggi siamo qui per ricordare, un esercizio che dobbiamo fare sempre per ribadire, con forza, l’importanza del dialogo e del rispetto delle vite umane, al di là di ogni confine e credo politico e religioso - ha dichiarato il sindaco di Bari dopo aver deposto una corona d’alloro -. Noi tutti abbiamo il dovere di evitare che l'indifferenza o il negazionismo siano più forti della memoria e della storia che racconta di tante donne e uomini che hanno perso la vita, com'è accaduto a causa della tragica vicenda delle foibe. Abbiamo il dovere di ricordare che in passato quelle persone sono morte in quanto vittime dell’odio provato da altre persone.
Il mondo, in quel periodo storico, ha vissuto una fase di terrore che purtroppo in molti hanno tollerato. Per questo siamo qui oggi, per ricordare i martiri delle Foibe, come abbiamo fatto qualche giorno fa per le vittime dell'Olocausto.
Abbiamo il dovere di continuare a ricordare ciò che è accaduto, gli orrori commessi da altri esseri umani che hanno segnato drammaticamente il nostro passato. Solo se ricordiamo, possiamo davvero guardare con più fiducia al futuro.
Quest'anno ho voluto celebrare questa cerimonia qui, dove è affissa una targa in memoria delle vittime delle foibe, perché questo è un luogo di accoglienza. Sulla targa, infatti, c'è scritto che “in questo Villaggio Trieste le famiglie dei profughi della seconda guerra mondiale hanno terminato il loro peregrinare dopo aver assaggiato l'amarezza del loro sradicamento”.
Questo è un luogo simbolo dell’accoglienza della nostra città e riunirci qui, oggi, significa fissare nella nostra memoria quanto accaduto affinché non si ripeta mai più. Gli orrori del passato siano un motivo per tutti noi per trarre un insegnamento importante, fondato sulla consapevolezza che è indispensabile avere rispetto per tutti gli esseri umani, soprattutto per coloro che la pensano diversamente da noi”.