BARI – Percorsi differenziati e protetti attraverso tre zone di filtraggio e personale sanitario dedicato alla esecuzione in loco dei tamponi su tutti i nuovi ingressi. E’ quanto prevede il protocollo operativo messo a punto da ASL Bari e Direzione del carcere per potenziare le misure di prevenzione e contenimento da contagio Covid 19 all’interno dell’Istituto penitenziario con l’obiettivo di assicurare la massima sicurezza ai detenuti.
“Il potenziamento delle misure sanitarie consente l’accesso nella comunità penitenziaria soltanto ai soggetti nei quali è stato escluso preventivamente e con i dovuti controlli la presenza del virus – spiega il direttore generale della ASL, Antonio Sanguedolce – stiamo identificando anche le procedure per la prevenzione del contagio attraverso lo screening sierologico di tutti gli operatori sanitari e dell’amministrazione penitenziaria che prestano servizio all’interno della casa circondariale per identificare quanti hanno sviluppato un’immunità al virus pur senza segni evidenti di malattia”.
Per attivare immediatamente i nuovi percorsi di protezione, su disposizione della direttrice, la dottoressa Valeria Pirè, e con il contributo della polizia penitenziaria, sono stati ultimati in tempi da record- in appena 3 settimane - importanti lavori di ristrutturazione nella ex sezione femminile dell’Istituto – individuata come prima zona filtro – con 18 stanze destinate ad accogliere i detenuti sottoposti a screening, in attesa di eseguire il tampone.
L’Unità di Medicina Penitenziaria di Bari – diretta dal dottor Nicola Buonvino - è stata la prima tre le strutture del Sud a recepire le direttive nazionali per mettere in atto un piano di protezione di una comunità fragile, come quella detenuta, attivando una organizzazione igienico sanitaria articolata e finalizzata a bloccare il contagio.
In base alla nuova procedura, i nuovi detenuti, anche se asintomatici, accedono a un primo triage all’interno della tenda allestita fuori dalla casa circondariale. Vengono poi accolti in una prima zona filtro identificata con il colore giallo (ex sezione femminile) e alla quarta giornata dall’arrivo vengono testati con il tampone. Fino al referto definitivo, i detenuti seguono percorsi singoli e separati. Così come previsto dall'ultimo protocollo,i tamponi vengono effettuati all'interno della struttura e inviati per il referto al centro diagnostico dell'ospedale Di Venere.
Se l’esito è negativo, i detenuti sono trasferiti presso una seconda area, identificata con il colore verde (piano terra terza sezione )dove restano fino al 14esimo giorno senza avere alcun contatto con gli altri. Se invece l’esito del tampone è positivo, è previsto che i detenuti, a seconda delle condizioni cliniche, vengano ricoverati in ospedali Covid o trasferiti in una terza zona identificata con il colore rosso (piano terra quarta sezione).
I detenuti esterni che invece presentano già sintomi al loro arrivo – dopo il triage in tenda – vengono trasferiti direttamente nella zona rossa in isolamento sanitario e sottoposti a tampone. Se il risultato del tampone è positivo, si attivano le procedure che prevedono isolamento sempre in zona rossa o trasferimento negli ospedali Covid a seconda delle condizioni di salute dei pazienti.
Se invece il test è negativo, restano comunque nella zona rossa fino al 14esimo giorno. Nei casi di risoluzione dei sintomi, i soggetti possono essere ammessi nella comunità : se invece i sintomi persistono si ripete il tampone, come da protocollo.
Le stesse procedure di sicurezza – come confermato dal dottor Buonvino – “saranno applicate già dalla prossima settimana a tutti gli istituti afferenti all’UOC di Medicina Penitenziaria, quindi carcere minorile Fornelli, e carceri di Turi e Altamura, adattandole alle differenti esigenze strutturali ed organizzative”.
“Il potenziamento delle misure sanitarie consente l’accesso nella comunità penitenziaria soltanto ai soggetti nei quali è stato escluso preventivamente e con i dovuti controlli la presenza del virus – spiega il direttore generale della ASL, Antonio Sanguedolce – stiamo identificando anche le procedure per la prevenzione del contagio attraverso lo screening sierologico di tutti gli operatori sanitari e dell’amministrazione penitenziaria che prestano servizio all’interno della casa circondariale per identificare quanti hanno sviluppato un’immunità al virus pur senza segni evidenti di malattia”.
Per attivare immediatamente i nuovi percorsi di protezione, su disposizione della direttrice, la dottoressa Valeria Pirè, e con il contributo della polizia penitenziaria, sono stati ultimati in tempi da record- in appena 3 settimane - importanti lavori di ristrutturazione nella ex sezione femminile dell’Istituto – individuata come prima zona filtro – con 18 stanze destinate ad accogliere i detenuti sottoposti a screening, in attesa di eseguire il tampone.
L’Unità di Medicina Penitenziaria di Bari – diretta dal dottor Nicola Buonvino - è stata la prima tre le strutture del Sud a recepire le direttive nazionali per mettere in atto un piano di protezione di una comunità fragile, come quella detenuta, attivando una organizzazione igienico sanitaria articolata e finalizzata a bloccare il contagio.
In base alla nuova procedura, i nuovi detenuti, anche se asintomatici, accedono a un primo triage all’interno della tenda allestita fuori dalla casa circondariale. Vengono poi accolti in una prima zona filtro identificata con il colore giallo (ex sezione femminile) e alla quarta giornata dall’arrivo vengono testati con il tampone. Fino al referto definitivo, i detenuti seguono percorsi singoli e separati. Così come previsto dall'ultimo protocollo,i tamponi vengono effettuati all'interno della struttura e inviati per il referto al centro diagnostico dell'ospedale Di Venere.
Se l’esito è negativo, i detenuti sono trasferiti presso una seconda area, identificata con il colore verde (piano terra terza sezione )dove restano fino al 14esimo giorno senza avere alcun contatto con gli altri. Se invece l’esito del tampone è positivo, è previsto che i detenuti, a seconda delle condizioni cliniche, vengano ricoverati in ospedali Covid o trasferiti in una terza zona identificata con il colore rosso (piano terra quarta sezione).
I detenuti esterni che invece presentano già sintomi al loro arrivo – dopo il triage in tenda – vengono trasferiti direttamente nella zona rossa in isolamento sanitario e sottoposti a tampone. Se il risultato del tampone è positivo, si attivano le procedure che prevedono isolamento sempre in zona rossa o trasferimento negli ospedali Covid a seconda delle condizioni di salute dei pazienti.
Se invece il test è negativo, restano comunque nella zona rossa fino al 14esimo giorno. Nei casi di risoluzione dei sintomi, i soggetti possono essere ammessi nella comunità : se invece i sintomi persistono si ripete il tampone, come da protocollo.
Le stesse procedure di sicurezza – come confermato dal dottor Buonvino – “saranno applicate già dalla prossima settimana a tutti gli istituti afferenti all’UOC di Medicina Penitenziaria, quindi carcere minorile Fornelli, e carceri di Turi e Altamura, adattandole alle differenti esigenze strutturali ed organizzative”.
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