di FRANCESCO GRECO - REGGIO EMILIA. Non lo vedranno più passare col trattore, seduto con solennità, per andare ad arare le sue terre per la semina a novembre, o semplicemente per tenerle pulite dalle erbacce a primavera. Mancherà un sacco a Montesardo il suo sorriso di ragazzo buono e sincero, un gran lavoratore.
E’ stato intubato per cinque giorni al vecchio ospedale di Guastalla riadattato per curare i pazienti Covid-19, poi all’improvviso si è addormentato in silenzio a Reggio Emilia Marcello Protopapa, 49 anni, sposato con Carmelina Lecci, due figli, Gianmarco e Lorenzo, che l’anno scorso, per i 25 anni del suo matrimonio, gli avevano regalato una crociera intorno al mondo.
Lavoratore, figlio e nipote di lavoratori della terra, da secoli. Il padre si chiamava Lorenzo (“‘Nzinu”), il nonno Massaru Quintinu, la nonna Massara Tora (fu anche una delle “mammane” e ortopediche del paese). Contadini da sempre, un rapporto d’amore antico con la terra quando era generosa e sfamava famiglie numerose, nell’altro secolo.
E quella di Marcello lo era: Antonio (mancato anche lui troppo presto), Uccia, Assunta, Anna, Mario.
E anche Marcello lo era, ma siccome la terra non dà più da vivere, aveva imparato prima l’arte del fabbro, poi quella dell’intonacatore: aveva messo su una ditta edile che faceva tutto, dallo scavo agli infissi, e che gli consentiva di mantenere la famiglia da immigrato al Nord (a Pieve di Guastalla).
Così il ragazzo trascorreva un pò di mesi in Emilia Romagna e un po’ nel Salento, facendo entrambi i lavori, finché non è arrivato il maledetto virus che lo ha ucciso ancora giovane e forte e pieno di sogni e progetti.
Anche Montesardo (nel sud Salento, a 10 km da Santa Maria di Leuca) paga così il suo pesante tributo a questo misterioso virus, il Covid-19 (i cinesi mangiano serpenti da secoli e non è mai successo niente…), che non si riesce a sconfiggere: infido “regalo” della modernità così iperscientifica e ipertecnologica, in cui pensiamo di essere invulnerabili e onnipotenti.
La notizia della tragedia ha provocato una grande tristezza e un enorme dolore in tutta la comunità, poiché sia Marcello che la sua famiglia e quella della moglie, i Lecci, sono conosciuti, rispettati e amati da tutti per la loro laboriosità e bontà d’animo. Persone di grande dignità che il pane se lo guadagnano da secoli con la fatica, da sole a sole.
Ciao Marcello, ragazzo d’altri tempi, buono e generoso: mancherà il tuo sorriso sincero a chi ti ha conosciuto e apprezzato in te l’amico, l’uomo, il lavoratore instancabile: caro agli dei, te ne sei andato troppo presto.
Che la terra “straniera” (Marcello riposerà in Emilia Romagna) ti sia lieve, e che le persone a te care trovino un po’ di consolazione nel ricordo che resterà vivo in tutti noi.
E’ stato intubato per cinque giorni al vecchio ospedale di Guastalla riadattato per curare i pazienti Covid-19, poi all’improvviso si è addormentato in silenzio a Reggio Emilia Marcello Protopapa, 49 anni, sposato con Carmelina Lecci, due figli, Gianmarco e Lorenzo, che l’anno scorso, per i 25 anni del suo matrimonio, gli avevano regalato una crociera intorno al mondo.
Lavoratore, figlio e nipote di lavoratori della terra, da secoli. Il padre si chiamava Lorenzo (“‘Nzinu”), il nonno Massaru Quintinu, la nonna Massara Tora (fu anche una delle “mammane” e ortopediche del paese). Contadini da sempre, un rapporto d’amore antico con la terra quando era generosa e sfamava famiglie numerose, nell’altro secolo.
E quella di Marcello lo era: Antonio (mancato anche lui troppo presto), Uccia, Assunta, Anna, Mario.
E anche Marcello lo era, ma siccome la terra non dà più da vivere, aveva imparato prima l’arte del fabbro, poi quella dell’intonacatore: aveva messo su una ditta edile che faceva tutto, dallo scavo agli infissi, e che gli consentiva di mantenere la famiglia da immigrato al Nord (a Pieve di Guastalla).
Così il ragazzo trascorreva un pò di mesi in Emilia Romagna e un po’ nel Salento, facendo entrambi i lavori, finché non è arrivato il maledetto virus che lo ha ucciso ancora giovane e forte e pieno di sogni e progetti.
Anche Montesardo (nel sud Salento, a 10 km da Santa Maria di Leuca) paga così il suo pesante tributo a questo misterioso virus, il Covid-19 (i cinesi mangiano serpenti da secoli e non è mai successo niente…), che non si riesce a sconfiggere: infido “regalo” della modernità così iperscientifica e ipertecnologica, in cui pensiamo di essere invulnerabili e onnipotenti.
La notizia della tragedia ha provocato una grande tristezza e un enorme dolore in tutta la comunità, poiché sia Marcello che la sua famiglia e quella della moglie, i Lecci, sono conosciuti, rispettati e amati da tutti per la loro laboriosità e bontà d’animo. Persone di grande dignità che il pane se lo guadagnano da secoli con la fatica, da sole a sole.
Ciao Marcello, ragazzo d’altri tempi, buono e generoso: mancherà il tuo sorriso sincero a chi ti ha conosciuto e apprezzato in te l’amico, l’uomo, il lavoratore instancabile: caro agli dei, te ne sei andato troppo presto.
Che la terra “straniera” (Marcello riposerà in Emilia Romagna) ti sia lieve, e che le persone a te care trovino un po’ di consolazione nel ricordo che resterà vivo in tutti noi.
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