di VITTORIO POLITO - L’omelia nella liturgia cattolica è l’esposizione e il commento di passi delle sacre Scritture e del Vangelo che il sacerdote tiene in Chiesa, oppure tratta argomenti di carattere liturgico o sociale. Un discorso solitamente di tono moraleggiante o ammonitore.
Molte volte il sacerdote non è all’altezza di un predicatore ed allora l’omelia risulta noiosa, ripetitiva e pedante. In sostanza l’omelia o la predica dovrebbe essere breve, concisa e chiara e, per fare ciò, servono predicatori che solitamente ascoltiamo solo in particolari periodi dell’anno liturgico come Pasqua, Natale e ricorrenze religiose particolari. Chi predica dicendo quello che gli viene in mente perde il filo del discorso e spesso non dice l’essenziale. A questo punto meglio leggere il commento al Vangelo che improvvisare.
Oggi le omelie sono presenti anche su internet per cui coloro che non sono in grado di predicare possono scaricare l’omelia di interesse e leggerla durante le funzioni religiose, evitando così di annoiare i fedeli.
Sapete cosa si faceva nell’antica Bari nei secoli scorsi? I Capitoli di San Nicola, della Cattedrale e dei maggiori luoghi di culto, data l’importanza delle loro chiese, in occasione di eventi importanti dell’anno liturgico, invitavano famosi predicatori per intrattenere i fedeli sui più svariati temi, facendo grandi sforzi per accaparrarsi i migliori oratori. Ma per fare ciò era necessario contribuire con oboli ed elemosine per offrire l’ospitalità ai predicatori durante la loro permanenza, addirittura si pagava un canone alle chiese per riservarsi i posti migliori. Quest’ultima abitudine era delle più frequenti al punto che i banchi familiari per l’ascolto delle prediche erano oggetto di compravendita o di lasciti testamentari.
Nel verbale della riunione del Capitolo di San Nicola del 22 gennaio 1636, nella imminenza della Quaresima, l’Abate Coco fece presente la necessità di invitare per le prediche un frate cappuccino e come provvedere alla sua sistemazione. Si pensò, quindi, di rivolgersi a tale Marco Visconte, proprietario di un palazzo nei pressi della Basilica, mentre per il vitto ed altro fu messa a disposizione del procuratore dei Cappuccini una somma di 25 ducati che avrebbe elargito per le esigenze del predicatore, prelevandola da qualsiasi entrata disponibile.
Molte volte il sacerdote non è all’altezza di un predicatore ed allora l’omelia risulta noiosa, ripetitiva e pedante. In sostanza l’omelia o la predica dovrebbe essere breve, concisa e chiara e, per fare ciò, servono predicatori che solitamente ascoltiamo solo in particolari periodi dell’anno liturgico come Pasqua, Natale e ricorrenze religiose particolari. Chi predica dicendo quello che gli viene in mente perde il filo del discorso e spesso non dice l’essenziale. A questo punto meglio leggere il commento al Vangelo che improvvisare.
Oggi le omelie sono presenti anche su internet per cui coloro che non sono in grado di predicare possono scaricare l’omelia di interesse e leggerla durante le funzioni religiose, evitando così di annoiare i fedeli.
Sapete cosa si faceva nell’antica Bari nei secoli scorsi? I Capitoli di San Nicola, della Cattedrale e dei maggiori luoghi di culto, data l’importanza delle loro chiese, in occasione di eventi importanti dell’anno liturgico, invitavano famosi predicatori per intrattenere i fedeli sui più svariati temi, facendo grandi sforzi per accaparrarsi i migliori oratori. Ma per fare ciò era necessario contribuire con oboli ed elemosine per offrire l’ospitalità ai predicatori durante la loro permanenza, addirittura si pagava un canone alle chiese per riservarsi i posti migliori. Quest’ultima abitudine era delle più frequenti al punto che i banchi familiari per l’ascolto delle prediche erano oggetto di compravendita o di lasciti testamentari.
Nel verbale della riunione del Capitolo di San Nicola del 22 gennaio 1636, nella imminenza della Quaresima, l’Abate Coco fece presente la necessità di invitare per le prediche un frate cappuccino e come provvedere alla sua sistemazione. Si pensò, quindi, di rivolgersi a tale Marco Visconte, proprietario di un palazzo nei pressi della Basilica, mentre per il vitto ed altro fu messa a disposizione del procuratore dei Cappuccini una somma di 25 ducati che avrebbe elargito per le esigenze del predicatore, prelevandola da qualsiasi entrata disponibile.