Covid-19, Marmo: “Il Governo non ci prenda in giro, siamo alla fase 1bis”
BARI - “Per quanto l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 richieda, dal punto di vista politico, un forte senso di responsabilità e collaborazione, arrivati a un certo punto non si può non tacere su quello che ormai appare un evidente navigare a vista. L’ultima conferenza stampa del presidente del Consiglio è stata surreale e imbarazzante: ci aspettavamo novità sostanziali e un piano strutturato e organizzato per affrontare la ripartenza. Invece, niente di tutto questo, ma solo 20 minuti di lettura di fogli per annunciare un ennesimo DPCM, di cui ancora una volta circolano solo bozze, e per dirci che, in sostanza, fino al 1 giugno non cambia nulla". Così in una nota il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo.
"Quello che preoccupa maggiormente - prosegue Marmo - non è tanto che il Governo abbia scelto una linea oltranzista dal punto di vista dei divieti, quanto che abbia taciuto su aspetti fondamentali in grado di far capire che c’è una strategia per rimettere in piedi il Paese. Di fatto siamo ancora all’imposizione di una quarantena con la promessa di un sostegno economico. Una promessa che a breve si trasformerà in carta straccia perché saranno migliaia le attività che prima del 1 giugno dichiareranno fallimento e non potranno in ogni caso riaprire. Nulla è stato detto sull’implementazione del numero dei tamponi e dei DPI , nulla sui test sierologici necessari per far ripartire le aziende in sicurezza, nulla sulla tanto annunciata App Immuni al momento scomparsa, nulla su come si dovranno riorganizzare i trasporti, nulla su come le famiglie dovranno gestire il ritorno al lavoro avendo i figli a casa, nulla sui criteri che regoleranno le prossime fasi (densità dei contagi/velocità di diffusione del virus/situazione degli ospedali sul territorio nazionale), nulla sul turismo per far organizzare le famiglie e gli operatori di settore. Sappiamo però - spiega Marmo - che usando la mascherina potremo fare una breve visita ai nostri parenti o metterci in fila per andare a prendere una pizza o, forse, per partecipare a una messa. Non c’è che dire: due mesi di lockdown, task force a profusione per comunicare che siamo alla fase 1.bis. E in questa enorme confusione è probabile che a livello locale inizieranno dei distinguo che potrebbero ulteriormente complicare la situazione generale. Gli italiani per due mesi hanno accettato di compiere sacrifici inimmaginabili, convinti che tutto questo ci avrebbe portato a essere pronti nel momento della ripartenza. Adesso, invece, emerge il timore che a essere più pericoloso del virus sia proprio chi ha il compito e il dovere di porre fine a questa tragedia”, conclude Marmo.
"Quello che preoccupa maggiormente - prosegue Marmo - non è tanto che il Governo abbia scelto una linea oltranzista dal punto di vista dei divieti, quanto che abbia taciuto su aspetti fondamentali in grado di far capire che c’è una strategia per rimettere in piedi il Paese. Di fatto siamo ancora all’imposizione di una quarantena con la promessa di un sostegno economico. Una promessa che a breve si trasformerà in carta straccia perché saranno migliaia le attività che prima del 1 giugno dichiareranno fallimento e non potranno in ogni caso riaprire. Nulla è stato detto sull’implementazione del numero dei tamponi e dei DPI , nulla sui test sierologici necessari per far ripartire le aziende in sicurezza, nulla sulla tanto annunciata App Immuni al momento scomparsa, nulla su come si dovranno riorganizzare i trasporti, nulla su come le famiglie dovranno gestire il ritorno al lavoro avendo i figli a casa, nulla sui criteri che regoleranno le prossime fasi (densità dei contagi/velocità di diffusione del virus/situazione degli ospedali sul territorio nazionale), nulla sul turismo per far organizzare le famiglie e gli operatori di settore. Sappiamo però - spiega Marmo - che usando la mascherina potremo fare una breve visita ai nostri parenti o metterci in fila per andare a prendere una pizza o, forse, per partecipare a una messa. Non c’è che dire: due mesi di lockdown, task force a profusione per comunicare che siamo alla fase 1.bis. E in questa enorme confusione è probabile che a livello locale inizieranno dei distinguo che potrebbero ulteriormente complicare la situazione generale. Gli italiani per due mesi hanno accettato di compiere sacrifici inimmaginabili, convinti che tutto questo ci avrebbe portato a essere pronti nel momento della ripartenza. Adesso, invece, emerge il timore che a essere più pericoloso del virus sia proprio chi ha il compito e il dovere di porre fine a questa tragedia”, conclude Marmo.
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