BARI - “I miei timori, a questo punto, erano fondati? Tutta la spettacolarizzazione fatta a reti unificate per ammirare l'atterraggio del Cargo operato dalla Ethiopian Airlines, a cosa serviva? Forse a buttare fumo negli occhi ai pugliesi e agli operatori sanitari? Alla luce di tanto, non sarebbe stato più opportuno acquistare le tute da aziende italiane? Almeno lasciavano crescere l'economia nostrana. Ma veniamo ai fatti, nella speranza che il presidente/assessore si degni di rispondere a questi quesiti a tutela della pubblica incolumità . Così in una nota il Consigliere regionale, Mario Conca.
"Il tecnico Rizzo - prosegue Conca - ha saputo confrontare i test che presiedono al rilascio delle certificazioni della normativa cinese con i corrispondenti test della nostra. Ciò è metodo molto giusto, ma è una valutazione comunque ‘di parte’ ed ex post, sebbene solo in minima misura difende Emiliano e company rispetto alla grossa responsabilità che la Regione si assume nel momento in cui autorizza la distribuzione di DPI non CE senza aver preventivamente acquisito i pareri INAIL e ISS.
Nella lettera la Regione scrive infatti che è meglio una protezione dubbia della assenza di protezione. È giusto, anche se sarebbe come dire ad una persona che uscire durante una tormenta di neve in alta montagna, a meno 40 gradi, indossando un giubbotto non termico è meglio di niente.
Ma la lettera che dà avvio alla distribuzione non spiega come mai la Regione abbia proceduto ad effettuare questa procedura ‘a sanatoria’ con le tute oramai atterrate a BARI e NON quando andava fatto, ossia prima di fare l’ordine, prima, in fase di valutazione delle offerte sulla scorta della valutazione della ‘scheda tecnica’ di INAIL dei DPI che sembra che siano stati comprati da uno che comprava le matite, senza badare alla sostanza basta che assomiglino ad un vero DPI. Viene da domandarsi questa cosa perché se queste dichiarazioni e valutazioni di parte vengono prodotte adesso significa sicuramente che non sono state fatte a tempo debito. Ecco perché INAIL non ha ancora prodotto il suo nulla osta tecnico, quello vero, di parte istituzionalmente preposta.
La irresponsabilità della Regione è tutta qui, non nella buona ‘arrampicata sugli specchi’ tecnica fatta a cose fatte, quando oramai l’assenza di DPI non lascia altro agli operatori che la scelta tra bere o affogare.
Il SIRGLS e lo HEALTH MARKETPLACE regionali si danno ancora una volta la zappa sui piedi, ma sono bravi a pararsi le spalle facendo firmare i ‘4 dell'Ave Maria’ della struttura di supporto dell'emergenza Covid19. Siccome molti di loro sono medici, andassero in rianimazione Covid con quelle tute addosso, quella sì che sarebbe una vera certificazione. Se non si infettano il test è valido, il resto sono solo scartoffie a colori scritte a precipizio per proteggersi dalla loro gestione dilettantesca dell’emergenza che più che ridere, ci fa piangere!”, conclude Conca.
"Il tecnico Rizzo - prosegue Conca - ha saputo confrontare i test che presiedono al rilascio delle certificazioni della normativa cinese con i corrispondenti test della nostra. Ciò è metodo molto giusto, ma è una valutazione comunque ‘di parte’ ed ex post, sebbene solo in minima misura difende Emiliano e company rispetto alla grossa responsabilità che la Regione si assume nel momento in cui autorizza la distribuzione di DPI non CE senza aver preventivamente acquisito i pareri INAIL e ISS.
Nella lettera la Regione scrive infatti che è meglio una protezione dubbia della assenza di protezione. È giusto, anche se sarebbe come dire ad una persona che uscire durante una tormenta di neve in alta montagna, a meno 40 gradi, indossando un giubbotto non termico è meglio di niente.
Ma la lettera che dà avvio alla distribuzione non spiega come mai la Regione abbia proceduto ad effettuare questa procedura ‘a sanatoria’ con le tute oramai atterrate a BARI e NON quando andava fatto, ossia prima di fare l’ordine, prima, in fase di valutazione delle offerte sulla scorta della valutazione della ‘scheda tecnica’ di INAIL dei DPI che sembra che siano stati comprati da uno che comprava le matite, senza badare alla sostanza basta che assomiglino ad un vero DPI. Viene da domandarsi questa cosa perché se queste dichiarazioni e valutazioni di parte vengono prodotte adesso significa sicuramente che non sono state fatte a tempo debito. Ecco perché INAIL non ha ancora prodotto il suo nulla osta tecnico, quello vero, di parte istituzionalmente preposta.
La irresponsabilità della Regione è tutta qui, non nella buona ‘arrampicata sugli specchi’ tecnica fatta a cose fatte, quando oramai l’assenza di DPI non lascia altro agli operatori che la scelta tra bere o affogare.
Il SIRGLS e lo HEALTH MARKETPLACE regionali si danno ancora una volta la zappa sui piedi, ma sono bravi a pararsi le spalle facendo firmare i ‘4 dell'Ave Maria’ della struttura di supporto dell'emergenza Covid19. Siccome molti di loro sono medici, andassero in rianimazione Covid con quelle tute addosso, quella sì che sarebbe una vera certificazione. Se non si infettano il test è valido, il resto sono solo scartoffie a colori scritte a precipizio per proteggersi dalla loro gestione dilettantesca dell’emergenza che più che ridere, ci fa piangere!”, conclude Conca.
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