LECCE - Quando ci sono emergenze, come quella che stiamo vivendo, spuntano come funghi anche gli approfittatori e coloro che pensano di poter commettere reati ritenendo che è più semplice rimanere impuniti. Perché tanto nel torbido e nel caos, è più difficile essere scoperti. Ne sa qualcosa perché ne ha subìto le conseguenze, un macellaio lombardo, in particolare del comune di Sesto Calende nel Varesotto, che dopo una giornata di consegne a domicilio, esausto, si è voluto sfogare sui social con un video alquanto eloquente perché accortosi di aver ricevuto, fra i tanti clienti cui aveva portato a casa i suoi prodotti, una banconota da 10 euro falsa.
Ma l’amarezza e le espressioni di sdegno dell’esercente del Nord non sarebbero l’unico segnale di un fenomeno che non si sopisce mai, quale quello della contraffazione e spaccio di soldi falsi, ma che conosce recrudescenze in periodi come questo, quando a causa del cambiamento repentino e imprevedibile nelle nostre abitudini, alla moltiplicazione delle consegne a domicilio, le possibilità di controllo – per esempio, con le apposite macchinette anticontraffazione - si riducono inevitabilmente. Casi analoghi pare siano accaduti in questi giorni anche altrove, uno segnalato anche a Lecce, in un supermercato del centro cittadino, dove questa volta ad arrivare nelle mani di una cassiera sarebbe stata una banconota da 20 euro.
Un’ulteriore prova, quindi, che il crimine non conosce confini geografici e che approfitta della contingenza per esprimere la sua maggior carica, scegliendo gli strumenti più immediati e subdoli per nutrirsi. In particolare, nel periodo che viviamo, la contraffazione e lo spaccio di soldi falsi riguarderebbe, nello specifico, le banconote di piccolo taglio da 10 e 20 euro, ovviamente non escludendo le altre.
Alle forze dell’ordine, ma a cittadini ed esercenti prima di tutto, dunque, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è richiesto un innalzamento della soglia d’attenzione in un momento in cui, è naturale, stress, ansie e paure c’inducono spontaneamente ad abbassarla. È però d’obbligo ricordare a chiunque si accorga di aver ricevuto in pagamento una banconota o moneta falsa, che la sola intenzione di spenderla o farla comunque circolare è un reato punito dall’articolo 457 del codice penale.
Ma l’amarezza e le espressioni di sdegno dell’esercente del Nord non sarebbero l’unico segnale di un fenomeno che non si sopisce mai, quale quello della contraffazione e spaccio di soldi falsi, ma che conosce recrudescenze in periodi come questo, quando a causa del cambiamento repentino e imprevedibile nelle nostre abitudini, alla moltiplicazione delle consegne a domicilio, le possibilità di controllo – per esempio, con le apposite macchinette anticontraffazione - si riducono inevitabilmente. Casi analoghi pare siano accaduti in questi giorni anche altrove, uno segnalato anche a Lecce, in un supermercato del centro cittadino, dove questa volta ad arrivare nelle mani di una cassiera sarebbe stata una banconota da 20 euro.
Un’ulteriore prova, quindi, che il crimine non conosce confini geografici e che approfitta della contingenza per esprimere la sua maggior carica, scegliendo gli strumenti più immediati e subdoli per nutrirsi. In particolare, nel periodo che viviamo, la contraffazione e lo spaccio di soldi falsi riguarderebbe, nello specifico, le banconote di piccolo taglio da 10 e 20 euro, ovviamente non escludendo le altre.
Alle forze dell’ordine, ma a cittadini ed esercenti prima di tutto, dunque, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è richiesto un innalzamento della soglia d’attenzione in un momento in cui, è naturale, stress, ansie e paure c’inducono spontaneamente ad abbassarla. È però d’obbligo ricordare a chiunque si accorga di aver ricevuto in pagamento una banconota o moneta falsa, che la sola intenzione di spenderla o farla comunque circolare è un reato punito dall’articolo 457 del codice penale.
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