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Nella professione “del poker” il livello di stress è molto
elevato e quando si fanno i tornei (che sono quelli che consentono di
guadagnare) si è impegnati anche per 12 ore di seguito solo con pause di una
decina di minuti giusto per usare i servizi o prendere un bicchiere d’acqua.
Se consideriamo, come detto, che molte volte si tratta di
tornei che iniziano la sera e che si protraggono poi fino a notte inoltrata, è
facile capire che lo stress sia ancora più pesante e che si tratta di
un’attività che incide non poco anche sulla vita privata. Dulcis in fundo va
considerato che il pokerista non smette mai di studiare le mani sia proprie sia
altrui per interpretare determinati risultati in chiave matematica.
Come si gioca a
poker, a grandi linee?
Per gli inesperti del settore potrebbe non essere ben chiaro
questo mondo, cerchiamo quindi di spiegarci meglio partendo dalle basi: come si gioca a poker?
Per giocare a poker si usano 52 carte di tipo francese, quindi con i 4 semi
cuori, quadri, picche e fiori. Ogni seme ha 13 carte dove l’asso è considerata
la carta più alta in questo gioco. Lo scopo di ogni manche è di avere fra le
carte in mano e quelle che escono sul tavolo la migliore combinazione rispetto
ai propri avversari al fine di conquistare le puntate che ci sono sul tavolo,
il cosiddetto “piatto”.
La vittoria la si ha in due modi: quando facendo una puntata
nessun giocatore decide di accettare la sfida e di andare a confrontare le
combinazioni (“vedere la mano”) o quando si ha la miglior combinazione. Le
combinazioni sono diverse e bisogna conoscerle e conoscerne la classifica di
importanza per sapere qual è la più forte.
Il poker è davvero un
gioco d’azzardo?
Sulla base di quanto detto è chiaro che di fatto quando si
parla di poker non si parla proprio di azzardo poiché anche se di certo è
meglio prendere carte fortunate, ad incidere sono anche le skill del giocatore.
I più esperti e bravi giocatori, infatti, che vediamo vincere i tornei sono
sempre gli stessi. Se fosse sono questione di fortuna non sarebbe di certo
sempre così.
Se quindi da una parte è innegabile ci siano i giocatori
compulsivi, i ludopatici che giocano a tutti i giochi di poker senza troppa
coscienza, compreso il poker, il professionista che lo fa per lavoro ha un
atteggiamento molto differente. Insomma, non si può di certo fare di tutta
l’erba un fascio.