1943-'45, Bari al centro della Liberazione d'Italia

di NICOLA ZUCCARO - Il 9 settembre 1943, al termine di una giornata drammatica, Bari riuscì con le proprie forze militari e civili comandate dal Generale Nicola Bellomo a liberarsi dalle truppe tedesche. Esse, oltre al Porto, vollero distruggere anche il ripetitore Eiar ubicato in Ceglie del Campo e che consentiva la diffusione dei programmi trasmessi da Radio Bari. Una rubrica di punta della stazione radiofonica barese, con l'arrivo degli anglo-americani risalente al 22 settembre 1943, fu "L'Italia Combatte".

Nel programma che andava in onda alle 23 e con replica alle 7 del mattino successivo venivano diffusi dei messaggi che, per mezzo di frasi strane, venivano inviati ai partigiani impegnati nelle Regioni del Nord Italia nella lotta di resistenza e di liberazione dai nazifascisti. Dal 6 dicembre 1943 al luglio del 1944, per il successivo trasferimento del Governo dell'Italia del Sud a Salerno, il capoluogo pugliese assunse un ruolo strategico nella lotta di liberazione dell'Italia dal nazifascismo per aver anche ospitato dal 28 al 29 gennaio 1944 anche il Congresso dei relativi Comitati nazionali in considerazione del fatto che Bari fu la prima città italiana a essere libera dal neo nemico tedesco, all'indomani dell'8 settembre 1943.

Un dato di fatto che, pur essendo ancora ignorato da una storiografia di parte a 75 anni di distanza dall'insurrezione del 25 aprile 1945, è stato ugualmente riconosciuto il 14 settembre 2006 con il conferimento della medaglia d'oro al merito civile alla Città di Bari dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per l'elevato numero di vittime, Bari pagò il costo per la libertà non solo il 9 settembre 1943 ma anche il 2 dicembre dello stesso anno con il bombardamento tedesco sul Porto e sulla Città ed il 9 aprile 1945.

In quest'ultima circostanza, il capoluogo pugliese ripiombò nel dramma della guerra con l'esplosione del piroscafo americano "Charles Henderson", ormeggiato presso lo scalo portuale, e provocata da un presunto sabotaggio operato dai servizi segreti neofascisti operanti per conto della Repubblica Sociale di Salò.
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