di VITTORIO POLITO – La fama di San Valentino, Santo dell’amore, protagonista di storie lontane che sfumano nella leggenda, ha superato oceani, ha scavalcato montagne, ha attraversato continenti ed è considerato il Santo dell’amore anche in Giappone, Stati Uniti, America Latina, Asia e Oceania. Le sue spoglie riposano nella città di Terni, ove fu primo vescovo, ma i suoi miracoli lo resero famoso ben oltre i confini dell’Impero.
San Valentino, vescovo di Terni, è ritenuto protettore dei fidanzati anche perché durante la sua vita amava soprattutto i giovani, al punto che riscattava i giovani schiavi, aiutandoli a divenire buoni cristiani, mentre ai fidanzati poveri procurava la dote per il matrimonio.
Durante il periodo della sua vita pastorale il Santo fu amatissimo dalle popolazioni umbre: quando l’imperatore Aureliano ordinò atroci persecuzioni contro il clero cristiano, San Valentino fu imprigionato e flagellato lungo la via Flaminia, lontano dalla città. Per evitare tumulti e rappresaglie dei fedeli, fu martirizzato il 14 febbraio del 273, ma è considerato il protettore degli innamorati soprattutto per aver celebrato il matrimonio tra una giovane cristiana ed un legionario pagano. È il caso di una bella ragazza di nome Serapia, la quale abitava in una piazza di Terni, l’attuale Piazza Clai. Passando spesso di lì un giovane centurione romano, di nome Sabino, la osservò più volte, se ne innamorò e la chiese in sposa. I parenti di lei, però, non volevano, perché Sabino era pagano mentre loro erano tutti cristiani. Allora lei suggerì di andare dal Vescovo e farsi istruire ben bene e farsi battezzare. Cosa che Sabino per amore di lei fece. Quando questo ostacolo fu superato, ne sorse un altro grandissimo: si scoprì che Serapia era affetta da una grave forma di tubercolosi, facendo disperare i genitori e il giovane legionario romano. Fatto venire il santo Vescovo presso il letto della moribonda, Sabino supplicò il Santo di non permettere la separazione dalla sua amata. La vita, in tal caso, sarebbe stata un insopportabile lungo martirio. Valentino alzò le mani e la voce al Padre di tutti. Un sonno beatificante unì per l’eternità quei due cuori dal palpito sincrono, mentre si stringevano per l’eternità.
Un’altra leggenda narra che San Valentino aveva l’abitudine di offrire alle fanciulle e ai giovani che passavano davanti al suo chiostro, un fiore del suo giardino, divenendo nel contempo il loro consigliere spirituale. Due di questi giovani si innamorarono e la loro unione risultò felice al punto che molti giovani ricorrevano a San Biagio per essere benedetti e così fu stabilito un giorno all’anno per benedire tutte le coppie, divenendo così il “Santo degli innamorati”.
Particolari manifestazioni si svolgono nella Chiesa Madre di Vico del Gargano (FG), la cui statua, dopo la novena, viene posta in trono su un baldacchino, ove vengono sistemati numerosi inserti di arance offerte dai proprietari degli agrumeti. Nella stessa Chiesa Matrice sono anche conservate alcune reliquie portate nel 1618. La processione con San Valentino raggiunge la zona del Carmine chiamato “Le Croci” e il sacerdote benedice le campagne e i rami di alloro tra la folla di fedeli che ne porta a casa qualche foglia in segno di protezione, mentre gli agricoltori portavano un ramo nel proprio agrumeto in segno di devozione.
Raymond Peynet, il pittore degli innamorati, ha saputo con la sua arte rapire e raccontare la magia dell’amore, evitando di tracciare i contorni della passione, dell’attrazione tra due amanti, per concentrarsi su tutto quello che c’è prima e dopo e che non si può descrivere con una parola o con un concetto. Un colpo di fulmine che avviene in ogni momento, senza tempo né luogo. I suoi Valentino e Valentina nascono e vivono in un momento, fugace, nobile, affettuoso, gioioso e tenero: quello dell’innamoramento. Sono gli innamorati per eccellenza, i romantici interpreti di un sentimento che nasce dal cuore: puri, leggeri, soavi, evanescenti nel loro appartenere l’uno all’altra ed entrambi ad un fantastico contorno, ad un mondo onirico in cui l’amore è il motore senza sosta del tutto.
In omaggio ai suoi fidanzatini il suo amico Georges Brassens scriverà la celebre canzone “Les bancs publics” (Le panchine). Dal 1982 il chiosco di Valence è ormai un monumento storico e l’immagine dei due innamorati diventa un francobollo, disegnato proprio da Peynet, che commemora la festa di San Valentino. Nel 1995 ha partecipato alle Manifestazioni di Terni in onore di San Valentino, patrono della città e dell’amore, con una sua mostra personale. Nel 1998 la città di Antibes, dove Peynet è vissuto fino alla sua morte, ha inaugurato il museo dedicato alla sua opera.
San Valentino, vescovo di Terni, è ritenuto protettore dei fidanzati anche perché durante la sua vita amava soprattutto i giovani, al punto che riscattava i giovani schiavi, aiutandoli a divenire buoni cristiani, mentre ai fidanzati poveri procurava la dote per il matrimonio.
Durante il periodo della sua vita pastorale il Santo fu amatissimo dalle popolazioni umbre: quando l’imperatore Aureliano ordinò atroci persecuzioni contro il clero cristiano, San Valentino fu imprigionato e flagellato lungo la via Flaminia, lontano dalla città. Per evitare tumulti e rappresaglie dei fedeli, fu martirizzato il 14 febbraio del 273, ma è considerato il protettore degli innamorati soprattutto per aver celebrato il matrimonio tra una giovane cristiana ed un legionario pagano. È il caso di una bella ragazza di nome Serapia, la quale abitava in una piazza di Terni, l’attuale Piazza Clai. Passando spesso di lì un giovane centurione romano, di nome Sabino, la osservò più volte, se ne innamorò e la chiese in sposa. I parenti di lei, però, non volevano, perché Sabino era pagano mentre loro erano tutti cristiani. Allora lei suggerì di andare dal Vescovo e farsi istruire ben bene e farsi battezzare. Cosa che Sabino per amore di lei fece. Quando questo ostacolo fu superato, ne sorse un altro grandissimo: si scoprì che Serapia era affetta da una grave forma di tubercolosi, facendo disperare i genitori e il giovane legionario romano. Fatto venire il santo Vescovo presso il letto della moribonda, Sabino supplicò il Santo di non permettere la separazione dalla sua amata. La vita, in tal caso, sarebbe stata un insopportabile lungo martirio. Valentino alzò le mani e la voce al Padre di tutti. Un sonno beatificante unì per l’eternità quei due cuori dal palpito sincrono, mentre si stringevano per l’eternità.
Un’altra leggenda narra che San Valentino aveva l’abitudine di offrire alle fanciulle e ai giovani che passavano davanti al suo chiostro, un fiore del suo giardino, divenendo nel contempo il loro consigliere spirituale. Due di questi giovani si innamorarono e la loro unione risultò felice al punto che molti giovani ricorrevano a San Biagio per essere benedetti e così fu stabilito un giorno all’anno per benedire tutte le coppie, divenendo così il “Santo degli innamorati”.
Particolari manifestazioni si svolgono nella Chiesa Madre di Vico del Gargano (FG), la cui statua, dopo la novena, viene posta in trono su un baldacchino, ove vengono sistemati numerosi inserti di arance offerte dai proprietari degli agrumeti. Nella stessa Chiesa Matrice sono anche conservate alcune reliquie portate nel 1618. La processione con San Valentino raggiunge la zona del Carmine chiamato “Le Croci” e il sacerdote benedice le campagne e i rami di alloro tra la folla di fedeli che ne porta a casa qualche foglia in segno di protezione, mentre gli agricoltori portavano un ramo nel proprio agrumeto in segno di devozione.
Raymond Peynet, il pittore degli innamorati, ha saputo con la sua arte rapire e raccontare la magia dell’amore, evitando di tracciare i contorni della passione, dell’attrazione tra due amanti, per concentrarsi su tutto quello che c’è prima e dopo e che non si può descrivere con una parola o con un concetto. Un colpo di fulmine che avviene in ogni momento, senza tempo né luogo. I suoi Valentino e Valentina nascono e vivono in un momento, fugace, nobile, affettuoso, gioioso e tenero: quello dell’innamoramento. Sono gli innamorati per eccellenza, i romantici interpreti di un sentimento che nasce dal cuore: puri, leggeri, soavi, evanescenti nel loro appartenere l’uno all’altra ed entrambi ad un fantastico contorno, ad un mondo onirico in cui l’amore è il motore senza sosta del tutto.
In omaggio ai suoi fidanzatini il suo amico Georges Brassens scriverà la celebre canzone “Les bancs publics” (Le panchine). Dal 1982 il chiosco di Valence è ormai un monumento storico e l’immagine dei due innamorati diventa un francobollo, disegnato proprio da Peynet, che commemora la festa di San Valentino. Nel 1995 ha partecipato alle Manifestazioni di Terni in onore di San Valentino, patrono della città e dell’amore, con una sua mostra personale. Nel 1998 la città di Antibes, dove Peynet è vissuto fino alla sua morte, ha inaugurato il museo dedicato alla sua opera.