di VITTORIO POLITO – Albert Einstein (1879-1955) secondo suo padre “non avrebbe mai combinato nulla di buono nella sua vita” e invece a 26 anni era considerato un “genio” in tutto il mondo scientifico.
Tardò ad esprimersi. A 10 anni eseguiva con difficoltà semplici operazioni aritmetiche e non brillava per il profitto, unica passione il violino, con preferenza per Mozart e Vivaldi.
Alto, spalle larghe, quasi canuto, tendeva alla solitudine, si estraniava durante una conversazione, per l’eccezionale potere della concentrazione.
Soffriva di ipertensione che fu causa di un’arteriosclerosi generalizzata e di una lesione aortica, che risultò fatale. Nel 1928 fu colpito da una “lunga malattia”, forse una miocardite. Il 31 dicembre 1948 si lamentò di violenti dolori all’addome con vomito. Sottoposto a intervento chirurgico si scoprì una cirrosi epatica, ma anche un aneurisma dell’aorta addominale. Einstein non seguì mai troppo seriamente i consigli medici ed era solito affermare che “Si può morire anche senza l’aiuto dei medici”.
Il 12 aprile 1955, a causa della sospetta rottura dell’aneurisma, fu ricoverato, ma sei giorni dopo morì e la diagnosi fu confermata dal reperto autoptico.
Ad Einstein gli venne offerta la Presidenza dello Stato di Israele, ma gentilmente declinò la proposta.
Nel 1921 vinse il Premio Nobel per la Fisica. Ma non per la Teoria della Relatività per cui è universalmente conosciuto, ma “per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico”. Non superò subito il test d’ingresso all'Università e dovette ripeterlo due volte. Aveva una pessima memoria. Non memorizzava nomi, date e numeri di telefono. Einstein, Darwin, Edgar Allan Poe e Saddam Hussein hanno in comune la vita matrimoniale: erano tutti sposati con le loro cugine di primo grado.
Alcune notizie su riportate sono state riprese dal volume di Luciano Sterpellone “Famosi e malati” (Società Editrice Internazionale).
Tardò ad esprimersi. A 10 anni eseguiva con difficoltà semplici operazioni aritmetiche e non brillava per il profitto, unica passione il violino, con preferenza per Mozart e Vivaldi.
Alto, spalle larghe, quasi canuto, tendeva alla solitudine, si estraniava durante una conversazione, per l’eccezionale potere della concentrazione.
Soffriva di ipertensione che fu causa di un’arteriosclerosi generalizzata e di una lesione aortica, che risultò fatale. Nel 1928 fu colpito da una “lunga malattia”, forse una miocardite. Il 31 dicembre 1948 si lamentò di violenti dolori all’addome con vomito. Sottoposto a intervento chirurgico si scoprì una cirrosi epatica, ma anche un aneurisma dell’aorta addominale. Einstein non seguì mai troppo seriamente i consigli medici ed era solito affermare che “Si può morire anche senza l’aiuto dei medici”.
Il 12 aprile 1955, a causa della sospetta rottura dell’aneurisma, fu ricoverato, ma sei giorni dopo morì e la diagnosi fu confermata dal reperto autoptico.
Ad Einstein gli venne offerta la Presidenza dello Stato di Israele, ma gentilmente declinò la proposta.
Nel 1921 vinse il Premio Nobel per la Fisica. Ma non per la Teoria della Relatività per cui è universalmente conosciuto, ma “per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico”. Non superò subito il test d’ingresso all'Università e dovette ripeterlo due volte. Aveva una pessima memoria. Non memorizzava nomi, date e numeri di telefono. Einstein, Darwin, Edgar Allan Poe e Saddam Hussein hanno in comune la vita matrimoniale: erano tutti sposati con le loro cugine di primo grado.
Alcune notizie su riportate sono state riprese dal volume di Luciano Sterpellone “Famosi e malati” (Società Editrice Internazionale).
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Cultura e Spettacoli