Coronavirus, SMI Puglia: "Unità speciali di continuità assistenziale: parte la diffida alle ASL per tutelare la salute dei medici e dei cittadini"

BARI - "Il Sindacato dei Medici Italiani interviene, scrivendo all’Assessore alla Sanità della Regione Puglia, Michele Emiliano, al Direttore del Dipartimento della Salute Regione Puglia, Vito Montanaro, alle  Aziende Sanitarie Locali della Puglia, in  merito  alla nascita delle Unità speciali di continuità assistenziale sul territorio, come sorveglianza all’epidemia da Covid-19, vincolando la formazione e la nascita delle stesse ad alcune imprescindibili ed inderogabili condizioni attuative": così Francesco Pazienza Segretario Regionale SMI Puglia rende pubblica la decisione del Sindacato Medici Italiani di avviare una diffida in merito ad alcune condizioni attuative nella formazione delle Unità speciali di continuità assistenziale (h.8.00-h.20.00).

"La partecipazione a tali unità deve  essere  su base volontaria e previa domanda degli interessati, prevedano l’obbligatorietà di tutte le misure preventive a sicurezza degli operatori (D.P.I.: guanti, mascherine FFp2-FFp3, tute monouso a maniche lunghe, calzari, visiere protettive)", continua Pazienza.

"Vi devono essere  idonei mezzi di trasporti sanificabili; ed aree attrezzate dedicate per la decontaminazione sia dei mezzi di trasporto che degli operatori; inoltre deve essere prevista una adeguata formazione sull’adozione dei presidi di protezione (D.P.I.) per garantire l’attuazione di corrette procedure di sicurezza".

"Il rispetto di tali condizioni attuative, risultano essere vincolanti ed obbligatorie, in quanto l’inosservanza anche parziale di una di esse risulterebbe non solo una inutile esposizione al rischio infettivologico ma una indubitabile ricaduta di contagio sul territorio con ulteriori fonti di contaminazione da Covid-19 che ne inficerebbe il risultato in termini di sicurezza con un aumento esponenziale dei contagi".

"In primis ci riferiamo ad un ipotetico utilizzo degli attuali Presidi di Continuità Assistenziale da parte delle A.S.L. per tale impiego in quanto i Presidi di C.A.  non solo risultano essere del tutto inidonei  per tale tipologia di Servizio ma vanno distinte dal percorso di Servizio delle Unità Speciali in quanto queste ultime devono avere aree di decontaminazione sia dei mezzi che degli operatori".

"Le Unità speciali di continuità assistenziale non vanno confuse né con le attività delle ex Guardie Mediche né con le sedi delle ex Guardie Mediche in quanto è tutta un’altra tipologia di servizio appositamente creata per l’epidemia da Covid-19 ed il solo pensare ad una loro identificazione e/o promiscuità determina una indubbia ed inutile esposizione al contagio per cui è necessario tenere separati i due percorsi sanitari.

Pertanto, la previsione di tali strutture rientra, nel caso di specie, in scelte discrezionali che le Aziende Sanitarie possono mettere in campo con l’aiuto della protezione civile a cui va la governance delle Unità Speciali sia per il materiale, per le tende da campo come sedi che si andranno a creare e per la decontaminazione dei mezzi e degli operatori.

Per tutte queste ragioni,  il Sindacato dei Medici Italiani, diffida dal rivolgere qualsiasi ordine di servizio ai medici di Continuità Assistenziale anche alla luce dei tragici  fatti  che vedono 41 sanitari  deceduti in tutto il Paese, tra cui un sanitario della Provincia di Foggia", conclude Pazienza.