di VITTORIO POLITO - Ludwig van Beethoven (1770-1827), il celeberrimo sordo che conquistò il mondo scrivendo capolavori, specie nell’ultimo decennio di vita, versava in condizioni piuttosto gravi, tanto da tentare il suicidio. Infatti, in una lettera indirizzata ad un amico, Beethoven scriveva: «… e poco ci mancò che mi togliessi la vita. Solo l’arte mi ha trattenuto di farlo. Mi è parso impossibile lasciare questo mondo prima di avere pienamente realizzato ciò di cui mi sentivo capace». Il Maestro, che era un buon bevitore, soffriva anche di cirrosi epatica. Beethoven era molto miope e quindi usava le lenti sin da piccolo e forse per questo motivo scrisse un “Duetto con due occhiali per viola e violoncello”.
A causa della sua nota sordità trascorse sei mesi nell’arcadica atmosfera di Heiligenbstadt, oggi un trafficato quartiere viennese, «lontano dai rumori per riposare l’affaticato organo dell’udito», ove compose la “Sesta Sinfonia”, detta Pastorale. Purtroppo la perdita dell’udito sarà progressiva, sino alla sordità completa. Tutte le terapie prescritte (suffumigi, diuretici, lavaggi, acque termali, correnti galvaniche, magnetismo), si rivelarono inutili, se non dannose. Molto probabilmente si trattò di una otosclerosi, una ossificazione della staffa, uno degli ossicini dell’orecchio, che attualmente si cura con elevato successo, sostituendola con un semplice intervento. Il noto compositore soffriva anche di cirrosi epatica, forse dovuta alla sua documentata propensione verso l’alcol, e si ipotizza che sia stata proprio questa la causa della sua fine.
Beethoven a 22 anni si esibisce al pianoforte e conquistando in breve i salotti aristocratici. Egli faceva vibrare la tastiera in modo irruento, pieno e sonoro. Generoso, ambizioso, amante delle frasi a doppio senso, aggressivo e dolce nello stesso tempo, non tardò a circondarsi di amici influenti. Alcuni nobili gli garantirono protezione come i principi Joseph Max Lobkowitz e Karl Lichnowsky ed anche l’arciduca Rodolfo. Non furono facili i rapporti con Joseph Haydn, forse per lo scarso interesse del vecchio compositore ai miglioramenti del giovane Ludwig, o per il carattere ribelle di quest’ultimo.
Il pianoforte diventò presto il suo mezzo di conquista ma anche lo strumento da “laboratorio”, sul quale sperimentava il proprio stile.
I successi: 1778, primo concerto; 1787, primo viaggio a Vienna e incontro con Mozart; 1792, Haydn lo accetta come allievo, anche se il rapporto è difficile; 1799, pubblica la sonata “Patetica”, mentre prepara i sei “Quartetti” che verranno editi nel 1801; il 2 aprile 1800, vengono eseguiti al Burgtheater la “Prima Sinfonia” e il “Settimino”; nel 1801, allo stesso teatro si rappresenta il “Le creature di Prometeo” con le sue musiche; 1809, l’arciduca Rodolfo insieme ad altri due principi garantiscono a Beethoven una rendita annua a condizione che non lasci Vienna. 1814, viene eseguita la terza definitiva edizione di “Fidelio”; 1824, vengono eseguite al Karntnerthortheater la “Missa Solemnis” e la “Nona Sinfonia”, mentre si attivava al completamento degli ultimi “Quartetti per archi” che vedrà la luce solo nel 1826, il 30 luglio tenta il suicidio e il 26 marzo 1827 muore.
A causa della sua nota sordità trascorse sei mesi nell’arcadica atmosfera di Heiligenbstadt, oggi un trafficato quartiere viennese, «lontano dai rumori per riposare l’affaticato organo dell’udito», ove compose la “Sesta Sinfonia”, detta Pastorale. Purtroppo la perdita dell’udito sarà progressiva, sino alla sordità completa. Tutte le terapie prescritte (suffumigi, diuretici, lavaggi, acque termali, correnti galvaniche, magnetismo), si rivelarono inutili, se non dannose. Molto probabilmente si trattò di una otosclerosi, una ossificazione della staffa, uno degli ossicini dell’orecchio, che attualmente si cura con elevato successo, sostituendola con un semplice intervento. Il noto compositore soffriva anche di cirrosi epatica, forse dovuta alla sua documentata propensione verso l’alcol, e si ipotizza che sia stata proprio questa la causa della sua fine.
Beethoven a 22 anni si esibisce al pianoforte e conquistando in breve i salotti aristocratici. Egli faceva vibrare la tastiera in modo irruento, pieno e sonoro. Generoso, ambizioso, amante delle frasi a doppio senso, aggressivo e dolce nello stesso tempo, non tardò a circondarsi di amici influenti. Alcuni nobili gli garantirono protezione come i principi Joseph Max Lobkowitz e Karl Lichnowsky ed anche l’arciduca Rodolfo. Non furono facili i rapporti con Joseph Haydn, forse per lo scarso interesse del vecchio compositore ai miglioramenti del giovane Ludwig, o per il carattere ribelle di quest’ultimo.
Il pianoforte diventò presto il suo mezzo di conquista ma anche lo strumento da “laboratorio”, sul quale sperimentava il proprio stile.
I successi: 1778, primo concerto; 1787, primo viaggio a Vienna e incontro con Mozart; 1792, Haydn lo accetta come allievo, anche se il rapporto è difficile; 1799, pubblica la sonata “Patetica”, mentre prepara i sei “Quartetti” che verranno editi nel 1801; il 2 aprile 1800, vengono eseguiti al Burgtheater la “Prima Sinfonia” e il “Settimino”; nel 1801, allo stesso teatro si rappresenta il “Le creature di Prometeo” con le sue musiche; 1809, l’arciduca Rodolfo insieme ad altri due principi garantiscono a Beethoven una rendita annua a condizione che non lasci Vienna. 1814, viene eseguita la terza definitiva edizione di “Fidelio”; 1824, vengono eseguite al Karntnerthortheater la “Missa Solemnis” e la “Nona Sinfonia”, mentre si attivava al completamento degli ultimi “Quartetti per archi” che vedrà la luce solo nel 1826, il 30 luglio tenta il suicidio e il 26 marzo 1827 muore.