di VITTORIO POLITO - Per casalinga si intende la donna che, come occupazione esclusiva o principale, cura l’andamento della propria casa, l’educazione dei figli, l’assistenza dei famigliari e anche l’amministrazione della famiglia.
In sostanza sono le colonne portanti del nucleo famigliare che, oltre alla cura dei figli e dei coniugi, conciliano numerose altre incombenze: un po’ badanti, un po’ colf, un po’ babysitter, un po’ amministratrici, un po’ segretarie. Insomma una indispensabile collaboratrice famigliare della quale non se ne può fare a meno, anche se da qualche lustro sono in diminuzione per una serie svariata di motivazioni.
In Italia opera il “MOICA”, (Movimento Italiano Casalinghe), che ha iniziato la sua attività nel lontano 1982, trovando nella rete l’opportunità di un’azione più incisiva, diventando un punto di riferimento sotto vari punti di vista, come la Federcasalinghe, che ha numerosi sportelli in tutta Italia. E sono diversi i siti di condivisione, di scambio e di aiuto reciproco sorti spontaneamente e diventati nel tempo piazze virtuali e luoghi di aggregazione anche per iniziative e risoluzione di pratiche amministrative. La Federcasalinghe si propone quale forza di rappresentanza per il raggiungimento di obiettivi a favore delle donne e delle proprie famiglie.
La casalinga non ha uno stipendio e non sempre è riconosciuta dalla società. Fa un lavoro che la impegna 24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno, soprattutto se ha figli piccoli. La mole di lavoro è determinata dalla grandezza della famiglia, dall’estensione della casa, dallo stato sociale, ecc. Inoltre, gli orari di lavoro fluttuano continuamente, ma, soprattutto, è disponibile H24.
Fino a non tanto tempo fa, le occupazioni alle quali essa poteva aspirare – soprattutto al fine di contribuire al bilancio familiare – erano piuttosto limitate, tuttavia la creatività ed il genio femminili non sono mai stati risparmiati anzi, in alcuni casi hanno rappresentato l’eccellenza in diversi settori.
Va quindi riconosciuto ad essa l’essenzialità e l’indispensabilità della sua presenza e del suo lavoro in una famiglia e Pier Angelo Piai, insegnante e scrittore, ha anche scritto per lei la “Preghiera della casalinga”, che ho tradotto nel dialetto barese che volentieri sottopongo all’attenzione dei lettori, in omaggio alla donna-casalinga, certamente la lavoratrice più eclettica di tutte.
Preghiera della casalinga
di Pier Angelo Piai
Signore, a Te nulla è nascosto e conosci ogni persona perfettamente. Tu lo sai che gran parte della mia vita quotidiana si svolge tra queste mura domestiche. Aiutami a non lasciarmi prendere dallo sconforto se la mia mansione non viene riconosciuta nella società o i miei stessi familiari non si accorgono della mia disponibilità. Io so che anche Tua Madre, durante la sua vita terrena, passava gran parte del suo tempo a sbrigare i lavori domestici. Donami la costanza e la pazienza per poter portare avanti i miei impegni con amore, dammi la grazia di servire i familiari come se dovessi servire Te. Fammi capire che per Te non è importante quello che facciamo, ma come lo facciamo.
Aiutami ad amare nel nascondimento, nell’operare il bene, nel beneficare coloro che bussano alla mia porta, nel trovare dei momenti forti in cui dedicare solo a te il mio tempo nella preghiera, nella meditazione e nella contemplazione.
Ti ringrazio per tutto quello che stai facendo continuamente per me. Grazie per la famiglia che mi hai dato, per il nutrimento quotidiano, per la mansione che mi hai affidato, per le numerose occasioni che mi dai nell’operare nel nascondimento.
Ti offro le mie fatiche, le mie frustrazioni, lo stress della routine quotidiana, l’ingratitudine dei figli e del consorte e chiedo che la Tua grazia li accompagni sempre.
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Preghíre de la casalinghe
Traduzione di Vittorio Polito
Segnóre, a Te nùdde jè aschennùte e canùsce buène tutte quande. Tu u sa ca quase tutta la vita mè la pàsseche mmenze a chìsse quàtte mure. Aiùdeme a non famme pegghià do schembòrte ce chèdda ca fàzzeche non vène accanesciùte jìnd’a la soggietà o la famìgghia mè ca non se n’avvèrte de chèdde ca fàzzeche. Jì sàcce ca pure la Mamma Tò, acquànne stève sóp’a la tèrre, passàve u tjimbe a sbregà le fàtte de la càse. Dàmme la costànze e la pasciènze pe pertà nnànze le fatiche cu amòre, dàmme la gràzie de servì la famigghia mè accòme ce avèssa servì Segnerì. Famme capì ca pe Tè non è mbortànde chèdde ca facìme, ma còme u facìme.
Aiùdeme ad amà senza fàrme nnànze, a fa le cose asseduàte, ad aietà chiddde ca tezzuèscene alla pòrte, ad acchià u momènde da dedecà assèlute a Te u tjimbe mì pe pregà, cu penzamìende e la chendemblàzione.
Gràzzie pe tùtte chèdde ca sta fasce pe me e pe la famìgghie ca me si dàte, pe ciò ca iè necessarie, pe la fatiche ca me si affedàte, pe le tànde accassiòne ca me dà pe fàmme fa la volondà Tó senza fàmme avvertì.
Òffreche a Te le fatiche me, le mortefecaziòne, la stanghèzze de la vìte d’ogneddì, u menefreghìsme de le fìgghie e du marìte e t’addemàneche ca la grazia Tó l’acchembàgne sèmbe.
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