LECCE - C'è un elevato rischio che l'influenza aviaria raggiunga l’Italia. A lanciare l'allarme è l'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria svizzero, che raccomanda di prendere una serie di misure a protezione degli allevamenti di galline e tacchini. Dall'inizio dell'anno sono stati rilevati casi di questa malattia (H5N8) in allevamenti avicoli in sei paesi dell'Europa orientale (Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Ucraina) e in Germania in un uccello selvatico. Gli intensi rapporti commerciali nel settore avicolo comportano il rischio di un'ulteriore diffusione dell'epizoozia, aggiungono le autorità, precisando che gli Stati interessati hanno immediatamente adottato le misure necessarie, compresa l'istituzione di zone di protezione e di sorveglianza, impedendo così il commercio dalle aree colpite.
La propagazione del virus in Italia dipenderà dal comportamento degli uccelli selvatici. Visto il clima mite di novembre e dicembre 2019, alcune specie non sono migrate verso sud. Se le condizioni meteorologiche dovessero rimanere così, molti uccelli migratori potrebbero dirigersi verso nord-est, riducendo il rischio. Se invece dovesse esserci un'ondata di freddo, molte specie potrebbero raggiungere i laghi svizzeri e italiani, aumentandolo. Per proteggere le popolazioni di pollame, l'USAV raccomanda agli allevatori di verificare le misure igieniche e di biosicurezza nelle loro aziende e, se necessario, di migliorarle. In caso di sospetto, devono essere effettuati esami.
In particolare, la vigilanza deve essere rafforzata in caso di sintomi respiratori, riduzione delle prestazioni di deposizione delle uova, elevata mortalità o ridotto consumo di cibo e acqua. Il rilevamento precoce dei casi è fondamentale, ricorda ancora l'USAV, invitando i cittadini a segnalare gli uccelli selvatici trovati morti o malati. Da metà dicembre 2019 sono stati effettuati test su sei uccelli acquatici, per lo più cigni, trovati morti sulle rive del lago Lemano, del lago di Bienne e del Wohlensee (BE). Tutti sono risultati negativi. Durante l'ultima epidemia di influenza aviaria, la Confederazione aveva messo in atto misure preventive fra novembre 2016 e marzo 2017. In totale erano stati confermati 121 casi, nessuno in allevamenti. L'ultimo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, era stato scoperto alla fine di dicembre 2017 sulle rive del lago di Bienne.
La propagazione del virus in Italia dipenderà dal comportamento degli uccelli selvatici. Visto il clima mite di novembre e dicembre 2019, alcune specie non sono migrate verso sud. Se le condizioni meteorologiche dovessero rimanere così, molti uccelli migratori potrebbero dirigersi verso nord-est, riducendo il rischio. Se invece dovesse esserci un'ondata di freddo, molte specie potrebbero raggiungere i laghi svizzeri e italiani, aumentandolo. Per proteggere le popolazioni di pollame, l'USAV raccomanda agli allevatori di verificare le misure igieniche e di biosicurezza nelle loro aziende e, se necessario, di migliorarle. In caso di sospetto, devono essere effettuati esami.
In particolare, la vigilanza deve essere rafforzata in caso di sintomi respiratori, riduzione delle prestazioni di deposizione delle uova, elevata mortalità o ridotto consumo di cibo e acqua. Il rilevamento precoce dei casi è fondamentale, ricorda ancora l'USAV, invitando i cittadini a segnalare gli uccelli selvatici trovati morti o malati. Da metà dicembre 2019 sono stati effettuati test su sei uccelli acquatici, per lo più cigni, trovati morti sulle rive del lago Lemano, del lago di Bienne e del Wohlensee (BE). Tutti sono risultati negativi. Durante l'ultima epidemia di influenza aviaria, la Confederazione aveva messo in atto misure preventive fra novembre 2016 e marzo 2017. In totale erano stati confermati 121 casi, nessuno in allevamenti. L'ultimo, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, era stato scoperto alla fine di dicembre 2017 sulle rive del lago di Bienne.
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Salute e benessere